a "Tone e le Streghe" di Luigi Negri 
      
di
      Rita Vassalli
      
Perché mi sia scaturito questo desiderio di esternare il piacere provato nel leggere "Tone e le Streghe" ho provato a chiedermelo più volte, essendo io molto ritrosa nello scrivere commenti, anche se trattasi di apprezzamenti.
Leggo
      spesso i racconti che il sito Intraigiarùn manda in rete. In particolare
      mi piacciono quelli che si distaccano da quella terminologia propria
      dell’alpinismo, a volte molto tecnica, destinata ad un pubblico di
      “addetti ai lavori” nei quali non mi riconosco.
      Di racconti piacevoli e suggestivi il sito ne offre una discreta gamma, ma
      "Tone e le Streghe" forse ha fatto riaffiorare l’animo
      di bambina che io, anche per il
      mestiere che esercito, ho più di altri a portata di mano.
Ho trovato il racconto di una finezza rara. Pagine meravigliosamente semplici nelle quali riemergono ricordi e sensazioni indimenticabili. Con un linguaggio chiaro, ma al tempo stesso a volte ricercato, o forse purtroppo oramai quasi in disuso, l’autore riesce a catapultare il lettore nel suo ricordo. Esprime sentimenti con toni discreti e senza quasi voler rivelare nulla di nuovo, eppure ci fa sentire come nostre le sue sensazioni, i suoi pensieri, la sua commozione, le sue paure di fanciullo posto di fronte a misteri più grandi di lui. Un alone fiabesco circonda il tutto.
Quasi
      un’iniziazione quella del bambino che, prima del sopraggiungere
      dell’adolescenza ne vede la realizzazione. 
      Come in tutte le civiltà primitive questo rito si celebrava nella
      boscaglia dove, fate o streghe, ne avrebbero fatto da contorno.
      Iniziazione anche come primo distacco dalla famiglia, dove per la prima
      volta forse, al bambino, attraverso racconti “sacri”, misteriosi,
      veniva rivelata la saggezza dei più vecchi. Forse questa mia lettura va
      oltre le intenzioni dell’autore, ma questa è la sensazione piacevole
      che ne ho tratta.
Diciamo la
      verità: per raccontare bene una fiaba o semplicemente storie di streghe,
      ci vuole ben altro che la televisione o la luce elettrica accanto! Ci
      vuole ”lo scoppiettio della legna sul fuoco… una fessura tra i
      legni della baita per poter guardare all’esterno… pareti rocciose
      baciate dalla Luna… magari ombre di orrende vecchie streghe che
      ballano…”.
Per
      concludere posso solo aggiungere che alla vivezza della narrazione,
      arricchita da descrizioni realizzate attraverso fresche immagini, si
      unisce la profondità dei concetti e della verità morale che l’autore
      riceve da questa sua “iniziazione” e che ben riesce a trasmettere.
      Un messaggio accessibile anche ai ragazzini ai quali cercherò di
      trasmetterlo, non ultimo leggendo loro "Tone e le Streghe".
      “… il mondo della montagna andava compreso e visitato con il
      rispetto e l’attenzione per tutti i suoi aspetti che, soli,
      rappresentano la chiave per poter accedere a quell’universo affascinante”.