commento al commento di "La neve è una bestia" di Lorenzo Veronesi

 

di Francesco Pompoli

 


Non ho capito nel merito e non ho gradito il tono del commento di Lorenzo Veronesi alle riflessioni di Gabriele ad un articolo dell'Adige sulla sicurezza invernale in montagna.
In particolare Lorenzo sembra non condividere le due frasi di Tone Valeruz riportate da Gabriele

"Prevedere le valanghe è impossibile, anche per uno sciatore esperto. Quello che conta è la sensibilità, il fiuto per capire quando bisogna fermarsi."

"Ci sono cose difficilissime da insegnare alla gente di città: prudenza e istinto. Sono le doti grazie alle quali sono sempre uscito vivo dalle mie imprese."


e le successive considerazioni di Gabriele che le condivide e le integra.

 



Nel MERITO, non capisco cosa si critichi di questo intervento dal momento che in nessun modo si afferma in esso che la "teoria" della sicurezza montagna sia inutile e vada trascurata (intendo riferirmi al primo filtro descritto da Iachelini nell'articolo dell'Adige, cioè "allo ... studio a casa, che secondo gli svizzeri elimina fino al 70% dei rischi: si studia l'itinerario sulla carta, si guarda il bollettino valanghe, si telefona sul posto per avere informazioni sulle condizioni
della neve
").
Viene invece giustamente sottolineato che per le valutazioni in ambiente non si può trovare una soluzione scientifica al problema della stabilità della neve, ma che la serie di valutazioni che ciascuno di noi può e riesce a fare in ogni momento sono fortemente influenzate da una serie di fattori tra i quali un grosso peso hanno l'esperienza, l'istinto, la capacità di riconoscere segnali "nascosti" nelle sfumature della neve o nelle forme di un pendio, addirittura la determinazione di raggiungere la meta che può alterare inconsapevolmente la valutazione della sicurezza.
Questo aspetto è a mio parere trascurato nei corsi che insegnano la sicurezza in montagna, (probabilmente a ragion veduta visto che non si può trasmettere in poche lezioni) ma diventa nostro bagaglio personale che cresce al crescere della nostra attività alpinistica. Se non si può insegnare, o se è difficile farlo, questo non significa che debba essere ottusamente ignorato dal moderno "tecnicismo" e che non se ne possa parlare.
Mi sembra che l'istinto/esperienza sia uno degli aspetti su cui si basa la valutazione sul campo della sicurezza di un pendio, che bisognerebbe insegnare alle persone a considerare anche i propri limiti di valutazione sulla base della propria esperienza, perché è chiaro che la valutazione di Tone Valeruz ha limiti molto differenti rispetto a quella di un neofita.
Devo aggiungere che nella valutazione della sicurezza invernale un passo avanti ulteriore può farlo ciascuno di noi ammettendo con umiltà che non esistono risposte esatte e certezze per questo problema.

Quante volte dopo aver attraversato un pendio un po' dubbio ho pensato a quanto in effetti quel pendio era stato vicino dal crollare verso valle... a questo nessuno, neanche il più esperto, ha una risposta certa, tranne quando il pendio effettivamente crolla.... quante persone esperte hanno "sbagliato" una valutazione, magari basata su tutti i canonici principi di sicurezza, senza avere la possibilità di appello.
Tutta questa cieca fiducia nella "preparazione della gita", nelle teorie dei "cristalli a calice" e delle ardite teorie di coesione della neve mi appare limitativa e presuntuosa.
Un'ultima considerazione al riferimento di Lorenzo all'ARVA: a mio parere l'ARVA non centra nulla con la sicurezza in montagna, la sicurezza di cui sto parlando viene PRIMA dell'utilizzo dell'ARVA, quando l'ARVA interviene ho già sbagliato qualcosa nella valutazione della sicurezza, sono già finito sotto qualche quintale di neve e con una certa probabilità sono già morto a causa dei traumi.
L'ARVA non deve essere uno strumento che altera la mia valutazione della sicurezza di un pendio, è un semplice (e importante) strumento di autosoccorso che interviene quando la valutazione è stata sbagliata.


Nel TONO non ho gradito alcune espressioni come: "Sono molto stanco di sentire ..." e "... che far credere alle persone che con l’istinto-fiuto, ecc...", nelle quali leggo un'avversione aprioristica per le considerazioni di Gabriele.

Dall'intervento non si capisce a cosa sia dovuta tutta questa stanchezza (???), né vedo traccia di misteriosi tentativi subliminali da parte di Gabriele di convincere altri ad aderire alla setta "istinto-fiuto"....
 

Vorrei tanto che nel nostro sito, attraverso i commenti, si discutesse in modo sincero ed aperto nel merito delle questioni che riguardano la montagna, compreso il problema della sicurezza che tanto fa discutere in questo periodo.