commento a "Seguendo il Canto delle Sirene" di Mauro Loss
di Massimo Anile
Ho finalmente letto il bellissimo e coinvolgente racconto di Mauro da poco, dopo averlo soltanto accarezzato giorni fa, appena pubblicato.
Mauro è un poeta dell'azione e come pochi arrampicatori è in grado di trasferire le sensazioni provate durante una salita, al punto che ti si seccan le fauci e ti dolgono i polpastrelli quando leggi le sue scorrevoli pagine.
Questo racconto è
permeato da una musica che poi è anche la musica stessa
dell'arrampicata.
Ritmi, tempi che si stringono o dilatano, a seconda che tu sia solista
od accompagnatore (sempre troppo lunghi quando si è in sosta e si
attende il cenno liberatorio del compagno impegnato sopra noi).
L'intuizione è una melodia, un richiamo che percorri inconsciamente, accarezzando la roccia e scovando appigli che paiono solo un attimo prima inesistenti.
La magia di questa sorpresa, che tesse - appiglio dopo appiglio, battuta dopo battuta - la sua trama musicale (e ne fa addirittura una sinfonia, quando la via è grandiosa) dà un appagamento enorme a noi montanari, scimmie disevolute, ma sensibili.
Io non arrampico più ormai da anni, ma non ho scordato del tutto quelle sensazioni.
Tendo a seppellire i ricordi, forse per non dover rendere conto a me stesso di cosa mi son perso.
Poi arrivano questi squarci di luce, che mi sbollentano il sangue.....
Grazie, grazie, grazie.