a "Essenziale e superfluo" di Maurizio Caleffi
di Gabriele Villa
Era giovedì 24 febbraio 2011 quando, in una
serata svoltasi alla sede del CAI e dedicata a
intraigiarùn,
Maurizio Caleffi ci coinvolse in un gioco che aveva chiamato "Essenziale e
superfluo".
Aveva precedentemente distribuito dei foglietti con alcune frasi
a vari presenti pregandoli di leggere la frase quando lui lo avrebbe
chiesto, così molti di noi diventarono inconsapevoli protagonisti di quel discorso
che lui aveva voluto fare ispirandosi alla sua esperienza di gestore del
luogo di ristoro e assistenza di Malga Sorgazza, nonché boscaiolo per
necessità.
Qualche giorno dopo la serata, arrivò in redazione una mail con due racconti
allegati e uno di questi riassumeva proprio il discorso che lui aveva voluto
affrontare nella serata al CAI: "Essenziale
e superfluo",
appunto.
Se fate un po' di conti, è quindi più di un anno che lo avevamo nel
cassetto e ci è parso il momento di tirarlo fuori, proprio ora che le
vacanze sono finite e ognuno se ne torna al lavoro e alle abitudini della
sua vita.
Molti tra i vacanzieri (e qui ci riferiamo soprattutto a quelli che
frequentano i monti) vanno in montagna a fare le stesse cose che fanno in
città, non perdono l'abitudine di leggere il giornale, di guardare alla
televisione i programmi preferiti, di andare ogni sera a compiere la
passeggiata di prammatica, osservare i negozi, usare l'auto anche per brevi
spostamenti, mangiare seduti a tavola mattino, mezzogiorno e sera, spesso
incollati al telefonino.
Altri approfittano del maggiore tempo libero per uscire un poco dalla solita
routine e si dedicano a lunghe passeggiate, escursioni più o meno
impegnative, rinunciando spesso al pranzo seduti a tavola e facendolo al
sacco, alla lettura del giornale, a guardare la televisione, addirittura
spegnendo il telefonino per riaccenderlo magari soltanto la sera e altre
cose che in città fanno parte delle abitudini quotidiane.
Soprattutto per questa seconda categoria di vacanzieri è più facile
avvertire uno scostamento tra le cose che sono ritenute essenziali e quelle
che possono definirsi superflue, magari accorgendosi addirittura che alcune
cose che sono ritenute essenziali in città, in montagna possono diventare
superflue, proprio come il telefonino che in certe valli non prende il
segnale e alla sera ti dici che sei stato bene anche senza, forse meglio.
Forse è proprio questo il momento per pensare e magari riuscire a spostare
di un poco la propria personale linea di confine tra ciò che è essenziale e
ciò che per contro appare superfluo.
Maurizio ci fa un lungo elenco di cose in base
alla sua esperienza e ovviamente bisogna tenere conto che lui vive a 1.450
metri di quota e, per il lavoro che fa, entra in contatto con tante persone
(clienti della Malga che gestisce) molte delle quali arrivano su per una
giornata in montagna pensando e comportandosi come se fossero in città,
senza cioè riuscire a contestualizzare luoghi e situazioni, dando così
spesso vita a situazioni che rasentano la comicità e qualche volta sfiorano
il ridicolo (come raccontato in "Compiti per le vacanze" dallo stesso
Maurizio).
L'invito alla riflessione, molto esplicito nel racconto, noi lo raccogliamo
e lo estendiamo anche ai lettori del sito, coinvolgendoli in una specie di
gioco per indicare (attraverso i commenti) qualcuna delle cose che ritengono
essenziali e/o superflue in base alla propria esperienza, situazione, stile
di vita, modo di essere.
E siccome bisogna dare il buon esempio
cominciamo noi della redazione a dare le prime due risposte:
ESSENZIALE (a casa) è avere il computer (anche se un po' obsoleto) e la linea
internet funzionante
SUPERFLUO (in montagna) è avere il telefonino se stai andando in cima al
Pelmo.