a  "Dolomiti, montagne in mutamento (rapido?)" di Francesco Pompoli

di Eugenio Cipriani


Essere diventate Patrimonio dell’Umanità non sembra aver portato fortuna alle Dolomiti.
Forse l’Unesco potrà tutelarle dall’aggressione antropica ma da se stesse chi potrà mai difenderle?
Nessuno, questo è certo. Prova ne è che continuano a sbriciolarsi, a sfaldarsi, a franare.
Ed in molti casi non si stratta dei consueti distacchi di pietre da cenge e cornici cui sono abituati montanari ed alpinisti. Stiamo parlando di veri e propri crolli strutturali.
Di quelli, insomma, che in pochi secondi possono cambiare i connotati di una parete e cancellare secoli di storia alpinistica. La notte scorsa, ad esempio, i cortinesi sono stati svegliati da paurosi boati.
Difficile nella notte stabilire da dove venissero ma al mattino la causa è apparsa evidente.
Una vistosa “nevicata” di polvere bianca macchiava la parete sud del Pomagagnon, spingendosi fino ai mughi sottostanti la parete.
Non è la prima volta per il Pomagagnon. Nel giugno del 2005 si era staccata un'ingente quantità di roccia che nella caduta aveva sollevato una spettacolare nuvola di polvere vista sia dal centro di Cortina che dalle frazioni. Parte del materiale precipitò sul ghiaione che scende da forcella Pomagagnon, dove corre un sentiero molto frequentato. Nessuna vittima, per fortuna.
E prima ancora?
Beh, come non ricordare il racconto “La falciata della morte” contenuto nel libro "Alpinismo eroico" di Emilio Comici? In quelle righe il celebre scalatore triestino racconta come scampò per miracolo alla morte da una frana proprio lungo il citato ghiaione fra la Punta Fiames e la cima principale del Pomagagnon.
Ma il Pomagagnon non è certo l’unico monte che perde pezzi.
Nel marzo scorso franò una larga porzione della parete est del Sass Maor, nelle Pale di San Martino.
Prima ancora, per ricordare solo i casi più eclatanti, nel 2004 era crollata la Torre Trephor, nel Gruppo delle Cinque Torri, e nel 2007 si era verificato il distacco di una fetta immensa della parete nord di Cima Una - Crode Fiscaline, nelle Dolomiti di Sesto, seguito a pochi mesi di distanza da un ulteriore crollo, sempre dalla medesima parete.
Per non parlare poi di frane e cedimenti sulle nostre Piccole Dolomiti, la cui fragile natura è ben nota a tutti ed in special modo agli scalatori.
C’è da preoccuparsi?
In linea di massima no.
Le frane di questo tipo fanno parte del ciclo della Natura.
Le montagne “devono” distruggersi per trasformarsi in pianure, attraverso un ciclo di milioni di anni.
Poi lo spostamento delle zolle continentali produrrà nuovi sollevamenti della crosta terrestre e da quelle orogenesi nasceranno nuove montagne. Così è sempre stato e sempre sarà. Il clima non c’entra.
Le Dolomiti non hanno la corazza di permafrost che si scioglie a causa del riscaldamento globale.
Crollano perché si squamano, non perché si squagliano.
L’unica considerazione che si può fare è che, effettivamente, negli ultimi anni i fenomeni sono stati numerosi e vistosi. Ma bisogna tener conto della velocità e della globalità dell’informazione.
Eventi che sino alla metà del secolo scorso restavano confinati alla tradizione orale delle valli in cui si verificavano, oggi si trasformano in notizie che rimbalzano in poche ore in tutto il mondo.
C’è un aspetto positivo però da sottolineare a proposito non solo della frana avvenuta la notte scorsa ma di tutti gli eventi citati poc’anzi: sino ad oggi raramente sono stati coinvolti esseri umani.
Qualche vittima c’è stata: recentemente una donna in Dolomiti di Brenta.
Però i crolli sono sempre avvenuti al di fuori della stagione turistica o comunque in momenti o luoghi dove non passava nessuno. Un caso, certamente. Ma speriamo che continui così!


Nota della redazione.
Il commento è apparso, come articolo, sul Giornale di Vicenza ed è pubblicato per gentile concessione della Redazione del Giornale di Vicenza e dell'autore.

Le foto sono tratte dal sito Montagna.tv; quella in alto mostra la polvere della frana sulla parete del Pomagagnon; quella in basso si riferisce al crollo recente avvenuto sulle Dolomiti di Brenta.