a "L'appiglio risolutore" di Mario Crespan

di Luigi Negri


Ho letto con passione il racconto "L'appiglio risolutore" di Mario Crespan e vorrei permettermi di commentarlo brevemente e modestamente, nei limiti delle mie possibilità.

L'autore è riuscito, secondo me, in un'impresa non facile, quella di descrivere esperienze di montagna lievitandole con sentimenti veri, autentici.

Ciò permette al racconto di attraversare il tempo dentro al "secièl", accennando appena alle cronache degli avvenimenti che lo avrebbero invece, tenuto ancorato ad una piatta narrazione spazio-temporale.
Non c'è retorica, e mi permetto di ricordare che gli antichi greci e latini consideravano la retorica il contrario dell'epica. Non c'è compiacimento ma c'è sincerità, unita ad una competenza mai esibita ma tangibile e alla piena umanità di chi è intimamente appagato da ciò che vive e da ciò che ha intensamente vissuto.

Un bell'esempio.
Oltr'Alpe, a questo punto, direbbero: Chapeau!