a "La via della Marmitta Gemella alla parete dei Tessari di Val d'Adige" di Gabriele Villa

di Eugenio Cipriani


Chiunque altro fosse venuto a ficcare il naso sul Trapezio, parete della Val d'Adige cui sono legato visceralmente da un amore che risale quasi all'adolescenza, mi avrebbe fatto andare su tutte le furie.
Ma il Gabri no.
Col Gabri è un'altra storia.
Non solo perché lo considero un amico (uno dei pochissimi amici alpinisti che ho) ma soprattutto perché so che anche lui ama il Trapezio come me.
Lo ama di un amore intenso, viscerale, profondo.
Forse a lui non evoca gli anni giovanili ma certo la sua passione per queste rocce è viva e genuina.
Cristallina, direi.
Io so che Gabri ha aperto questa via non per "affermare" la sua presenza su quelle rocce, ma lo ha fatto perché quelle rocce le ama proprio.
Tracciando un percorso, faticosamente ricavato in buona parte attraverso la vegetazione semi-verticale che caratterizza questa fascia rocciosa, Gabriele ha, per così dire, "reso omaggio" a questa parete.
Un omaggio personale.
Che ha arricchito ed impreziosito la parete e che certamente ha arricchito di esperienza lui stesso.

Ci tenevo a ripetere per primo la via del Gabri.
Anche perché, come ha scritto lui stesso nel suo intervento su questo blog, in buona parte l'idea di realizzare una via nuova deriva da due o tre anni di frequentazione con me.
Anni durante i quali Gabriele non ha potuto non assimilare un po' della mia esperienza, del mio modo di "interpretare" le rocce ed anche un po' della mia "smania" esplorativa.
Avrei voluto farne la prima ripetizione ed al contempo la prima solitaria.
Ma mi sono dovuto accontentare della prima opzione.
Essendoci tre giorni di festa, temevo che qualcuno sarebbe venuto a ripetere questa chicca e così sabato mattina, con la parete ancora bagnata, ho preferito legarmi in cordata con Rosa.
Che pur legata da amicizia ed affetto nei confronti di Gabri ha comunque maledetto la mia iniziativa, soprattutto sul tiro della fessura prima della marmitta, fradicio, scivolosissimo ed intasato di foglie bagnate.
Non essendo praticamente attrezzata e non avendo portato con me nulla, a parte un paio di cordini e quattro rinvii, di fatto è stata come farla in solitaria, a parte il piacere di sentire le maledizioni di Rosa mentre s'incastrava nella fessura-camino.
Poi, giunti alla marmitta, il desiderio di mettere un tocco personale ha preso il sopravvento ed ho voluto pulire per intero la marmitta salendola integralmente.
Un "divertissement" di buon contenuto tecnico ma che non ha nulla a che vedere col resto della via.
Ritornato alla base della marmitta, infatti, ho ripreso l'itinerario originale e l'ho completato con grande soddisfazione, questa volta condivisa anche da Rosa.

Certamente questa via verrà apprezzata e ripetuta.
Altrettanto certamente Gabriele vi porterà con passione ed entusiasmo i suoi proseliti tenendola pulita dalla vegetazione e migliorando la solidità di alcuni tratti (qualche pietra in bilico c'è ancora).
E nella prossima guida della Val d'Adige, sarò felice che il suo nome, come apritore, appaia accanto al mio.
Bravo Gabri.
Con affetto ed amicizia.
Cip