a "La montagna di Ilio"

di Gabriele Villa


A volte mi dico "... ma va là che esiste Facebook", efficace strumento di comunicazione tra persone e di conoscenza di fatti, avvenimenti, serate, occasioni di incontro a te lontani di cui altrimenti non avresti notizia.
Una locandina, condivisa da Luca Visentini, informa di una serata ad Agordo nella quale sarà presentato il film realizzato a ricordo di Ilio De Biasio l'alpinista di Cencenighe agordino, caduto sul monte Pavione durante una gita scialpinistica. 
Con Luca ci diamo un appuntamento di massima in piazza ad Agordo.

Alle 20:30 la sala "Don F. Tamis" è già piena, fatico ad entrare, tutte le seggiole sono occupate e tutt'intorno alla sala è pieno di persone in piedi appoggiate ai muri, seguo un'onda di persone che si va a posizionare nel corridoio centrale.
"Ecco qui c'è posto, ci sediamo per terra." - sento dire.
Mi pare una buona idea, anche perché alternative non ce ne sono.
Tant'è che molte persone sono fuori e guarderanno la proiezione all'aperto attraverso le ampie finestre che sono in fondo alla sala.
E' un ribollire di gente, ma nessuno si lamenta, i montanari sono abituati a fare con quel che trovano e si adattano senza storie, e sono pure puntuali.

Lo spigliato presentatore Gianpaolo Soratroi apre la serata, segue il saluto della presidente del CAI di Agordo la quale ricorda a tutti che il prossimo anno la sezione compirà i 150 anni, essendo stata fondata (quarta in Italia in ordine di tempo) nel 1868. Poi la parola passa ad Alessandro Gogna, il famoso alpinista introduce con una ricostruzione storica la scoperta alpinistica delle Pale di San Lucano iniziata negli anni trenta ad opera di Attilio Tissi, Giovanni Andrich, Emilio Comici, Giorgio Brunner, Bruno Detassis. Lo stesso Gogna è stato tra i primi salitori delle grandi pareti della Valle di San Lucano, non a caso paragonata alle famose pareti di Yosemite Valley, ed erano gli anni '70 nei quali furono salite le grandi pareti meridionali, anche ad opera di Eugenio Bien, Renato Casarotto, Piero Radin, Luigino De Nardin, Franco Miotto, Riccardo Bee. Dal 1979 al 1986 vi fu l'esplorazione sistematica di tutti i versanti e dei luoghi più nascosti nel cuore del gruppo ad opera dei fratelli cencenighesi Ilio e Ettore De Biasio e di Lorenzo Massarotto di Villa del Conte (Padova).
Viene ricordato che le cime della valle di San Lucano sono state spesso disdegnate dagli alpinisti più famosi, più propensi a salire le pareti più in quota, piuttosto che confrontarsi su pareti che prendevano slancio dal fondo valle e presentano zoccoli di vegetazione e rocce, anche difficili, oltre che pericolose e con rientri complessi. Questo ha fatto sì che gran parte dei frequentatori fossero proprio gli alpinisti locali, cencenighesi soprattutto (come Fausto Conedera, Stefano Santomaso, Gianni Del Din) e dei paesi limitrofi, con rare eccezioni da parte dei lecchesi e di chi da quell'ambiente selvaggio era stato conquistato come l'alpinista Ivo Ferrari con le sue ascensioni invernali, solitarie e ripetizione di itinerari del passato. La presentazione storica di Gogna viene salutata con un applauso e l'alpinista viene omaggiato di un quadro realizzato dall'artista locale Murer.    

Del film "La montagna di Ilio" e del suo protagonista non vi sto a raccontare perché i film non si raccontano.
Posso dire che nonostante la posizione per niente comoda, me lo sono gustato, per la sua delicatezza, senza indulgere a pietismi, raccontando la storia di un uomo di montagna in tutte le sue sfaccettature, e delle cime che più ha amato, frequentato e contribuito a far conoscere, come scritto nella presentazione che riporto fedelmente.

[“Che senso ha raccontare una storia silenziosa, una storia che non ha le parole per raccontarsi? Perché rivelare un segreto?” Le Pale di San Lucano, nelle Dolomiti Bellunesi, sono montagne selvagge, incredibili.
Eppure rimaste nascoste, come questa storia. La storia di Ilio De Biasio, alpinista di Cencenighe Agordino, scomparso dopo un tragico incidente sul Monte Pavione nel 2014, dei suoi fratelli e dei suoi amici.
Ilio nasce a Pra di Mezzo, una piccola frazione di Cencenighe, ai piedi delle Pale di San Lucano. Mano a mano comincia l’esplorazione, oltre i ripidi prati di casa, oltre i boschi. “Seguivo le tracce dei camosci, magari arrivavo fin sotto le cime” racconta Ilio “e avevo voglia di vedere cosa c’era più in là, era come aprire una finestra su qualcosa di nuovo”. E’ così che comincia alla fine degli anni ’70 un’incredibile storia alpinistica, una storia di esplorazione, avventura e amore per queste montagne. Montagne “difficili”, dove già valicare gli zoccoli è un’impresa, dove niente è ancora tracciato. Una storia vera, senza clamore, in uno dei luoghi più selvaggi e ancora oggi inesplorati delle Dolomiti. “L’avventura comincia quando dietro a te si chiudono tutte le porte” racconta Toni Zuech, alpinista e amico di Ilio De Biasio
”e hai soltanto una possibilità. Andare in su”.]

LA MONTAGNA DI ILIO  -  Italia 2017. Documentario.  -  Durata 42 minuti.
Regia di Michele Coppari e Francesca Zannoni  -  Da un’idea di Teddy Soppelsa
Musiche di Giuliomaria Winter Garbellotto, Cecilia Soraci, Roger McGuinn
Del film è stato prodotto un DVD che è reperibile in vari punti vendita dell'agordino.


A margine vorrei proporre un paio di considerazioni personali, la prima su Ilio De Biasio che posso dire di avere iniziato a conoscere, assieme al fratello Ettore, verso la fine degli anni 70, non di persona, ma dai racconti di Bruno e Giorgio De Donà che mi raccontavano delle scalate di questi personaggi sulle Pale di San Lucano.
Allora ero agli inizi della mia attività alpinistica e non ne capivo proprio tanto, ma ricordo con precisione che avevo maturato la convinzione che le loro capacità tecniche e la loro forza morale non differissero da quelle dei grandi alpinisti famosi i cui racconti allora leggevo con bramosia e grande interesse. Adesso so che avevo intuito giusto.

La seconda considerazione riguarda una presenza in sala che è risultata quasi invisibile. Il presentatore l'ha solo nominata all'inizio, Marinella, poi è andato a darle un bacio in segno di affetto e anche chi non la conosceva, come me, ha potuto capire che si trattava della moglie di Ilio. Ha assistito alla serata senza nulla concedere alla platea, nulla se non la sua discrezione e la pudica partecipazione a quella serata contribuendo a far sì che diventasse il ricordo di un grande amico di tanti presenti in sala e non la sua commemorazione. Al termine ha affidato al presentatore una poesia in dialetto locale, che lui ha letto non riuscendo a nascondere l'emozione.
Un ricordo tenero e delicato nel quale il rimpianto si è mescolato a parole di amore e di affettuosa malinconia.
La presenza di Marinella alla serata è stato un autentico elogio alla discrezione.

Gabriele Villa
La montagna di Ilio
Agordo, venerdì 27 ottobre 2017