a "Serata film con Mary Varale a Cento"
di Gabriele Villa
Bella l'idea degli amici del gruppo arrampicata della Sottosezione di
Cento: un film su Mary Varale, interessante figura femminile del periodo
del cosiddetto alpinismo "eroico", e interessante l'iniziativa di
sviluppare una parte di serata per conoscere figure di arrampicatrici
della zona. Personalmente la cosa mi attizza molto e sarò presente come
"inviato" di intraigiarùn, alla ricerca di spunti interessanti da
raccontare ai nostri lettori.
La figura di Mary Varale mi ha sempre incuriosito, come personaggio
quasi unico nell'ambiente prettamente maschile (se non maschilista)
dell'alpinismo degli anni tra il 1930 e il 1940. Nel periodo in cui
collaboravo con il sito intraisass ne avevo scritto, approfondendone la
conoscenza; il post su Mary Varale fu pubblicato in rete nel 2006.
Lo riporto qui sotto fedelmente perchè credo che la sua lettura possa
aiutare a gustare ancora meglio il film.
MARY
VARALE: UNA DELLE PIONIERE DEL 6° GRADO
Non c’è
articolo sull’alpinismo degli anni ’30 o servizio storico sulle Tre Cime di
Lavaredo che prescindano dal pubblicare “quella” foto in bianco e nero in
cui si vede lei, mezzo passo dietro a lui e un po’ più in alto (sono su di
un pendio inclinato), con il braccio sulla sua spalla destra ed un ciuffo di
capelli che le esce, civettuolo, dal foulard che tiene in testa a mo' di
bandana. Entrambi indossano una canottiera ed i pantaloni alla zuava: lei è
Mary Varale, lui è un giovanissimo Riccardo Cassin, tutti e due hanno
un’espressione assai seriosa.
E Cassin scrive nel suo libro “Cinquant’anni
di alpinismo”: “L’anno seguente conosco l’eccezionale scalatrice Mary
Varale, che diverrà celebre nel 1933 con la prima ascensione allo Spigolo
Giallo della Piccola di Lavaredo con Emilio Comici e Renato Zanutti: con lei
apro, il 2 luglio 1931, una bella via, la prima per me, sulla Guglia
Angelina, Parete Est”.
Chi è dunque questa “eccezionale scalatrice”?
Solo quella che arrampica con Cassin e Comici?
La moglie del noto
giornalista sportivo Vittorio Varale?
Nel mondo alpinistico, prevalentemente
maschile, se non maschilista, alle donne è sempre stata prestata poca
attenzione e Mary Varale non è certo sfuggita a questa regola, anche se è
stata, innegabilmente, una delle pioniere dell’alpinismo femminile italiano.
Nata a Marsiglia nel 1895, Mary Gennaro inizia da giovanissima a frequentare
la montagna nel gruppo dell’Ortles e del Disgrazia e fra il 1924 e il 1935
scala 217 montagne sia in cordata che in solitaria. Nel 1924 effettua le
prime scalate nelle Dolomiti con il famoso Tita Piaz che rimane
impressionato dal suo talento. Negli anni seguenti, in cordata con le
migliori guide dell’epoca (lo stesso Piaz, Dimai, Agostini, Pederiva,
Comici) realizza molte difficili scalate, quasi tutte in “prima femminile”;
una decina sono le prime ascensioni assolute e fra queste: la Cima dei Tre
nel gruppo della Civetta-Moiazza, con Renzo Videsott e Domenico Rudatis
(1930); la Guglia Angelina nelle Grigne con Riccardo Cassin (1931); lo
Spigolo Giallo alla Cima Piccola di Lavaredo, con Emilio Comici e Renato
Zanutti (1933); la via diretta alla parete Sud Ovest del Cimon della Pala,
con Alvise Andrich e Furio Bianchet (1934).
Il marito, Vittorio Varale così
scrive della moglie Mary:
“La sua passione per le cime non era soltanto
roccia e strapiombi, gridi gioiosi dalle vette raggiunte, ma anche le
passeggiate sui prati e nei boschi alla ricerca di fiori e funghi
mangerecci. Vi rimaneva per lunghi periodi, dividendo la semplice esistenza
dei montanari della Val Malenco e della Val Masino nelle loro rustiche
abitazioni aiutandoli nelle bisogne quotidiane. Quando occorreva si caricava
del fieno nelle gerle, accudiva alle faccende domestiche”.
Alla
fraternità montanara e alla bontà umana, al buon umore e alla cordialità,
Mary accosta anche la forza e l’animosità del carattere, pronto ad esprimere
con decisione dissensi e contrarietà. Così, in seguito alla mancata
concessione da parte del CONI, che agisce su proposta del CAI, delle
medaglie al valore atletico (non concesse nemmeno ad Alvise Andrich e Furio
Bianchet suoi compagni al Cimon della Pala, ma concesse ad altri alpinisti a
suo parere meno meritevoli) nel 1935 Mary Varale si dimette polemicamente
dalla sezione CAI di Belluno.
Oggi presso la Biblioteca Civica della città
si può reperire fra le oltre duemila lettere che costituiscono il “Fondo
Varale” lì istituito, anche quella autografa del 20 luglio 1935, completata
con l’elenco delle ascensioni da lei compiute, con la quale Mary Varale
rassegna le dimissioni.
Le sue parole sono aspre ed inequivocabili: “In
questa compagnia di ipocriti e di buffoni io non posso più stare, mi
dispiace forse perdere la compagnia dei cari compagni di Belluno, ma non
farò più niente in montagna che possa rendere onore al Club Alpino dal quale
mi allontano disgustata anche per una ingiustizia commessa col rifiutarmi un
articolo”. In seguito al suo allontanamento dal Cai, poco a poco riduce
l’attività in montagna, anche a causa di una grave forma di artrite che la
colpisce ancora giovane.
Nei lunghi anni d’immobilità è il marito Vittorio
ad assisterla, fino alla morte che sopraggiunge a Bordighera nel 1963.
Pensare a questa donna che nel 1935 ebbe la decisione di scrivere una
lettera di tal fatta suscita grande ammirazione: carattere da vendere e
grande coraggio, certamente ancora più che a salire una parete di 6° grado.
Tanto di cappello a Mary Varale, pioniera dell’alpinismo femminile ma
soprattutto una donna, lei sì, di 6° grado.