Una bella ciaspoLISSERata
testi di
Gabriele Villa e Maria Grazia Carboni
fotografie di Lamberto Paluzzi, Rita Vassalli, Gabriele Villa
Dicono
che “Chi va al mulino s’infarina”.
Io non sono andato al mulino e quindi non mi sono infarinato, però
durante l’inverno appena trascorso sono andato spesso a ciaspolare
con amici e anche per conto mio e le quattro ciaspolate sociali con
il CAI le ho “fatte” tutte, da organizzatore e da direttore di
gita.
Forse era ovvio che andando a ciaspolare rimanessi “inciaspolato”,
nel senso che, entrato in confidenza con parecchi gitanti
ciaspolatori, quando a fine attività ho buttato lì l’idea di una
ciaspolata in amicizia, mi sono trovato in numerosa, allegra ed
entusiastica compagnia.
Tenuto conto delle precipitazioni nevose della settimana antecedente
la domenica prescelta (fino a 70 centimetri di neve fresca, tanto
per gradire) e del conseguente pericolo valanghe fino al grado 4,
abbiamo scelto come metà il Monte Lisser, sull’Altopiano di
Asiago.
Avrebbe dovuto essere la meta di una delle gite sociali, scartato
all’ultimo in considerazione di una nevicata arrivata proprio di
venerdì a mettere a rischio addirittura il fatto di poter arrivare
con il pullman al punto di partenza a Casara Tombal, sulla strada di
Val Maron e Piana Marcesina e di non trovare posto nei parcheggi
ancora ingombri della neve appena caduta.
Muovendoci però con le auto, non avremmo avuto né il problema dell’accesso,
né quello del parcheggio, solo usare la precauzione di non andare a
rischiare in zone pericolose per valanghe e i pendii del Monte
Lisser, da questo punto di vista, garantivano grande margine di
sicurezza senza nulla sacrificare della bellezza del paesaggio,
essendo la cima molto panoramica, nonostante la quota relativamente
limitata.
Bene.
Fatta questa premessa lasciamo parlare i “diari” scritti “a
caldo” dopo l’uscita, accompagnando le parole con le foto che
documentano una giornata molto bella (sia per l’ottima neve che
per la piacevole compagnia) oltre che interessante, per le
osservazioni ambientali fatte sul luogo .
Dal diario di Gabriele. Domenica 8 marzo 2009
Eravamo
in quattordici, ma saremmo potuti essere una ventina se non avessero
interferito febbri di ritorno, impreviste indisposizioni notturne e
impegni personali vari.
Giornata notevole con sole pieno e poco vento, neve fresca caduta in
settimana e spirito di gruppo che si è andato consolidando man mano
che l’escursione si è dipanata.
Un breafing iniziale per spiegare il motivo del voler rilevare le
pulsazioni a tutti i presenti da parte di chi ha scelto di assumersi
la responsabilità della guida dell’escursione e la verifica
attenta della dotazione tecnica (in due sono dotati di ciaspe meno
tecniche) per individuare l’eventuale “anello debole della
catena” (fisico e tecnico), quando si va in gruppo.
Più tardi si è fatta una pausa in un punto che consentiva di
rilevare la diversità della neve per effetto del sole (neve “rumorosa”
perché già in trasformazione) o rimasta all’ombra degli alberi a
fianco strada (neve che fa “fuff” sotto le ciaspe perché
rimasta soffice, non trasformata), o pressata dallo schiacciamento
(vecchie tracce di sci o ciaspe e anche caduta dagli alberi).
Poi abbiamo iniziato a salire e abbiamo ragionato sul passo, sul
come regolare il respiro, sul come battere la traccia con passi
brevi, sull’uso dell’alzatacco se si va su dritti sul ripido o
anche dell’opportunità di andare a zig zag per addolcire il
pendio.
Una volta alzati in quota siamo andati ad osservare una grande
valanga (praticamente tutto il pendio che è slittato in giù), poi
la neve ventata e quella liscia perché sotto vento, infine
osservato una traccia di slavina sotto la cima (vedere nota 1*) con
volumi di neve riportata in quanto spostata dal vento.
In cima abbiamo fatto una sosta “rifocillatoria” e poi ci siamo
dedicati a un po’ di esercitazione su di un tratto ripido ma
breve, facendo prove con le ciaspe bloccate.
Abbiamo, infine, tagliato una cornice di cima per vedere i pericoli
che ci possono essere per la caduta di questi blocchi di neve su
canaloni in caso di rottura cornici in alto.
Iniziata la discesa “a gregge”, abbiamo ragionato sul
rilassamento da vetta e sul fatto che a volte va davanti qualcuno
che non si rende conto di essere lui a trascinare il gruppo in quel
momento (che così diventa disorganizzato), poi siamo andati ad
osservare la grande valanga (vedere nota 2**) ed è stata un’esperienza
per tutti perché è veramente impressionante costatare i volumi in
gioco (e quindi il pericolo mortale) e vedere un intero pendio che
era “scivolato” verso valle.
Al
termine dell’escursione, pausa panini e toast (questi ultimi in
formato “gigante”) al ristorante Lisser con rilevazione delle
pulsazioni a sforzo concluso, parlando un po’ dell’utilità (di
massima) della verifica del battito e delle considerazioni che se ne
possono trarre sullo stato di allenamento del singolo e sulle sue
capacità di affrontare l’escursione e di recuperare lo sforzo
affrontato. Il viaggio di rientro si è svolto tranquillo, senza
trovare troppo traffico e con due piacevoli chiacchiere tutti in
gruppo all’arrivo a Ferrara, quasi che nessuno volesse far finire
la bella giornata.
Infine, il rompete le righe con la bella sensazione di una giornata
trascorsa in amicizia.
Note a margine:
Nota 1*: Purtroppo la nevicata abbondante caduta
durante la settimana aveva praticamente cancellato le tracce di
questa slavina che sarebbe stato interessante osservare.
Visto però che la stessa era stata fotografata durante un’escursione
del 14 febbraio, la cosa si può fare almeno per via fotografica.
E’ interessante considerare che la slavina è stata “provocata”
(erano evidenti le tracce degli sci che avevano tagliato il pendio
poco sotto la vetta) e che appare potenzialmente pericolosa per le
significative quantità di neve che si sono mosse.
Ciò è dovuto al fatto che il vento aveva creato notevoli accumuli
di neve che si sono mossi quando lo sciatore ha tagliato il pendio
sottostante che, slittando verso il basso, ha fatto mancare il
sostegno alla massa di neve accumulata dal vento.
Come si vede dalla dimensione dei blocchi il pericolo che viene da
una slavina del genere (che è dimensioni abbastanza ridotte) è
quello dello schiacciamento, prima ancora che del seppellimento di
chi ne fosse travolto.
Nota 2**: Veramente impressionante, ma soprattutto
interessante l’osservazione che abbiamo potuto fare della grande
valanga a lastroni che interessava un intero pendio del Lisser.
Dice il manuale “Le valanghe” dell’AINEVA:
[Le valanghe a lastroni sono dovute al distacco improvviso di un
intero lastrone di neve coerente, a partire da un fronte più o meno
esteso. In esso la neve si stacca lastre e solo durante il movimento
queste si spezzano in frammenti di minori dimensioni.
Le valanghe a lastroni possono essere di superficie o di fondo a
seconda che si muovano solo alcuni strati superficiali o l’intero
manto nevoso.
Le prime sono le più comuni: in esse uno strato più fragile funge
da piano di distacco e su di esso slitta uno strato più o meno
spesso di neve asciutta che generalmente viene apportata dal vento.
Le valanghe a lastroni si formano con maggiore frequenza su pendii
aventi inclinazione variabile tra 30° e 50°, tuttavia si possono
avere distacchi anche con pendenze più basse.
Nella maggior parte dei casi il distacco avviene per un aumento del
carico sul manto nevoso dovuto al passaggio di sciatori; le valanghe
in questo caso vengono dette “provocate”.]
Beh, il manuale si spiega bene, ma vederlo con i propri occhi fa
toccare con mano quanto gli esperti scrivono sui manuali e vedere
confermato nella realtà ciò che essi scrivono, dovrebbe far
riflettere (e indurre ad una maggiore prudenza, anche rinunciando
all’escursione) chi va in ambiente fortemente innevato con un alto
grado di pericolo valanghe.
Le considerazioni a caldo di Maria Grazia. Il giorno della "Festa della donna" sull'Altopiano di Asiago con amici. Incontro in un certo punto, ad una certa ora. Sopravissuti all' "Innominabile" (il riferimento pare essere al Direttore del Corso di escursionismo. N.d.R.) pensiamo io e altri amici di poter affrontare anche questa nuova avventura. Dopo la ciaspolata con una neve bellissima ed un paesaggio incantevole, ci ristoriamo al bar ristoro ai piedi del Monte Lisser.... Ma l'avete mai visto dopo un'escursione quando si toglie il berretto? Asterix il Gallico, uguale, capelli sparati, fisico energico, un giorno ci svelerà la pozione, nel frattempo, per stargli dietro, ero "fatta" di Aulin perchè il mio piede non impedisse la spedizione... Perchè ci vuole: efficienti, con il battito cardiaco ok, che recuperiamo in fretta, vieta incontri extramontani..... ci propone "studio del movimento", esercizi di equilibrio.... psichico? Fine giornata, al momento dei saluti e ringraziamenti vari per la disponibilità e la piacevole compagnia di tutti, invece di piccozza e ramponi ci consiglia un imbrago! Siamo così messi male!? Che la forza sia con voi, anzi... con noi! Firmato una "fanciulla", così mi sono identificata quando mi hanno chiesto in che momento della mia vita era nata la passione per la montagna, senz'altro nell'animo. |
A volte succede (alle fanciulle) …
Succede, scendendo un pendio abbastanza ripido con le ciaspe, che
una di queste possa affondare nella neve soffice dopo un tratto di
neve crostosa.
Allora capita di essere impreparati allo sbilanciamento in avanti
che ne consegue.
Sicché il busto si sbilancia in avanti senza che si possa fare
nulla per contrastarlo ed ecco che… oooops… ci si trova lunghi
distesi sul pendio di neve.
Naturalmente quando succede, non si è mai gli ultimi del gruppo e c’è
sempre un altro che si volta e richiama l’attenzione di tutti e
così si sprecano le risate divertite e le domande retoriche, del
tipo… “ma che cosa ti è successo….”, o ancora “ma
che cosa hai fatto?”.
Alle volte, però, capita che la risposta sia pronta ed anche
inaspettata:
“Non è successo niente… volevo solo pulire le ciaspe dalla
neve…”.
Segue lo sbattimento delle ciaspe, una contro l’altra, tra le
risate di tutto il gruppo.
E per concludere …
Come direbbero Bibì & Bibò: proprio una bella gita… vamo
là!
Monte Lisser - Enego - Altopiano di Asiago
Domenica 8 marzo 2009