Attraverso la Valsugana e nel bosco delle sensazioni
di Gabriele Villa
Quesiti esistenziali
Che ci fa un istruttore di alpinismo dentro un bosco a camminare, a
guardare alberi, osservare biotopi, valutare il sottobosco o, come in
quest'occasione, ammirare architetture vegetali realizzate dalla mano
dell'uomo?
Me lo sono chiesto più di una volta nel corso di questi ultimi due anni
in concomitanza delle uscite del corso "Boschi e Alberi", mescolato tra
le persone del folto gruppo con compiti di accompagnatore non-docente.
Quest'anno me lo sto chiedendo ancora più dello scorso anno perchè la
montagna da cui sono sempre stato attirato, quella delle rocce, delle
pareti, degli strapiombi, della verticalità, molto spesso nemmeno si
vede, oppure si trova ai margini o all'orizzonte, molto defilata e fuori
dall'immediato raggio visivo.
In quanto istruttore di alpinismo, avrei potuto sentirmi sotto-occupato
e, in effetti lo sono da un certo punto di vista, poi ha prevalso in me
una visione di "apertura" della mente e dell'esperienza personale e ho
finito con il calarmi nella funzione di accompagnatore, ma consapevole
di avere l'occasione di allargare orizzonti mentali facendo esperienze
"dentro" a quei boschi che per anni avevo attraversato con la fretta di
uscirne per vedere le rocce e assaporare la dimensione verticale.
Tengo a precisare che questa non è un'elucubrazione mentale fine a se
stessa, ma una precisa sensazione che ho provato e mi si è rivelata
l'anno scorso nella giornata trascorsa all'interno del parco del
Frignano e che, seppure con sfumature diverse, ho riprovato e anche
"esteso ben oltre" nell'uscita svolta tra Valsugana e Arte Sella.
La
Valsugana dei ricordi personali
Ero stato sollecitato a dire due parole ai corsisti in merito alla
Valsugana durante il viaggio di andata a Arte Sella.
Questo è avvenuto subito dopo la pausa colazione nei pressi di Bassano
del Grappa, proprio all'entrata nella valle, in quel tratto stretto tra
alte pareti rocciose che incombono sulla strada statale che è conosciuto
come Canale del Brenta, chiamato anche Val Cismon, che sembra finire
all'altezza di Primolano, quando la valle si fa più larga, le pareti
rocciose sono più lontane e svanisce quel senso di
oppressione che si percepiva in precedenza.
Ho raccontato che questo tratto di valle è stato una delle palestre di
arrampicata all'aperto più frequentate negli anni passati (oggi le
chiamano falesie uniformando luoghi diversi e ignorando storie e
personaggi che le hanno frequentate), sulle cui rocce si sono succeduti
alpinisti anche di notevole fama che qui si allenavano durante gli
inverni e le stagioni più fredde, prima che venisse il tempo delle
palestre al chiuso e dell'arrampicata sportiva.
Si parla degli anni '80 e '90 soprattutto, anni in cui a mia volta
frequentavo quelle pareti non senza una certa difficoltà, tipica degli
alpinisti di pianura che si allenavano più che altro con la corsa e le
flessioni sulle braccia.
Mentre mi chiedevo cosa potesse interessare ciò che stavo dicendo agli
allievi di un corso Boschi e Alberi, assolvevo diligentemente al compito
assegnatomi, non senza una certa emozione, dovuta a un inevitabile tuffo
nel passato che quei discorsi e quelle rocce che incombevano oltre i
vetri del pullman insinuavano in me.
La mia breve descrizione è terminata quando la Valsugana si è allargata
e
l'orizzonte si è fatto più ampio.
Per me è stato un ritornare al
presente, nel quale dalle rocce mi apprestavo ad andare dentro al
bosco della Valle di Sella.
Così ho realizzato che per anni la Valsugana per me era sempre
cominciata subito fuori dalle porte di Bassano del Grappa per terminare
alle rampe di Primolano dove la statale si inerpicava per portare ad
Arsiè.
Si era come "allungata" solo dopo tanti anni quando avevo iniziato a
recarmi nel Tesino, in particolare in Val Malene e verso Cima d'Asta,
alla scoperta di Malga Sorgazza dove gli amici Maurizio e Carla avevano
iniziato la loro avventura di ristoratori e gestori di rifugio.
Adesso era come se si stesse allungando ulteriormente perchè stavo andando in un posto mai visto
prima, in una valle "affluente" della Valsugana mai
frequentata prima, né
sentita nominare.
Non è una gita, ma l'uscita di un corso Boschi e Alberi
Non mi ero documentato, non avevo cercato notizie su internet,
avevo visto soltanto la fotografia della cattedrale vegetale, nemmeno
avevo fatto la ricognizione in preparazione dell'uscita, quindi non
sapevo praticamente nulla.
Le condizioni ideali per "assorbire", lentamente, come una spugna
su un tavolo
in attesa del cadere della pioggia.
Il mio compito di giornata era quello di stare a metà del gruppo, la
posizione ideale per percepire anche gli umori e le reazioni dei
partecipanti con il procedere dell'escursione ed eventualmente
confrontarle con le mie.
La prima parte del percorso presenta ventitre opere posizionate ai lati
della strada che si percorre, ognuna ha il nome riportato
su un piccolo cubo colorato, con il nome dell'autore e l'anno di
realizzazione.
Gli accompagnatori del corso si sono alternati a presentare brevemente
le opere, fornendo un valore aggiunto alla semplice osservazione che si
può fare camminando; infatti, durante il percorso siamo
stati superati da alcuni gruppetti, anche fastidiosamente vocianti, che
più che altro si stavano facendo una semplice camminata con qualche foto
nelle vicinanze di queste "strane cose" posizionate qua e là.
La prima si chiama "Eco" ed è un intreccio di rami di nocciolo modellati
dall'autore tra i quali si intrufolano i rami di nocciolo vivo che
sembrano dare vita all'intera opera con il verde delle loro foglie.
Già alla seconda opera le cose si complicano e Benedetta, che è
il cicerone di questa prima parte, si impegna con alcune circonlocuzioni
per spiegare "Il tempio dell'amore" dell'autrice Belle Shafir,
realizzata nel 2002.
Al di là delle parole, l'impatto visivo non richiederebbe grandi
spiegazioni e "Benny" ne prende atto concludendo con un
lapalissiano "appare comunque evidente il simbolo fallico al centro
dell'opera" di cui tutti prendono atto astenendosi dal fare
ulteriori approfondimenti.
La giornata non è delle migliori dal punto di vista meteorologico e nemmeno ideale per apprezzare alcune delle realizzazioni che si incontrano sul percorso perchè la poca luce che filtra nel bosco e i colori grigi del legno bagnato ne smorzano o attenuano gli effetti cromatici.
Un peccato, ma noi siamo già contenti di non prendere la pioggia e anche
di non dover camminare nel pantano.
Qualche opera colpisce per l'inventiva dell'artista o il colpo d'occhio
nel riconoscere geometrie naturali su cui inserire la
creazione/intuizione, altre ancora impattano meno, ma non si è qui per
fare classifiche.
Di grande forza espressiva la realizzazione "Lupi" di Sally Matthews;
nonostante la grossolanità dei materiali con cui sono realizzati ne
rappresentano con notevole efficacia movenze tipiche del corpo e
atteggiamenti posturali.
Appena ne trova l'occasione, si inserisce Giovanni (il nostro alberologo
di fiducia) che si è aggregato questa mattina al gruppo assieme a Pompeo
che è arrivato direttamente da Fornesighe della Val di Zoldo.
Giovanni a volte suggerisce indicazioni sulla lettura delle opere, ma il più delle volte richiama l'attenzione sulle piante, o sui loro apparati radicali e non gli sembra vero di trovare un faggio gigantesco che ben si presta alla bisogna; così gli gira intorno, sembra coccolarlo, si china a farne notare e descriverne le radici, ne mette in rilievo l'intreccio con quelle di altre piante limitrofe, ma il tempo stringe e si scende al biotopo che altro non è che un laghetto sommerso di canne, rigoglioso di vita animale, per poi risalire all'ultima opera e sbucare sulla strada sterrata che condurrà il gruppo a Malga Costa dove si farà sosta per il pranzo al sacco.
Nel cielo sono presenti contemporaneamente quasi tutti i segnali di cattivo tempo persistente e anche di pioggia imminente; ci sono cumuli bianchi che si gonfiano, nembi dalla "pancia" scura e dall'aspetto minaccioso, uno sbaffo di cirri a testimoniare venti freddi in quota, strati biancastri e lanuginosi, ma rimaniamo ottimisti e non ci badiamo più di tanto al punto che, una volta arrivati a Malga Costa, tutti si siedono sui tavoli all'aperto e cominciano a consumare il pranzo al sacco tra chiacchiere e in tranquillità.
La visita guidata alle opere di Arte Sella
La pausa non potrà durare più di un'ora perchè alle 14:30 abbiamo la
guida che ci accompagnerà nel percorso di Arte Sella; non più nel bosco
naturale, ma in uno spazio dedicato, con l'erbetta ben curata e
calpestabile che raccoglie quasi una quarantina di opere di artisti
provenienti da tutto il mondo.
Qui ci sono realizzazioni di grande suggestione, altre assai curiose, altre forse un po' cervellotiche, altre ancora nelle quali la fantasia del autore si è sbizzarrita, e davvero il campionario risulta assai variegato.
In qualche realizzazione si può entrare e la nostra guida ci spiega come è stata realizzata, con che tempi, come a volte il nome ne sia nato casualmente, magari dalla fantasia di un bambino che ha visto l'opera o degli operai che hanno lavorato alla realizzazione pratica dela stessa e ai quali l'autore aveva chiesto un suggerimento.
Anche su questo percorso ritorna il tema degli animali ed è ancora Sally Matthews, a realizzare "Cervi" nel 2014, poi arriva l'opera di un autore coreano che suscita grande curiosità nel gruppo, per l'originalità della realizzazione.
Solo la "Cattedrale vegetale" riesce a farci distogliere lo sguardo e a riportarci al nostro percorso; l'idea è di Giuliano Mauri ed i lavori di realizzazione, iniziati nel 2001, stanno sopravvivendo al loro ideatore perchè i tempi di crescita del carpino bianco non sono veloci e le piante avranno bisogno di altri anni per completare la crescita, dopo di che verranno chiuse le volte sommitali e le strutture di sostegno potranno essere rimosse e la cattedrale sarà ultimata e tutta naturale. La natura ha i suoi tempi e sono assai più lunghi di quelli dell'uomo.
Molto accattivante "Tana libera tutti" di Patrick Dougherty, realizzato
nel 2011. Il nome è stato suggerito dagli operai che hanno collaborato
alla realizzazione ai quali l'autore aveva chiesto dei suggerimenti;
dissero che sembravano bimbi intenti a fare la conta appoggiati agli
alberi, come quando si giocava a nascondino.
Le ultime opere ci accompagnano verso la fine del percorso sul quale
siamo rimasti ben oltre le due ore.
Sommando i tempi del giro del mattino e di quello del pomeriggio abbiamo
camminato oltre le sei ore, con le soste per le spiegazioni e le pause
di osservazione, ma pur sempre sei ore.
L'ultima camminata ci riporta al pullman e c'è anche il tempo per uno spuntino con salatini, olive, salame, grissini e bevande varie al tavolo dei "salati" e alcune torte (che personalmente non ho fatto in tempo a raggiungere prima della loro estinzione) al tavolo dei "dolci". Ancora non piove e oramai non pioverà più sulla nostra giornata.
Ora tocca all'autista riportarci fuori dalla Valle Sella in una specie di
slalom tra gli alberi della stretta stradina che ci riporterà nella più
larga Valsugana e poi a casa dopo la bella e interessante giornata.
Nota conclusiva e ringraziamenti
Mi concedo una considerazione finale in merito a questa uscita e
più in generale al corso Boschi e Alberi.
Nella prima esperienza fatta nel 2015 ho partecipato a tutte le
ricognizioni e ho potuto constatare la puntigliosa precisione e la
metodologia di gestione delle uscite adottata dal gruppo di lavoro.
Quando poi venivano effettuate le uscite del corso mi appariva normale e
quasi scontato che le cose andassero bene come era stato pensato nel
programma. Avendo partecipato a questa uscita senza averne fatto la
ricognizione preparatoria devo dire che "la mano" dell'organizzazione mi
è parsa ancora più evidente e il fatto che le cose siano andate bene e
come programmato non mi è sembrato così scontato, come mi appariva lo
scorso anno, bensì una conseguenza della buona e puntigliosa azione
organizzativa.
Proprio perchè non ho partecipato alla ricognizione la considerazione è
da ritenersi assolutamente "neutrale".
Gabriele Villa
Attraverso la Valsugana e nel bosco delle sensazioni
Arte Sella, domenica 12 giugno 2016
Un complimento e i ringraziamenti allo staff dell'organizzazione del corso Boschi e Alberi: Valeria Ferioli, Benedetta Bolognesi, Elisa Rovatti, Lidia Fabbri, Giovanni Morelli, Luciano Ferrari, Luigi Toschi, Laura Benini.