A scuola di alberi, in bicicletta, tra i parchi di Ferrara

di Gabriele Villa


Un denominatore comune con le mie solite uscite fine settimanali, in fondo, c'è stato: lo zaino sulla schiena.
Per il resto sarebbe stato tutto da scoprire in questa prima uscita del Corso Boschi e Alberi 2017 del CAI Ferrara.
Al terzo anno di edizione del corso, devo dire che non mi sono affatto pentito di avere aperto questa parentesi "arborea" nei miei interessi prevalentemente dedicati alla montagna e all'arrampicata in particolare.
Andare per "cortecce" piuttosto che per "roccette" non mi ha annoiato, ma allargato la mente, stimolando interesse verso il mondo vegetale, il bosco in particolare, in cui per anni ho transitato con disattenzione nell'attesa di uscirne per vedere le rocce e individuare la scalata che avevo prescelto per la giornata.  

Il luogo del ritrovo non è esaltante: il parcheggio di un centro commerciale di recente costruzione.
Però c'è una precisa motivazione ed è quella di vedere e ragionare sulla "costruzione" a tavolino di una zona in cui il verde (inteso come prato e alberatura) è realizzato sulla base di un progetto in cui le priorità sono assegnate al commercio e al transito veicolare, perché a fare spesa si va solamente con l'auto. Infatti, molti di noi sono arrivati in bicicletta non senza una certa difficoltà, e anche un poco di pericolo, perché le tangenziali non sono pensate per i ciclisti, ma solo per le automobili. La nebbia aggiunge un'atmosfera tipicamente padana e probabilmente un pochino attenua il disagio estetico di questo luogo assolutamente disadorno nella sua artificiosa schematicità. 

Giovanni Morelli è la nostra guida di giornata, l'esperto agronomo, specializzato in alberi monumentali (e tanto altro ancora), ma noi lo chiamiamo semplicemente "l'alberologo", per affetto, non certo per sminuirne le competenze.
Lui spiega con dovizia di nozioni, di informazioni, di stimolazioni osservative e noi siamo tutti attenti, nonostante un po' di fredda umidità che teniamo a bada perché ci siamo ben vestiti, da buoni montanari previdenti.
Alla fine, mi appare con più chiarezza il significato di "spreco del territorio" o di "innaturalità del luogo" e, del resto, credo che un centro commerciale sia la rappresentazione perfetta dell'antitesi ad un ambiente naturale.

Ci allontaniamo da quel luogo dove l'erba è "incorniciata" dal cemento e guadagniamo l'uscita verso la città.

Un sottopasso, una gimcana tra vialetti e piste ciclabili, qualche strada tra i condomini e siamo in un parco pubblico di cui Giovanni ci illustra gli alberi, ma senza trascurare anche qui di spiegare i principi ispiratori di un parco cittadino nel quale la natura viene in qualche modo "regimentata" ad un fine preciso, in questo caso ai giochi dei bambini, alla facilità di controllo da parte delle mamme e delle nonne, alla sicurezza (quella a norma CE).  
Una sicurezza in nome della quale la fantasia del gioco può essere negata e possa apparire più sicuro rimuovere un tronco d'albero in cui si può inciampare, magari per fare posto ad un gioco sul quale ci si arrampica e si può cadere.

Una signora che passa in bicicletta si ferma ad ascoltare con attenzione e alla fine "voglio anche io dire la mia", dichiara perentoria e così veniamo a conoscere le polemiche di condominio relative al verde, la pericolosità di certe piante, gli interventi di manutenzione (ovviamente tardivi), le beghe tra condomini con idee contrastanti.

La bicicletta ci aiuta e pian piano ci defiliamo salutando la signora e portandoci nel parco verde dei giardini condominiali di viale Krasnodar, mentre la nebbia oramai è svaporata e il sole ci ricorda che è primavera.
Giovanni ci fa notare la differenza tra gli alberi del verde "pubblico" (apparentemente trascurati, ovvero non potati) e quelli del verde "privato" condominiale (perfettamente curati, in quanto drasticamente potati).
Eh già... l'umana percezione dell'albero cittadino, infatti, non è quella di una creatura vegetale che cresce in base alle sue regole naturali, ma deve soggiacere ai criteri umani che nell'albero in città vedono un potenziale pericolo (piuttosto che una struttura complessa con una sua armonia), e va quindi potato con regolarità. Chissà se è il retaggio di una terra votata da sempre all'agricoltura?
Che sia per questo che gli alberi urbani sono potati come alberi da frutto?
Il risultato è spesso raccapricciante, tanto che le piante sembrano costruite a mano con una specie di Lego.
Il tutto sembra governato da criteri estetici, piuttosto che da una minima conoscenza di come cresce e vive una pianta.
O forse peggio, il criterio che governa le potature si sta orientando sempre più al principio che l'albero "non dia fastidio" piuttosto che capire come si sviluppa.

Con un altro slalom tra ciclabili cittadine, sottopassi, altri spazi verdi condominiali, arriviamo velocemente al Foro Boario dove troviamo uno spazio verde a mezzaluna nel quale convivono varie specie arboree con un buon effetto cromatico, mentre sullo sfondo i platani che delimitano la via raccontano che quello era uno dei viali di uscita dalla città, quando parecchi decenni fa questa zona era di estrema periferia. 
Torniamo ad inforcare le biciclette ed è la ciclabile della stessa via Foro Boario che ci porta verso il "centro" cittadino, attraversiamo il ponte della Pace (ex ponte dell'Impero) e subito dopo sostiamo.

Non è un luogo ameno per una sosta, il ponte è trafficato, ma Giovanni non ci fa caso e subito racconta di piante pioniere che si trovano lì nei pressi senza essere state piantate, del rapporto dei ferraresi con il fiume Volano, temuto piuttosto che amato, da rifuggire anziché da godere. Vengono citati la Senna e il Tamigi in un paragone che il povero fiume Volano non sente (per fortuna) tutto preoccupato di far scorrere verso il mare la sua acqua color caffelatte, inquinata non certo per colpa sua e mai cantata in canzoni o celebrata in una qualche poesia.

Dopo una sosta pranzo consumata sui giardini di Viale IV Novembre ci trasferiamo velocemente nella vicina Piazza XXIV Maggio, meglio conosciuta come la zona "dell'acquedotto" per via del serbatoio di accumulo dell'acqua potabile costruito nel 1932. L'opera monumentale è stata realizzata in un tutt'uno con la prospiciente via Vittorio Veneto, alberata a Pioppi Cipressini e con controviali sui due lati. Noi però andiamo a vedere la parallela via Monte Grappa, un vialetto breve, alberato con Ginkgo Biloba, la pianta chiamata il "fossile vivente" per le sue origini che risalgono a 250 milioni di anni fa. E' un piacere seguire Giovanni nei suoi racconti; è una delle poche persone che più parla e più lo vorresti ascoltare, perché sa trasmettere non solo nozioni, ma anche "visioni".

Piacevole la pausa successiva nei giardini di Via Cassoli dove, oltre alle piante, possiamo ammirare un'aiuola curata dai bambini delle vicine scuole primarie Poledrelli. Sarà questa l'immagine più fotografata dell'intera giornata.

Altro breve trasferimento e siamo su Viale Cavour per osservare prima un giardino privato e poi il viale principale della città con la sua alberatura a Tigli, reimpiantati nel 1985 dopo che il grande freddo di quell'anno aveva fatto morire i Lecci che avevano sostituito i Tigli originari di inizio Novecento.

Il nostro viaggio in bicicletta nel verde di Ferrara si avvia alla conclusione mentre imbocchiamo via Belvedere, altro viale alberato a Pioppi Cipressini, che fiancheggia le mura medioevali della città.
Visitiamo il parchetto della Bocciofila e in particolare ammiriamo un Frassino davvero monumentale.
Mentre si ammira l'imponenza della pianta non si può fare a meno di provare una certa simpatia per il Frassino più piccolo che sta vicino, in chiara condizione di sudditanza, costretto a incurvarsi per "spostarsi" e andare a cercare la luce del sole che l'altro gli inibisce avendo preso pieno possesso del territorio, ombreggiandolo.

Poco più di un centinaio di metri più in là e risaliamo sulle mura in zona Azzo Novello con vista sul Parco Bassani.
Siamo sotto ad uno dei tanti Platani che, in questo tratto, ornano le mura offrendo ombra a podisti e passeggiatori nei mesi estivi. In altri tratti di mura, come quello di Porta Mare, prevalgono i Bagolari, in altri ancora, come quello di Belvedere, sono i Tigli, belli fin che si vuole, ma "mortali" per gli allergici come me, quanto nel periodo della fioritura emanano il loro profumo intenso e penetrante. Giovanni spende le ultime parole a proposito del parco senza panchine, luogo votato allo svago e al movimento, diventato nel tempo anche contenitore verde di manifestazioni importanti e di successo come la "Vulandra" e il "Balloons festival".  

Sono le sedici e il programma didattico dedicato a "Ferrara e i suoi Giardini contemporanei", prima uscita del Corso Boschi & Alberi" 2017 è terminata. Ci siamo svagati, abbiamo fatto movimento in bicicletta, ci siamo acculturati, ci siamo anche rilassati godendo la città in modo diverso, forse anche imparando ad apprezzarla un poco di più.

Gabriele Villa
A scuola di alberi, in bicicletta, tra i parchi di Ferrara
Ferrara, sabato 25 marzo 2017