Palaronda Trail

di Francesco Pompoli


Dopo due settimane di isole greche e due chili in più presi chissà come, eccomi a sbuffare su e giù per i sentieri del Primiero per prepararmi per la gara più importante del mio anno di trail, il 30 agosto a Courmayeur.
Ormai è una settimana che non do tregua ai miei muscoli, vorrei fare un ultimo allenamento pesante prima di mettermi tranquillo ma non ho voglia di spostarmi con l’auto in questi giorni di pienone estivo su tutte le Dolomiti.
Finalmente mi arriva un’idea stimolante: provare ad unire tutti i rifugi delle Pale di San Martino in un percorso che parte e arriva a San Martino e che evita il più possibile le ferrate, senza ripetere gli stessi sentieri nei due sensi.
Esiste un trekking con più varianti chiamato Palaronda Trek, che nella sua versione "hard" richiede sei giorni di percorrenza e raggiunge tutti i rifugi, però preferisco evitare le ferrate per essere più leggero e valutare la possibilità di proporre una fantastica gara su questo percorso.


Parto con il buio, alle cinque di mattina, e risalgo la Val di Roda ed il sentiero 721 che porta con percorso molto panoramico al rifugio del Velo. Nel buio la luce del rifugio mi indica la prima meta, sento soffiare alcuni camosci che non gradiscono la mia presenza, poi lentamente l’alba si avvicina e spengo la frontale.
Quando giungo al rifugio (ore 6:30) il sole illumina le montagne dall’altra parte della valle, mentre io rimango in ombra del Velo della Madonna e del Sass Maor.


Il tempo di due foto, e scendo per il sentiero attrezzato Camillo de Paoli che porta verso il Col dei Cistri; ho scelto questo sentiero piuttosto che quello del Cacciatore perché è un po’ più corribile, anche se comporta qualche chilometro in più di strada.
Dopo il breve tratto attrezzato, scendo rapidamente verso la valle; due piccoli di camoscio, spaventati dalla mia presenza, attraversano un canalone in discesa ad una velocità incredibile, spingendo con tutte le loro forze sulle gambe possenti: uno spettacolo della natura che mi fa sentire lento e impacciato, con il mio caracollare incerto con l’aiuto dei bastoni.

Arrivato al Col dei Cistri finalmente il sole, comincia un tratto noioso di strada forestale che mi porta fino al Cant del Gal. Qui riempio la borraccia e riparto verso il rifugio Treviso, il secondo della giornata.
Prendo il sentiero diretto per Malga Canali, in un primo prato due piccoli caprioli pascolano e mi guardano incuriositi prima di allontanarsi, alla Malga due cani pastore mi fanno prendere un colpo (i capelli bianchi ormai non possono più aumentare…) uscendo da due parti contemporaneamente e ringhiandomi a pochi centimetri dai polpacci.

Fortunatamente mantengo la calma e loro non mi azzannano, più interessati ad allontanare l’intruso dal gregge che gli è affidato, poi risalgo velocemente verso il Rifugio Treviso.
Alle 8:30 entro e saluto Tullio, che mi offre un the.
Scambio due battute, gli parlo di come sarebbe bello organizzare una gara del genere, poi riparto verso la risalita della Val Canali fino al Passo che permette di accedere all’altipiano.


Ormai il sole brilla alto, la temperatura è fresca al punto giusto, sudo poco e mi godo il panorama su queste bellissime montagne dove anni fa ho arrampicato tanto.

Al Passo Canali occorre coprirsi un po’ per il vento piuttosto freddo, basta un piccolo gilet antivento e, in alcuni punti i manicotti, per rimanere caldo e proseguire sull’altipiano.
Sulla sinistra le cime di Mastorna, là dietro i Lastei, ora il ghiacciaio della Fradusta ormai ridotto a pochi metri di ghiaccio nero, il laghetto ancora resiste ma senza la lingua ghiacciata che ancora pochi anni fa cadeva a picco all’interno del lago, ora la cima della Pala di San Martino e finalmente il Passo Fradusta, da cui scendere il vallone Pradidali fino a raggiungerne il rifugio.

E’ sempre un’emozione per me arrivare qui, per i tantissimi ricordi e le fantastiche ore passate su queste pareti, entro e saluto velocemente Duilio e Piera, impegnati già con i primi pranzi nonostante siano solo le 11:15.
Racconto velocemente il mio progetto e riparto, risalendo il Passo di Ball.


Uno sguardo alla imponente parete Ovest di Cima Canali e giù per la Val di Roda.
Un breve tratto attrezzato, il passaggio sotto la Pala di San Martino, tra prati bellissimi e la risalita verso il Col delle Fede ed il rifugio Rosetta.

Alle 12:40 sono già quattro i rifugi toccati, ora manca l’ultimo, ma il più fuori mano.


Seguo il percorso dell’Alta via n° 2 fino alla Forcella delle Farangole, facendo attenzione nel tratto di sentiero più esposto e parzialmente attrezzato; all’imbocco della Val Strut mi concedo qualche minuto per un panino mentre il cielo si annuvola e la temperatura scende parecchio, poi l’ultima risalita mi fa sentire la stanchezza della giornata e mi costringe a rallentare un po’.

Tengo un passo costante, supero l’ultimo tratto attrezzato in salita e discesa dalla forcella e mi dirigo ormai leggero verso il rifugio Mulaz, ultima tappa del Palaronda Trail.
Sono le 15:00, mi pregusto già una bella e meritata radler ma c’è troppo affollamento, dopo tante ore in giro da solo sono refrattario alla confusione e quindi decido di arrivare a casa per festeggiare.


Scendo velocemente in Val Venegia e risalgo fino alla Baita Segantini, poi scendo a Passo Rolle, mi infilo nel fondo valle sotto la cima della Tognazza e, per evitare i rumore del traffico, decido di risalire verso i piani della Cavallazza e scendere da lì per sentieri boscosi verso San Martino.

Alle 17:00, dopo circa dodici ore, cinquantaquattro chilometri e 4.200 metri di dislivello positivo sono al punto di partenza, davanti a casa, soddisfatto di come è andata la giornata e “un po’ stanchino”, come disse Forrest Gump dopo aver attraversato innumerevoli volte gli Stati Uniti correndo.

Francesco Pompoli
Palaronda Trail
Pale di San Martino, 20 agosto 2017.

Nota
Il percorso è molto tecnico, decisamente più difficile rispetto alla media dei trail che si corrono in Dolomiti.
L’unica analogia, anche per impegno e lunghezza, credo che possa esserci con il Trofeo Kima che si corre in Val di Masino/Val di Mello sul sentiero Roma.