Dal Tre Pietre al Pievidur, attraverso l'ignoto

di Teddy Soppelsa
 

Il fascino dell’ignoto accompagna l’uomo fin dalla notte dei tempi spingendolo all’esplorazione e alla ricerca di terre sconosciute così come della presenza di altri mondi nell’universo. Ognuno ha il suo ignoto da esplorare, dentro e fuori di sé. A me sono toccate le montagne, quelle più vicine a casa.



La tormentata cresta settentrionale del Tre Pietre si salda al Pievidur e sullo sfondo le Pale del Ciso

Il confine sulla linea di cresta che separa il Tre Piére dal Pievidur è sempre stato per me un limite oltre il quale si apriva l’ignoto. Spesso mi sono interrogato su cosa si celasse oltre quegli abissi che annullavano ogni immaginazione. Anche la semplice esplorazione geografica visiva era sbarrata da cime e quinte rocciose, da prospettive troppo vicine o parziali.
L’intrico di profondi solchi vallivi scoraggiava ogni esplorazione e poi la verticalità dei versanti annullava ogni speranza di poter trovare la chiave per entrare e di conservarla fino all’uscita.



Matteo iniziò l’esplorazione dal fondo valle, dai piedi del Pievidur. Passò intere giornate a vagabondare in quel labirinto di mughi e rocce, alla fine riuscì a trovare i vecchi passaggi e le poche tracce ancora visibili, almeno fino ad una certa quota, poi oltre a quella il nulla.

La notte prima dell'ignoto al bivacco Casèra Bosc de Boi (1.501 metri); Cesio e il bivacco visti dall'alto.

La cima del Tre Pière (1.965 metri) prosegue verso la cima, di poco inferiore, del Zimòn
o Col Grant (1.930 metri) che si salda con la dorsale erbosa del monte Palmàr (1.484 metri).

Si decise allora di cambiare strategia, saremo scesi dalla cima del Tre Piére verso l’abisso fino allo sbocco in val Scura, 1500 metri più in basso. L’ignoto sarebbe stato il compagno della nostra avventura tra cime senza nome e valli sconosciute: verso l'ignoto alla ricerca di una nuova stabilità.

Ce l'abbiamo fatta, l'ignoto è alle nostre spalle.


Teddy Soppelsa

Cesiomaggiore, 24 maggio 2018

 


Nota biografica, tratta da internet, a cura della Redazione.

Teddy Soppelsa vive a Cesiomaggiore, ad un passo dalle Dolomiti care a Buzzati. Sposato e con un figlio.
Lavora nell’ufficio comunicazione e marketing di una azienda produttrice di calzature da montagna e per il tempo libero. Ha fondato la rivista digitale altitudini.it, contenitore e catalizzatore di tante tematiche trattate in modo approfondito e senza timore, ed è l’organizzatore del Blogger Contest, che ha visto in questi anni dare voce ad una idea di montagna al passo con la comunicazione del XXI secolo. In collaborazione con il Brescia Winter Film, dal 2015 dirige Naturae, rassegna cinematografica dedicata al rapporto uomo-natura che si svolge a gennaio tra Feltre e Montebelluna. Ha ricoperto diversi incarichi pubblici occupandosi di progetti di cooperazione transfrontaliera, valorizzazione di itinerari escursionistici, interventi di mobilità morbida ed anche della candidatura delle Dolomiti a patrimonio dell’umanità. Si occupa, con passione e competenza, a dare dignità a quelle che lui ha definito “le montagne di mezzo”. Terre dove il turismo o la modaiola da “otto montagne” non hanno attecchito ma che, ugualmente, hanno per gli stessi abitanti valore e radici che non vogliono essere soffocate.