Due nuove linee di misto sul monte Fop
di Emanuele Andreozzi
La parete Nord del Monte Fop è sicuramente una delle pareti dolomitiche meno conosciute dal punto di vista alpinistico. Posta di fronte alla mitica Sud della Marmolada, fatica, per ovvie ragioni, a reggerne il confronto. Mentre la prima infatti scintilla al sole, richiamando chiunque la guardi a tentarne l’ascesa, la Nord del Fop, decisamente più ombrosa, appare cupa e caratterizzata da una roccia poco invitante.
Nell’ormai lontano gennaio 2016 posai lo
sguardo proprio sulla sua roccia, durante un giro esplorativo in Val
d’Ombretta alla ricerca di possibili nuove linee. C’era una spaccatura che
solcava la parete da cima a fondo e che mi sembrava davvero interessante. Al
tempo ero un ragazzino, andavo in montagna da relativamente poco tempo e
stavo facendo esperienza ripetendo vie di roccia in estate e cascate di
ghiaccio in inverno.
Ricordo che quella fu la prima volta in assoluto che andai a cercare una
nuova via da aprire. In questi otto anni, per svariati motivi, non ho mai
trovato l’occasione di andare a rimetterci il naso. La cosa che mi mancava,
in quel periodo, erano anzitutto compagni di cordata motivati a vivere
un’avventura del genere.
Ma negli anni successivi non era più questo il problema, anche se comunque
non concretizzai mai davvero l’idea di salire quella parete, nonostante
tutte le volte che arrivavo in vetta alla Marmolada con gli sci, guardassi
proprio la linea che avevo individuato, ripromettendomi di andarci.
Soltanto quest’anno, il sogno si è concretizzato.
La linea in questione si è addirittura moltiplicata, dando luogo a due
aperture distinte ma accomunate dallo stesso senso che hanno per me che,
detto con una parola è: "Rivincita”, dopo il grave incidente sugli sci che
mi ha costretto a fermarmi per due anni interi.
Il ritorno al “mondo dei ghiacci” è
stato siglato dunque nel gennaio di quest’anno, dapprima con la via "Per
un Angelo", il 4 gennaio 2024, con Stefano Giongo, abbiamo aperto
questa nuova goulotte.
Già il 17 dicembre scorso ero andato insieme alla mia fidanzata Vaida
fino alla base della parete, per un tentativo reso vano dalla neve
inconsistente che smaltava la roccia verticale. Così quel giorno optammo per
aprire una cascata un po’ più a destra rispetto alla linea, chiamandola "First
Time”.
Il caldo anomalo delle festività natalizie, seguito dai primi freddi di
inizio anno, ha fatto il resto.
La neve si era sciolta e ghiacciata nuovamente per bene, o perlomeno, quel
tanto che bastava a garantire il nostro passaggio sui primi due tiri, anche
se quelli più impegnativi sono stati il terzo e il quarto, delicati e
aleatori su un terreno decisamente verticale. Ma a ricompensare i nostri
sforzi ci ha pensato la restante parte della via, regalandoci una bella e
varia arrampicata mista, più solida e proteggibile.
La genesi di "Per Elisabetta",
aperta il 28 gennaio, è quasi analoga, ma forse si tratta dell’itinerario
più rappresentativo di quella rivincita di cui parlavo prima.
Dopo l’incidente non avevo più scalato in montagna una via che presentasse
un tiro paragonabile, per ingaggio ed impegno, alla seconda lunghezza di
questa nuova linea. Una sorta di labirinto verticale, caratterizzato da
funghi di neve e croste di ghiaccio, a loro volta appoggiate su strati di
neve inconsistente.
Pazienza e delicatezza erano le parole d’ordine, soprattutto durante la
pulizia preliminare, necessaria per trovare al di sotto di quella “lasagna”
un terreno scalabile. Spesso, piantando le piccozze, esplodeva tutto e
questo rendeva vano qualsiasi tentativo di proteggersi: ecco perché ho
dovuto addirittura scalare con le mani, sperando così di risultare più
delicato. Un tentativo che ha funzionato e che mi ha permesso di superare le
difficoltà maggiori, sbucando in un tratto dal ghiaccio decisamente più
buono e meno instabile.
Il resto della via ha sorpreso in positivo sia me che i miei soci (Fabio
Tamanini e Vaida Vaivadaite) con canali di neve, passaggi di
misto e un incredibile tunnel che ci ha permesso di bypassare la porzione
centrale, più ripida e problematica. Altre due lunghezze di misto
impegnative, un ultimissimo e più agevole tiro su un camino verglassato
ed infine il tanto atteso arrivo in vetta, a coronamento di un’attività
invernale che quest’anno ha rappresentato moltissimo per me e per il mio
ritorno all’alpinismo. Speriamo sia stato solo l’inizio.
Emanuele Andreozzi
Due nuove linee di misto sul monte Fop
Monte Fop, gennaio 2024
“Per un Angelo” (630 metri, AI 5, M6) e “Per Elisabetta” (500 metri, WI 6, M6+) sono i nomi delle due nuove vie realizzate sulla poco frequentata parete dolomitica del monte Fop, di fronte alla Sud della Marmolada.