RECENSIONI. 02/12/2020 - Recensione libro di Nirmal Purja "Oltre il possibile", di Luca Calvi
11 novembre 2020
La recensione del libro di Purja: Oltre il Possibile
di
Alessandro Filippini - Blog Gazzetta dello Sport
Per un libro speciale, quello di Nirmal Purja che sarà in libreria da
domani, ecco una recensione davvero speciale.
L’ha scritta Luca Calvi,
magistrale traduttore dei più grandi campioni dell’alpinismo
internazionale, che per Solferino ha tradotto anche questo esordio da
scrittore del nepalese che lo scorso anno ha stupito il mondo salendo i
14 Ottomila in soli 6 mesi e 6 giorni.
[Recensione a cura di Luca Calvi]
Domani, 12 novembre esce, contemporaneamente all’edizione originale
inglese, la versione italiana di Oltre il Possibile. Un soldato,
Quattordici Vette. La mia vita nella zona della morte. Si tratta del
primo libro del nepalese Nirmal Purja.
Un outsider, un fenomeno vero e proprio. Che, diciamolo francamente, in
realtà viene riconosciuto come tale dal grande pubblico, mentre è
evidente che gli ambienti alpinistici fanno una notevole fatica ad
accettarlo, spesso con alcune punte di malcelato fastidio. Infatti,
durante i sei mesi e sei giorni della corsa di Nims per la
collana-sprint dei 14 Ottomila e della sua raccolta di record infranti
in quella cavalcata sulle vette himalayane parecchi erano stati i
sorrisini e gli sguardi di sufficienza o anche di arroganza rivolti al
nepalese che, pressoché sconosciuto ai più, se ne era uscito alla
ribalta proclamando di voler scalare le quattordici montagne più alte
della Terra in un lasso di tempo che sembrava “possibile” solo a lui.
In alcuni casi certi atteggiamenti nei suoi confronti nascondevano a
fatica pieghe rasentanti il razzismo, nell’indifferenza dei circoli
sportivi ed alpinistici più in vista. Mosca bianca, assieme a pochi,
pochissimi altri, è stato Alessandro Filippini che sulla Gazzetta dello
Sport e sul blog Alpinisti e montagne da lui gestito ha sempre seguito
fin dall’inizio la dichiarazione d’intenti, prima, e la messa in atto
vittoriosa, poi, del Gurkha nepalese, di un piano che poteva sembrare
pazzesco. Che tale intuizione fosse giusta fu poi confermato a metà
dell’impresa dall’endorsement dato da Reinhold Messner (che di Ottomila
e di alpinismo, ma non solo, qualcosa capisce).
Al campo base del Nanga, dopo aver parlato con il giovane fenomeno, dopo
averlo ascoltato ed averlo osservato, la leggenda sudtirolese disse:
“secondo me ce la farai”. Quando alla fine il mondo intero si trovò ad
effettuare salti mortali pur di salire sul carro del vincitore, non fu
difficile per Filippini riuscire ad entrare in contatto col giovane
fenomeno nepalese e a cooptare la Gazzetta dello Sport prima e Solferino
poi per dare la giusta visibilità a un’impresa che solo sette mesi prima
era giudicata fantascientifica.
Due pagine di intervista sulla Gazzetta, la partecipazione al Festival
dello Sport con il filmato, girato nel museo di Castel Firmiano, del
lungo incontro con Reinhold Messner e ora la pubblicazione di un libro
che è tutto fuorché un instant book o la classica biografia scritta da
un pool di redattori tanto per far cassetta.
No, questa autobiografia di Nims Purja è ben altro, così come la storia
narrata è ben altro (e molto di più) della classica storia di un giovane
volitivo che riesce a realizzare il proprio sogno o altre simili
amenità, degne discendenti delle storie dei dandy annoiati che in epoca
vittoriana andavano a scoprire untrodden peaks and unfrequented valleys.
Il fenomeno nepalese racconta il percorso della sua vita da un’area
pianeggiante del Nepal, dove cresce in una famiglia povera ma
straordinariamente unita nei suoi valori, alla scuola militare e di vita
per diventare Gurkha, ovvero entrare a far parte di una vera e propria
formazione di élite a livello mondiale.
Questo però non basta a quel ragazzo superattivo, che vuole a tutti i
costi far sempre meglio, che desidera meritarsi il rispetto e
soprattutto rendere orgogliosa la famiglia, in particolare la madre,
verso la quale ha una devozione che trae le proprie origini anche dalle
più profonde tradizioni legate alla discendenza matrilineare che è alla
base della cultura dei popoli indoeuropei…
Da Gurkha, posizione di privilegio che è un obiettivo di tradizione
familiare, aspira e diventare membro dell’élite militare britannica e
diventa il primo dei Gurkha ad entrare nel SBS, reparto di incursori
terracquei, fiore all’occhiello dei militari di Sua Maestà.
Una posizione che lo porta a svolgere il proprio lavoro in aree di
guerra, soprattutto nella “lotta al terrorismo”, con azioni che nel
libro può solo lasciar intuire e non certo descrivere. E, per un ragazzo
cresciuto con la passione per la forma fisica e per gli sport a contatto
con la natura, far parte di quel corpo d’élite vuol dire potersi
dedicare finalmente anche al grande alpinismo, vuol dire poter tornare
nel natio Nepal e avvicinarsi alle grandi montagne, vuol dire andare a
salire il Dhaulagiri e soprattutto l’Everest…
Vuol dire diventare presto istruttore per le Unità Speciali, poter
seguire i corsi per diventare Guide Alpine istruttori dei Reparti
Speciali in Alta Quota a livello europeo. Tutto ciò per Nims, però,
ancora è poco. Vuole fare di più, vuole sentirsi vivo al cento per
cento.
Ciò per cui migliaia di persone avrebbero venduto l’anima al diavolo per
lui altro non è che uno dei vari passi da fare nella vita. A tradurlo in
termini alpinistici, raggiunta una vetta, c’è chi pensa a come
festeggiarla una volta sceso. Altri, come Nims, pur assaporando il gusto
dell’obiettivo raggiunto e il panorama straordinario, pensano invece a
quale possa essere la prossima. Salendo in alta quota con alcuni
“fratelli” Gurkha si rende conto di come gli riesca facile muoversi in
quel proibitivo ambiente. Si rende presto conto di saper applicare la
meticolosità appresa da membro delle forze speciali alla preparazione di
una spedizione a un Ottomila. Il tempo che il servizio militare gli
lascia a disposizione per dedicarsi ai suoi sogni di scalata gli diventa
rapidamente stretto… È a questo punto che il racconto di Purja diventa
quasi dostoevskiano: c’è l’analisi introspettiva del processo che lo ha
portato a mollare ogni sicurezza, ogni certezza, a rinunciare a una
pensione cospicua, a buona parte della buonuscita e a partire per una
nuova sfida all’ignoto, pagandosela anche con l’accensione non di uno ma
di due mutui sulla casa…
Aiutato da pochi amici e da una moglie pronta a sostenerlo in ogni
decisione, ma soprattutto da una famiglia che, seppur inizialmente
sconcertata, ha saputo dargli il sostegno emotivo e anche finanziario
per questo suo “colpo di testa”, Nirmal – Nimsdai Purja racconta la sua
cavalcata verso quella che diventa la sua apoteosi finale, la sua
vittoria. Sorprende la leggerezza con cui accenna alla grandiosa
accoglienza in patria per lasciar spazio alla sua vera gioia: poter
salire su un elicottero per un volo sulle montagne con la madre, ormai
malata, ma che ha potuto gioire per aver visto realizzato il sogno di
quel figlio, a sua volta felice nel vedere l’orgoglio di colei che
l’aveva sostenuto in tutte le sue aspirazioni, fin da bambino.
Nelle righe di Nims non c’è alcun desiderio di vendetta o di rivalsa per
la poca considerazione incontrata nei circoli alpinistici. Ha deciso di
voler diventare una guida sulle Grandi Montagne dell’Himalaya, vuole far
puntare i riflettori sulla comunità alpinistica nepalese, che non manca
di bacchettare e pungolare.
Un libro sicuramente positivo, che vuol mostrare come si debba andare
incontro alla vita a viso aperto, con ottimismo, con volontà, decisione
e con passi sicuri e ben ponderati, come fanno i migliori alpinisti. A
volte potrebbe sembrare che rasenti l’ingenuità, soprattutto nelle parti
in cui sembra lanciare messaggi-slogan simili a quelli che spesso gli
sportivi usano quando vengono chiamati a fare da motivatori aziendali.
In realtà la storia raccontata da questo fenomeno nepalese è una summa
di tradizioni filosofiche della sua terra natia, miscelate con una
personalità singolare e insolita, in continua lotta per affermarsi in
ambienti fuori dalla sua comfort zone, tra lingue e terreni altrui, che
alla fine sa fare suoi. Un libro che è “anche”, “non solo” alpinismo. La
biografia estremamente sentita di un ragazzo che si vuole raccontare,
rivolgendosi al mondo con estremo rispetto verso tutto e tutti, ma
chiedendone altrettanto.
Nims è un giovane uomo gentilissimo, cortese ed educatissimo.
Raccontandomi di sé, una volta iniziato a lavorare sulla traduzione,
come prima cosa mi ha chiesto se, rivolgendosi a me, poteva usare il
termine “brother”, fratello, l’equivalente, per noi, di usare il “tu”.
Mi ha anche spiegato che Nims è il diminutivo di Nirmal, suo nome di
battesimo, e “dai” è un termine che si traduce con “fratello”.
“Fratello” è il modo con cui si rivolge alle persone in un qualche modo
a lui care ed in cui si è abituato a sentirsi chiamare dai suoi
compagni, d’armi prima ed ora di salita sulle Grandi Montagne. Nimsdai,
“fratello Nims”, è anche il modo con cui ha voluto firmare il libro.
Subito dopo mi ha pregato di fare attenzione al modo e ai termini usati
nel raccontarsi, un mix di linguaggio narrativo britannico con
espressioni, immagini e figure tratte dal linguaggio militaresco,
inseriti in un modo di pensare e in un sistema di valori assolutamente
nepalesi. Una sintesi culturale ed umana che è un valore aggiunto di
questo libro, vera e propria trasposizione letteraria di una personalità
davvero unica, che collegare al solo ambito alpinistico sarebbe ingiusto
e riduttivo.
Se non avessi cercato di entrare nei processi non solo espressivi ma
anche mentali di questo ragazzo, nel suo variegatissimo background
sociale e culturale, ben più difficile mi sarebbe stato restituire
tradotto un libro che chiede al lettore, così come l’ha chiesto al
traduttore, un approccio alla lettura scevro da qualsiasi pregiudizio o
attesa… Non è un libro “definibile” o “incasellabile”, è un’opera che va
sempre e comunque “al di là”. Parola di chi, pur avendolo letto,
riletto, tradotto e riletto ancora, non trova altro modo per chiudere
queste riflessioni se non con un semplice “tenete la mente aperta,
gustatevi la lettura e provate a seguire con la mente il percorso, le
difficoltà, l’ambientazione, i panorami e il calore umano di un
personaggio davvero unico, conoscendo il quale si è amabilmente
costretti all’apertura mentale e culturale, mentre l’immaginazione gode
della narrazione e dei sogni che la stessa è in grado di evocare”.