NOTIZIE. 01/12/2021 - Cevedale: fonde il permafrost, il rifugio Casati va abbattuto e ricostruito
“In questi ultimi anni abbiamo realizzato diversi interventi di
manutenzione, ma con la fusione del permafrost si sono rivelati inutili.
L’unica soluzione è spostare il rifugio costruendo una nuova struttura
che abbia le stesse funzionalità dell’esistente”.
Queste le parole dei
gestori del rifugio Casati al Cevedale.
Localizzato
a 3269 metri nel gruppo Ortles-Cevedale il rifugio sta lentamente
scivolando verso valle a causa delle fusione del permafrost, di quella
porzione di terreno ghiacciato che ha sempre offerto una solida base
costruttiva alle quote più alte.
Negli ultimi anni si è spostato di circa venti centimetri, la terrazza
appare transennata, “hanno ceduto i due angoli della struttura,
all’interno le porte non si possono chiudere e poi ci sono molte altre
complicazioni”.
Unica soluzione possibile: spostare il rifugio in una zona sicura. “I
geologi hanno effettuato diverse analisi identificando una buona
posizione a cinquanta metri dall’attuale”. Per la realizzazione sono
stati stanziati tre milioni e 600mila Euro da Regione Lombardia.
A occuparsi dei lavori il Parco Nazionale dello Stelvio in accordo con
la sezione CAI di Milano, proprietaria della struttura, e con il comune
di Valfurva. L’apertura del cantiere è prevista per il 2023.
Meta affezionata per i locali, ma anche per escursionisti e alpinisti
diretti al Gran Zebrù, al Cevedale, al Pasquale, al Vioz e alle altre
belle montagne della zona il rifugio Casati continuerà a offrire i suoi
servizi anche nelle prossime estati. Durante i lavori di costruzione
della nuova struttura, che richiederanno tra i due e i tre anni, il
rifugio sarà infatti attivo.
“Il rifugio funziona” e la prossima estate chi vorrà potrà raggiungerlo
per godere non solo dei panorami offerti ma della storia, che qui si
respira viva. A una ventina di metri dal rifugio si trovano ancora tre
cannoni austriaci, da 39 quintali l’uno, portati in quota dai
prigionieri russi durante la prima guerra mondiale. Da questa posizione
strategica i Kaiserjäger riuscivano a colpire le linee italiane.
Un’ultima visita a questo scrigno di storia oggi compromesso
dall’innalzamento medio delle temperature merita, offre l’occasione non
solo di ammirare un pezzo di cultura delle nostre montagne, ma anche di
toccare con mano gli effetti della crisi climatica.
[Gian Luca Gasca - 30 Novembre 2021 - Montagna.tv]