Montagna.tv 23/06/2013 - Autore Sara Sottocornola
Attacco terroristico al Nanga Parbat: uccisi undici alpinisti al campo base
ISLAMABAD, Pakistan — E’ stato rivendicato nelle scorse ore il
tragico e incomprensibile attacco terroristico sulle montagne del
Pakistan nel quale stanotte sono stati uccisi nove alpinisti, con la
loro guida pakistana e uno sherpa nepalese, al campo base del Nanga
Parbat, nella zona di Fairy Meadows sul versante Diamir. A rivendicarlo
sono stati sia i Talebani che un gruppo minore di militanti estremisti
chiamato Jundullah.
“Questi stranieri sono nostri nemici e orgogliosamente rivendichiamo la
responsabilità di averli uccisi. Continueremo questi attacchi in futuro”
- ha detto il portavoce di quest’ultimo movimento in una telefonata alla
Reuters.
I militanti di Jundullah sono stati responsabili di diversi
attacchi terroristici nell’ultimo anno in Pakistan.
I Talebani hanno
invece dichiarato di aver voluto vendicare l’uccisione di un loro
ufficiale avvenuta in maggio da parte di un drone americano.
L’attentato al Nanga Parbat è avvenuto intorno all’una di questa notte
(domenica) e secondo quanto riferito dalla polizia pakistana alla
Reuters, i terroristi sarebbero entrati nelle tende dove gli alpinisti
stavano dormendo e avrebbero aperto il fuoco.
Secondo le ultime notizie date dalla Reuters, gli attentatori sarebbero
stati circa quindici, avrebbero indossato delle uniformi non meglio
identificate.
Ciò che sconvolge è che sia avvenuto sulle montagne: il distretto del
Gilgit-Baltistan, che confina con Cina e Kashmir, era considerato una
delle aree più sicure del Pakistan. E’ comunque la prima volta nella
storia che un attacco terroristico di questo genere avviene in un campo
base.
Il presidente del Pakistan Asif Ali Zardari e il Primo Ministro Nawaz
Sharif hanno immediatamente e duramente condannato l’attacco. La polizia
pakistana ha dispiegato le proprie forze per cercare i responsabili e
l’esercito è intervenuto con gli elicotteri per recuperare i corpi e
perlustrare la zona.
Il Nanga Parbat quest’anno era uno degli ottomila pakistani più
gettonati dalle spedizioni. Erano attesi oltre cinquanta alpinisti ai piedi del
versante Diamir, per la salita della via Kinshofer, vale a dire la
“normale”.
Il Nanga Parbat si trova in tutt’altra zona rispetto agli altri ottomila
pakistani, che invece sorgono attorno al ghiacciaio di Concordia dove
invece ci sono alcune spedizioni italiane tra cui quelle scientifiche
del Comitato Evk2Cnr. In questa zona, la situazione al momento è
tranquilla.
Montagna.tv 24/06/2013 - Autore Sara Sottocornola
Chiuso il Nanga Parbat, le spedizioni rientrano sotto scorta: caccia aperta ai terroristi
ISLAMABAD, Pakistan — Un lituano, due slovacchi, tre ucraini, due cinesi
e un cinese-americano, un nepalese e una pakistano. Questo il bilancio
definitivo delle vittime del massacro avvenuto ieri notte al campo base
del Nanga Parbat, sul versante Diamir ad opera di un gruppo di
terroristi. I corpi sono stati recuperati ieri pomeriggio via elicottero
e sono già stati trasportati a Islamabad. Quasi tutti gli alpinisti
rimasti al campo base stanno rientrando nella capitale con una scorta
armata e tutta la zona del Nanga Parbat è stata chiusa e presidiata
dall’esercito.
Secondo le ultime ricostruzioni, i terroristi sarebbero arrivati al
campo base intorno alle 10.30 di sabato sera e avrebbero preso in
ostaggio lo staff pakistano del campo base, immobilizzandolo con delle
corde.
Poi sono entrati nelle tende, hanno ucciso gli alpinisti
sparandogli alla testa e al corpo, e li hanno derubati di documenti e
soldi. Al momento dell’agguato, pare che questi fossero gli unici
alpinisti presenti al campo base.
Il resto delle spedizioni si trovava
sulla montagna, tra campo 1 e campo 2.
Il Ministro dell’interno Chaudhry Nisar ha riferito alla stampa che i
terroristi avrebbero sequestrato due guide per arrivare fino al campo
base: una sarebbe stata uccisa, dell’altra sarebbe in corso
l’interrogatorio. Oggi la sicurezza pakistana ha chiesto tutta l’area
del Nanga Parbat per la ricerca dei terroristi, di cui però al momento
non si è trovata ancora traccia. Il campo base è al momento presidiato
dall’esercito.
Starebbero lasciando il campo base del Nanga Parbat quasi tutte le
spedizioni, tra cui quella di Tunc Findik, la spedizione Polacca, i
rimanenti della spedizione ucraina e di quella internazionale, i cinesi
e i nepalesi sopravvissuti. Sembra rimangano al campo base per il
momento solo i pakistani Karim Hayyat, Naseer Uddin e Sher Khan.
Sulla
parete Rupal si trova invece un team romeno che stava attrezzando la via
sopra campo due, e che al momento sembra intenzionato a proseguire la
scalata.
Il ministro Nisar nelle scorse ore ha dichiarato che l’attacco –
rivendicato dai Talebani e dal gruppo terroristico Jundullah – non era
diretto a qualcuno in particolare ma mirato a far apparire il Pakistan
come una nazione non sicura per gli stranieri e ad isolarlo a livello
internazionale. Il governo intero, maggioranza e opposizione, ha
condannato fermamente l’agguato, si è impegnato a cercare i colpevoli e
ha preso l’impegno di intensificare le misure di sicurezza anche nelle
aree di montagna. L’ispettore generale della polizia e il Chief
Secretary del Gilgit-Baltistan sono stati entrambi sospesi dai loro
incarichi.