La ripetizione delle "situazioni precarie"

di Lucio Calderone
 

Alcuni anni fa, Eugenio ed io eravamo seduti sull'erba del prato della Rocca del Prete e, silenziosi, guardavamo la
parete che si ergeva verticale davanti a noi.
<Una volta o l'altra dobbiamo proprio fare la ripetizione della via delle "situazioni precarie" - mi dice Eugenio con voce calma ma risoluta - E' una delle vie storiche della parete e ci terrei proprio a salirla.>
<Certo - rispondo io dopo qualche secondo con voce però molto meno risoluta - la tenteremo quando saremo ben allenati perché deve essere veramente impegnativa se in tanti anni ancora nessuna cordata ha provato a ripeterla ed, inoltre, il nome affibbiatole non è certamente invitante.


Sono passati alcuni anni da allora ed in tutto questo tempo il progetto, con mio grande sollievo, sembrava fosse stato dimenticato invece, all'inizio di questa estate, il mio amico ritorna all'attacco. 
Capisco subito che questa volta è deciso; riesco solo a spostare l'appuntamento all'autunno adducendo improbabili scuse conscio che questa volta non sarei riuscito ad evitare l'impegno preso in un attimo di incoscienza.
Ed allora eccoci qua, il 4 settembre 2003, alla base della parete impegnati a preparare il materiale per la salita. 
La giornata è splendida e la roccia è calda ed è un piacere appoggiare le mani su di essa; non si può non provare!
Una vigorosa stretta di mano, uno sguardo alla parete ed Eugenio attacca deciso le prime difficoltà. 
All'inizio si intestardisce a voler salire dove, secondo lui, sono passati i primi salitori, poi si lascia convincere, si sposta lateralmente e dopo aver litigato con due alberelli ed una difficile fessura arriva in sosta. 
Ora tocca a me, carico lo zaino in spalla ed incomincio ad arrampicare. Il tratto è impegnativo, lo zaino è pesante e si impiglia nei rami facendomi sbuffare come un mantice ma per mia fortuna il compagno tiene le corde ben tese. 
Il secondo tiro è più facile e mi permette, con ... eleganti passaggi su erba e roccia non molto sicura, di entrare nel grosso camino che solca la parete centrale della Rocca ove riesco a far sosta abbarbicato ad un alberello. 
Continua il compagno che, dopo aver seguito il camino per un breve tratto, si sposta a destra in diagonale passando su soffici cuscinetti di muschio tanto belli quanto insicuri. 
Nel quarto tiro, in comune con un'altra via, la "Super Chiara", aperta recentemente e quindi pulita ed attrezzata con "spit", tocca a me fare da primo ed anche se non è facilissima non fa tribolare più di tanto e permette di arrivare sulla grossa cengia a metà della via.
Sopra di noi la parete si raddrizza ed inizialmente è solcata da un evidente diedro che segna il proseguimento dell'itinerario. 
Riparte Eugenio e subito mi accorgo che deve sfoderare tutta la sua notevole abilità per superare completamente "in libera" quel tratto che i primi salitori hanno valutato di sesto grado con passaggi "in artificiale".
Da sotto lo seguo attentamente e con trepidazione ma anche con grande ammirazione mentre sale lentamente ma seguente, inserendo appena può un mezzo di protezione. 
Superato il diedro, che mi dirà poi di averlo valutato "6b+", attrezza una sosta e mi incoraggia a raggiungerlo. 
Questa volta attacco lo zaino al cordino di servizio per essere più libero nei movimenti e, seppur con un po' di timore, dovuto alla certezza delle difficoltà che avrei incontrato, inizio la salita. Subito mi rendo conto di quanto sia impegnativa ma stringendo i denti e fidando molto nella tenuta delle corde riesco ad arrivare fino a lui. 
Ho le braccia affaticate e devo riposarmi per cui invito il compagno a proseguire. 
Sale una paretina molto delicata, ma dopo aver tentato diverse volte di superare sempre "in libera" un risalto, anche lui si stanca. 
Ora tocca a me. 
Senza pensarci troppo, tolgo dallo zaino le mie care staffe ed armato di chiodi e martello parto. 
Giunto al passaggio che aveva respinto l'amico metto in azione i mie attrezzi che mi permettono di superarlo facendomi però trovare di fronte ad un tratto indefinibile costituito da roccia verticale decisamente "precaria" con abbondante contorno di muschio ed erba e con arrivo da brivido al punto di sosta formato da uno striminzito alberello.
La relazione prevede per il tiro seguente, l'ultimo, un tratto "in artificiale". Parte Eugenio, armato di staffe, ma dopo alcuni metri desiste e scende.
<Adesso vai tu.> dice e mi passa l'attrezzatura con fare deciso.
Tento di obiettare ma è inutile: devo proprio proseguire io. 
<Non c'è democrazia in montagna, sono i migliori che comandano.
Scuotendo la testa e mugugnando sotto voce per non farmi sentire, riparto ed incomincio a martellare chiodi come un forsennato, passando da uno all'altro con le scalette che penzolano nel vuoto. 
La cosa incomincia a piacermi, ma purtroppo la serie di fessure finisce e mi tocca abbandonare i sicuri gradini per proseguire "in libera" e "in traverso" su roccia inizialmente accettabile ma ricoperta di muschio per poi diventare friabile e non chiodabile. 
Brontolando ed imprecando, questa volta a voce alta, tanto l'amico ormai è lontano e non mi sente, avanzo lentamente e con molta cautela verso l'agognata cresta sommitale della Rocca del Prete. 
Qui finalmente, ho la possibilità di recuperare il compagno, di ammirare uno splendido tramonto, di rivolgere un pensiero di ammirazione ai primi salitori e di scambiare un interessante dialogo con alcune ... capre che mi stavano aspettando. 
All'arrivo di Eugenio, richiami di gioia, una stretta di mano ed un forte abbraccio concludono questa entusiasmante avventura, durata più di sette ore, che abbiamo voluto vivere assieme. 

Lucio Calderone
Rocca del Prete, settembre 2003

Nota: La prima salita della via "Situazioni precarie ", lunga circa 200 metri , è stata effettuata da Franco Cattivelli ed Andrea Parodi il 20 agosto 1981 ed è stata da loro valutata ED inf. con difficoltà fino al 6° e tratti di A1 e A2.
I primi ripetitori, Eugenio Pinotti e Lucio Calderone, confermano ED inf. come impegno complessivo della salita con difficoltà in libera fino al 6b+ e tratti di A1 con un passo di A2. 



Da AEMILIA (Arrampicate su roccia e ghiaccio in  provincia di Piacenza)
di Eugenio Pinotti - Edizioni Versante Sud (Giugno 2001)

La "Carta d'identità" della Rocca del Prete (1.666 metri)

ROCCIA 
Bastionata ofiolitica molto articolata che alterna zone solide a tratti friabili. 
Tutte le vie attrezzate si svolgono su roccia ripulita che richiede un pò di adattamento e confidenza. E' molto consigliato l'uso del casco.

STILE DI ARRAMPICATA 
Ricorda l'arrampicata su gneiss e serpentino, vista la morfologia della parete ricca soprattutto di diedri e fessure, dove oltre a tirare occorre saper spingere sugli appigli. Le vie, tutte aperte dal basso e successivamente riattrezzate, hanno uno sviluppo compreso tra i 70 e i 230 metri.

CHIODATURA 
Buona, a fix da 10 e 12 millimetri.

PERIODO IDEALE 
Vista la quota elevata il periodo migliore è dalla primavera all'autunno.

SOLE 
La parete è esposta a sud ovest e va al sole dopo mezzogiorno.



NOTA STORICA
Lucio Calderone è un personaggio che all'interno della sezione CAI di Piacenza è un'autentica istituzione; alpinista di grande esperienza e profondo conoscitore del nostro appennino, si è avvicinato alla Rocca del Prete nei primi anni '70 e tra lui e questa parete è scoppiato subito il classico colpo di fulmine.
In compagnia di Enrico Aspetti e Carlo Peveri, Lucio ha aperto in Rocca numerose vie sempre salendo dal basso e utilizzando solo protezioni tradizionali; il vero divertimento però cominciava dopo la salita nel tornare innumerevoli volte per calarsi e ripulire le vie da roccia instabile e vegetazione varia, attrezzandole poi con materiale fisso, così da renderle sicure e appetibili ai futuri ripetitori.
Le vie aperte da Lucio seguono tutte le linee più evidenti e logiche della parete sfruttando diedri, fessure e camini; le odiate placche me le ha lasciate in eredità e io, armato di trapano e spit ma sempre dal basso, non me le sono fatte scappare!
Arrampicando su una delle tante vie della Rocca del Prete non pensate solamente alla tenuta dell'appiglio che state stringendo (o spingendo) con forza ma anche a tutto il lavoro di pulizia e chiodatura che è stato eseguito, fatto da persone in totale autonomia, senza sponsor e solamente per pura passione.