Pierluigi Bini da solo, a 64 anni, sulla Comici-Dimai alla Cima Grande
di Stefano Ardito
Esistono lupi che non perdono né il pelo né il vizio. L’alpinista romano
Pierluigi Bini, più di quaranta anni fa, divenne famoso grazie alle sue
eleganti vie nuove sul Gran Sasso, a decine di ripetizioni con tempi da
record di grandi vie delle Dolomiti, con le prime solitarie di itinerari
celebri ed estremi come la via dei Fachiri alla Cima Scotoni e quella di
Gogna, Giambisi e compagni sulla parete Sud della Marmolada.
Sabato 2 settembre, tre settimane dopo aver compiuto 64 anni, Bini ha
effettuato un’altra ascensione straordinaria. Da solo, autoassicurandosi
soltanto nei tiri di corda più duri, ha salito la via Comici-Dimai sulla
parete Nord della Cima Grande di Lavaredo, una delle classiche di alta
difficoltà più apprezzate e temute dei Monti Pallidi. “Il mio sogno
realizzato!” - ha scritto sulla sua pagina Facebook, scatenando
un’ondata di congratulazioni e di applausi.
“Mi tengo sempre in forma, continuo ad arrampicare slegato sulle
Dolomiti e sul Gran Sasso, spero di riuscire a farlo ancora a lungo.
Quest’anno il mio lavoro (commerciante di auto, ndr) non è andato
molto bene, così ho avuto più tempo per scalare” - commenta
Pierluigi al telefono.
Chi lo conosce si accorge immediatamente che è raggiante.
Uno sguardo sui social regala altre notizie sull’estate 2023 vissuta
dall’alpinista romano.
Il 26 luglio percorre da solo in venticinque minuti la via SUCAI alla
parete Est del Corno Grande del Gran Sasso, una classica di 250 metri
con difficoltà fino al quarto grado.
“Ho incontrato una cordata che usciva dallo Spigolo Sud-sudest, mi
hanno visto con tuta da ginnastica e scarpe da tennis, mi hanno
domandato se da lì sotto veniva su una ferrata. Ho risposto “non
proprio” e ho proseguito. Li ho visti un po’ preoccupati”.
Seguono molte altre arrampicate, soprattutto sulle Spalle del Corno
Piccolo, dove c’è la roccia migliore del Gran Sasso. Il 20 agosto
Pierluigi è sul Sass Pordoi, nel massiccio del Sella, e sale come sempre
da solo la via Dibona con la variante Soraruf. Seicento metri di
dolomia, difficoltà fino al quarto superiore, tempo un’ora. Il sogno di
tentare il capolavoro di Comici diventa un progetto concreto.
“Sono salito come piace a me, senza zaino e senza telefono cellulare,
con addosso una tuta e ai piedi le Superga, con otto moschettoni e
altrettanti tra fettucce e cordini. Ero legato, ma per gran parte della
via me la sono trascinata dietro. Solo sui tiri più duri mi sono
autoassicurato davvero. Il clima era perfetto, la roccia era asciutta,
un po’ fredda all’inizio e un po’ umida all’uscita” - racconta
ancora Bini - “Quanto ho impiegato? Più o meno due ore e mezza, ma
non ho controllato. Ho fatto la Comici-Dimai per me, non per tentare un
record”.
Per “l’uomo che accarezza la roccia” (il titolo di un docufilm che gli è
stato dedicato nel 2021), il 2 settembre è stata una giornata di forti
emozioni. E non solo per le difficoltà e per l’esposizione della via.
“Sulla Comici-Dimai non c’era nessuno. A sinistra, sulla
Hasse-Brandler, ho visto una cordata. Mi hanno strillato “soloooo?”, io
con emozione ho risposto “siiiii!”, mi hanno mandato uno “yahooo!” di
entusiasmo.
Erano lenti, credo abbiano bivaccato, ho rinunciato a guardarli perché
vederli dall’alto su quegli strapiombi mi faceva impressione”.
Alla fine della parte più difficile, dove la Nord inizia a coricarsi,
Pierluigi si trova a tu per tu con il suo passato. “Avevo salito la
Comici-Dimai una volta sola, con Alberto Campanile, avevo 17 anni. Nei
camini finali abbiamo fatto una coda dietro a una cordata più lenta.
All’uscita il capocordata mi ha stretto la mano, si è congratulato e si
è presentato. Era Claudio Barbier, un protagonista dell’alpinismo
dolomitico”.
“Quest’anno, quando sono arrivato in quel punto, mi sono seduto e
sono rimasto per qualche minuto in preda a una forte emozione. Ho
pianto, ho sognato, poi ho raggiunto la via normale e ho iniziato a
scendere. Lì c’era tanta gente, molti mi guardavano stupiti e mi hanno
chiesto da dove arrivassi con le scarpe da tennis” - sorride ancora
Pierluigi - “Ho risposto “dalla Comici-Dimai”, e ho visto sulle loro
facce lo sconcerto. Prima che potessero replicare, ero già trenta metri
più in basso. Ammetto che in quei momenti ho goduto”.
Gli sguardi sorpresi o
critici degli altri alpinisti verso il suo
abbigliamento, le sue Superga sdrucite e la sua attrezzatura ultralight
sono ben note all’alpinista romano, che tra il 1975 e il 1979, nei suoi
anni di continua attività sulle Dolomiti, è stato osservato in quel modo
decine e decine di volte. Gli altri migliori alpinisti di quegli anni, a
iniziare da Heinz Mariacher che poi è diventato suo amico, hanno invece
sempre riconosciuto la sua classe.
Il 2 settembre, dal ghiaione alla base della via normale della Cima
Grande, Pierluigi torna all’automobile, scende a Misurina, prosegue
verso il Passo Pordoi dove il suo amico Almo Giambisi, un altro
alpinista famoso, lo ospita, si congratula e lo abbraccia, i due cenano,
poi Pierluigi va a letto ma passa la notte senza chiudere occhio.
“Troppa adrenalina, troppa emozione” - confessa.
L’indomani Bini posta su Facebook il suo scarno racconto, e iniziano a
piovere complimenti.
“Non ho parole. Sono emozionato per te e per quello che hai fatto.
Sei un grande!” - commenta Lucio Virzì. “Chapeau! Complimenti per
il grande sogno realizzato” - scrive Pino Calandrella.
“Significa proprio oggi, 2 settembre 2023? Che eri un grande lo
sapevo, ma…” - aggiunge Rudi Vittori, che come molti, nel vedere la
notizia, ha pensato al racconto di un’impresa del passato prima di
capire che invece si trattava di una cronaca attuale.
“Spero che anche i giovani capiscano il valore non solo tecnico, ma
soprattutto simbolico e morale, di questa bellissima solitaria” -
commenta sempre via social Davide Murari.
“Beh, se già nutrivo una grande ammirazione per il tuo alpinismo oggi
ho scoperto un uomo con una grande sensibilità e un cuore grande!
Fortunato chi ti è amico” - scrive Massimo Sollazzo.
Decine di altri scrivono semplicemente “grande!”, “congratulazioni!”,
“sei il migliore!”, “fantastico!”.
Almo Giambisi, che conosce bene l’alpinismo sulle Dolomiti e non solo,
lascia sul profilo Facebook dell’amico il commento più articolato e
probabilmente più bello. “Semplicemente grande Piero. Tu fai parte di
quei grandi alpinisti storici che ho sempre ammirato, che piano piano si
stanno estinguendo. E’ stato bello trascorrere la serata con te e
ricordare gli amici del passato. Un abbraccio”.
Merita di essere citato anche il commento di un’amica alpinista che si
firma con lo pseudonimo Iaia Queen.
“Il 2 settembre è la data della solitaria di Comici nel 1937, credo
non sia una data casuale” - scrive lei.
“Non lo sapevo, guarda che coincidenza incredibile.” - le
risponde Pierluigi.
Allora Iaia ribatte citando le parole di Emilio Comici: “Quando le
mie mani poggiano sulla roccia, sparisce ogni stanchezza e ogni
malavoglia. Una forza sconosciuta entra nel mio sangue, e più mi
arrampico, più forte mi sento”. E conclude “Piero, lui era con
te!”.
Stefano Ardito
Pierluigi Bini da solo, a 64 anni, sulla Comici-Dimai alla Cima
Grande
Tratto da montagna.tv - 6 Settembre 2023