Lastoni di Dro crossing X files

di Gabriele Villa


Gli antefatti
A fine novembre 2009, dopo avere effettuato, assieme al "mitico" Obelix, la seconda ripetizione della via dei Ciclamini ai Lastoni di Dro, nel giorno stesso della sua apertura, scrissi alcune impressioni su quella esperienza, aggiungendo alcune note monografiche che furono inserite nel Rock Notes di intraigiarùn.
Il caso volle che dopo pochi giorni tornassi ai Lastoni di Dro e percorressi la via Prima lezione per i piedi con compagni di cordata tutti al femminile, una cordata da quattro che affrontò svariate vicissitudini a causa della parete bagnata in vari settori e del terriccio melmoso presente nei tratti che attraversano la vegetazione.
Ne uscì un’avventura, impegnativa per certi versi, ma anche divertente per altri, di cui scrissi e che uscì sulla rete una decina di giorni dopo con il titolo di Gnocc on the rock.

La telefonata
Premessa indispensabile per far comprendere, a chi legge, il ricordo di una telefonata che ricevetti il giorno seguente la pubblicazione dal mio amico Mauro Loss, da Trento.
Ho letto sul sito che sei tornato ancora ai Lastoni di Dro… No te sì ancora stuf de andàr su par quele placche? Tanto par cambiare te pòl andàr con la bicicléta ‘na volta?  ...te va su a piè e dopo te vièn zò de travèrs con
la bicicléta
…”.
Se la rideva Mauro che, oltre ad essere un amico, è un assiduo lettore di intraigiarùn e io non potevo che stare allo scherzo, comprendendo bene la sua meraviglia nel pensare, e chiedermi, che senso avesse percorrere 200 chilometri in auto per andare a salire quelle placche con tante belle pareti raggiungibili sulle quali ci sono vie di maggiore significato alpinistico.
I Lastoni di Dro sono però un buon banco di prova per chi si affaccia all’arrampicata di aderenza, non a caso hanno iniziato ad essere frequentati anche dai corsi di roccia di varie Scuole di Alpinismo ed è per quello che mi ci reco ogni volta che accompagno qualche nuovo amico alle prime armi o che vuole provare l’esperienza particolare
dell’arrampicata in aderenza.

Così, anche dopo l’amichevole “rimprovero” telefonico del mio amico Mauro, ho continuato ad andare con vari amici: nel giugno del 2010 con Marco Cirelli, (figlio di un caro amico ed ex aiuto istruttore dei corsi di alpinismo e roccia degli anni ’80), a inizio maggio del 2011 con Roberto Belletti, al suo primo contatto con l’arrampicata di aderenza, e ai primi di luglio, due mesi dopo, con Gianpaolo Sottili (meglio conosciuto come Gpl), alla sua prima arrampicata in cordata fuori dalle brevi pareti della palestra dei Sassi ai Colli Euganei.

L’idea “balzana”
All’inizio di quest’anno, appena terminato l’inverno, un giorno si ragionava con Gpl sulla voglia di arrampicare che facevano venire le prime tiepide giornate di sole e così il pensiero corse ai Lastoni di Dro e ci dicemmo che, alla prima occasione, avremmo approfittato del nostro status di pensionati per recarci là a metà settimana per evitare possibili affollamenti sulle pareti.
Fu inevitabile ripensare alla telefonata del mio amico Mauro a quel “…te va su a piè e dopo te vièn zò de travèrs con la bicicléta…”; sulle prime mi ci feci un’altra risata, poi pensai che la traversata l’avrei potuta fare davvero, non con la bicicletta e in discesa, ma in salita e in arrampicata collegando in sequenza le vie passando dall’una all’altra.
Fu così che scaricai la foto dei Lastoni di Dro con i tracciati delle quattro vie che li percorrono e provai ad immaginare come avrei potuto fare e disegnai sull’immagine l’ipotetico percorso che avrei seguito partendo da via dei Ciclamini, passando a Sole e Pioggia, traversando a Dimensione Terzo e, infine raggiungendo La prima lezione per i piedi e per questa raggiungere l’uscita della parete.
Guardavo la foto con quella linea rossa, disegnata con il paint, che attraversava la parete in obliquo e più la osservavo più l’idea mi piaceva, c’era solo il problema delle traversate da una via all’altra, ovviamente non protette in quanto gli spit sono presenti solo sulle linee di salita.
C’era però la possibilità di decidere dove traversare e, scegliendo i punti meno problematici, rimaneva solo una traversata un po’ rischiosa, ma con una manovra di corda appropriata pensai che avrei potuto garantire la necessaria sicurezza anche al meno esperto Gpl.
Quando gli comunicai l’idea fu contentissimo, sorrise entusiasta e disse:
Quando andiamo?”.
A metà della prima settimana con due giorni consecutivi di sole” – risposi.
Non c’era bisogno di aggiungere altro con Gpl, il ragazzo con la barba bianca.

La via “composita”
La prima giornata buona fu mercoledì 28 marzo e il ricordo mi è rimasto fissato, oltre che nella memoria, anche su una pagina del mio “diario minimo”, che ricopio qui pari pari.

[Non so esattamente come mi sia venuta l’idea, ma l’ho rimuginata un paio di giorni.
In effetti, i Lastoni vanno bene per cominciare la stagione, ma ti trovi sempre a decidere quali delle quattro vie fare e sai in partenza che una è poco e due vuol dire sorbirsi una doppia razione di quel sentiero di discesa che è tutt’altro che invitante.
Così mi sono pensato la possibilità di farle “tutte e quattro” in un colpo solo, un mix di cui era da verificare la fattibilità perché le traversate sprotette, pur sull’inclinato, non sono il massimo.
Gpl è uno che non si tira indietro e credo che pure si fidi parecchio di me e così, via verso Dro con la “macchinina” della Paola (sua moglie) che è lucida e pulita che sembra appena ritirata dalla Concessionaria.
Partenza su via dei Ciclamini (ma a marzo nelle "fioriere" naturali della parete si trovano le violette e non i ciclamini) di cui abbiamo fatto i primi tre tiri di corda e, all’inizio della placconata, traversata orizzontale verso destra fino a raggiungere la terza sosta della via Sole e Pioggia.
Fatto il primo tiro della placconata e poi proseguito fino al secondo chiodo del tiro seguente, ma con il forte dubbio di riuscire a traversare su Dimensione Terzo di cui non riuscivo a vedere dove fosse la sosta e nemmeno ad individuare un solo chiodo verso cui dirigermi.
Poi mi sono aiutato con la corda e ho traversato verso destra, ho individuato un chiodo più in alto, così ho proseguito e l’ho raggiunto e da questo ho traversato ancora fino a un gruppetto di alberi sui quali ho fatto sosta. Mentre andavo in là, ho pensato che avrei inventato qualche manovra con una delle due corde per far venire Gpl verso di me fino alla sosta senza costringerlo al rischio di un pendolo sulla traversata, perché si lamentava spesso della scivolosità delle scarpette.
Quando è stata la sua volta, lui è salito e, arrivato al secondo chiodo del tiro, senza dire nulla ha sganciato e iniziato la traversata, a dire il vero senza dare l’dea di avere una gran sicurezza, ma è riuscito ad arrivare “quasi” al chiodo di Dimensione Terzo e, solo allora, è partito in pendolo ma riuscendo a controllare il tutto abbastanza bene.
Risalito al chiodo ha sganciato ed è arrivato in sosta e a questo punto ho pensato che la mia idea di una “traversata” che toccasse tutte le quattro vie della parete oramai era cosa fatta.
Così sono ripartito, sono arrivato a riagganciare il chiodo e da quello ho iniziato ad obliquare verso destra dove la parete cominciava a presentare zolle di erba pensili e alberetti, fino a fare sosta su una buona pianticella. Lì ho visto che era fatta, perché ero nella zona di roccia molto lavorata e sarebbe stato bello andare su in obliquo puntando ad un chiodo che si vedeva in quanto presentava un fiocco fatto con un nastro bianco per renderlo visibile da lontano.
Pur essendo palesemente facile, ma non proteggibile in nessun modo, ho preferito essere prudente e così ho traversato basso per un tiro di corda e raggiunto uno spit con anello sul quale ho fatto la sosta.
Non rimanevano che i tre tiri finali di Prima lezione per i piedi, quelli che mi avevano tenuto con le orecchie dritte (specie il penultimo) nella salita con il bagnato fatta assieme a Cristina, Rita e Giusy e me li sono fatti in tranquillità seguito da Gpl, arrivando alla sosta dove si trova il libretto di vetta e da cui inizia il sentiero di discesa.
Tempo impiegato per la salita circa tre ore, effettuato undici tiri di corda (tre di Ciclamini, uno breve in traversata, uno e mezzo di Sole e Pioggia, neanche mezzo di Dimensione Terzo, uno completo in traversata, tre di Prima lezione per i piedi), sviluppo calcolato in 450 metri.
La via l’ho fatta con le vecchie Mariacher risuolate, lo zaino sulla schiena e dadi e friends (di cui usato solo uno) oltre a svariati cordini.
Nome pensato per la via composita: “La prima lezione sulla dimensione dei ciclamini che stanno al sole e pioggia”. Che altro dire? Ci siamo proprio divertiti.]

Da cosa nasce cosa
Mi ero divertito a tracciare al computer, con il paint, il percorso che avevamo seguito; avevo segnato tutte le soste effettuate, notando che l’unica differenza di tracciato consisteva in quel pendolo a corda che avevo ipotizzato in fase di studio e che non avevamo fatto traversando direttamente in arrampicata senza l’aiuto di nessuna corda.
Osservando quella riga rossa traversare tutta la parete dei Lastoni di Dro mi è venuto naturale pensare alla possibile traversata da fare partendo, questa volta, da destra verso sinistra e così ho provato ad immaginarne la fattibilità e ne ho disegnato un ipotetico tracciato con una linea gialla e immediatamente sono rimasto colpito da quella enorme “X” che ne risultava.
Il pensiero è subito corso alla serie televisiva “X FILES” e la fantasia mi ha suggerito il nome da dare all’idea delle due traversate: così è nato il progetto “Lastoni di Dro crossing X files”.
Era naturale pensare di completare l’idea assieme a Gpl ma lui, nel frattempo, aveva iniziato una terapia per curare un fastidioso dolore a un ginocchio, ed era in attesa di esami per accertare la causa del problema e temevo mi potesse dire di no.
Lui, al contrario, non batté ciglio quando gliene parlai, ma più semplicemente disse:
Se prendo un antidolorifico il giorno prima, riesco ad arrampicare, quindi basta che mi avvisi, così mi organizzo e poi possiamo andare”.
Rimaneva solo da attendere un giorno di parete ben asciutta a metà settimana.

Si completa il crossing X files
A dire il vero il tempo ci fece un po’ arrabbiare, sembrava facesse apposta a mandare piogge di mercoledì, ma alla fine la giornata arrivò ed era arrivato anche venerdì 18 maggio.
Immaginavamo che non saremmo stati soli sulla parete, come era stato la volta precedente, ma partendo presto calcolavamo di poter realizzare il nostro progetto senza interferire con altre cordate impegnate sulle vie che noi avremmo dovuto attraversare.
Ci preparammo in velocità e ci avvicinammo svelti alla parete, ma all’attacco di Prima lezione per i piedi c’era già una guida con una cliente; erano pronti a partire e noi ci accodammo tranquilli che, tanto, avremmo ben presto… cambiato strada.
Al terzo tiro di corda era già ora di effettuare la prima traversata per raggiungere Dimensione Terzo, ma le due vie sono talmente vicine e la parete così ben lavorata che non ci sono problemi di assicurazione e la conformazione della via raggiunta prevede già di suo, dopo un tiro di corda, una traversata obliqua di una sessantina di metri che ci avrebbe portato nei pressi di Sole e Pioggia.
Arrivai praticamente allo stesso punto di sosta utilizzato la volta precedente, cioè alcuni robusti alberetti, e da lì si sarebbe trattato di “inventare” la traversata sulla liscia placconata al fine di raggiungere la linea degli spit della via Sole e Pioggia.
Intanto, alla base della parete, avevamo visto arrivare qualche auto di arrampicatori, e sotto di noi sentivamo vociare in mezzo alla vegetazione e, infine, ecco spuntare la prima cordata impegnata sulla via sulla quale avremmo dovuto spostarci.
Calcolai di avere un vantaggio sufficiente per effettuare la traversata, ma non per impostare un pendolo come avevo immaginato in fase di programmazione.
Appena arrivato Gpl, iniziai a traversare cercando il tratto più rugoso e, con molta attenzione, arrivai agli spit e potei proseguire veloce verso l’alto fino alla sosta della via Sole e Pioggia.
Intanto i due sulla nostra stessa via avevano raggiunto la sosta sottostante e si erano seduti a parlare e a guardare la valle, indicando in lontananza le pareti verso altre zone di arrampicata.
Vista da sopra la traversata mi sembrò più lunga di quando l’avevo fatta poco prima arrampicando e sperai che Gpl non si facesse impressionare da quel tratto di corda in orizzontale senza nessun rinvio.

Lo osservai attentamente e ad ogni passo che faceva ero sempre più contento che il pendolo si accorciasse, dovevo solo richiamarlo perchè non si alzasse verso l'alto (come cercava di fare istintivamente) ma che stesse orizzontale, cioè là dove la roccia era più lavorata e presentava piccole concavità.
Successe esattamente come per la traversata di due mesi prima, agli ultimi tre metri cominciò a sentire lo stress, si disunì nei movimenti e, infine, anche stavolta fece un breve pendolo “controllato” e si trovò appeso sulla verticale dello spit su cui erano rinviate le corde.
Ero molto contento perché sentivo che era fatta anche questa perché la traversata su via dei Ciclamini sarebbe avvenuta al tiro seguente in un tratto di roccia più facile e lavorato.
Percorremmo gli ultimi tre tiri di corda in tranquillità e allegria gustando la soddisfazione di quel progetto un po' matto che ci era piaciuto portare a termine.
Anche stavolta avevamo impiegato circa tre ore di tempo, però con nove tiri di corda, calcolando di avere percorso 430 metri di sviluppo, un poco meno dell'altra traversata.
Quando arrivammo al contenitore del libro di vetta ci accorgemmo che il notes non c'era e ci dispiacque non poter lasciare traccia della nostra seconda "mattata", così come avevamo fatto per la prima.
Quella fu solo la prima delle sorprese di quella giornata, perchè quando arrivammo alla "macchinina" della Paola, Gpl cercò le chiavi dell'auto nella tasca dei pantaloni, ma senza trovarle, perchè le aveva perdute. Ma questa è tutta un'altra storia e... chissà se un giorno mi verrà voglia di raccontarla perchè, anche nelle storie apparentemente più strane e contrarianti, alla fine (e a distanza di tempo) si trova sempre qualcosa di cui sorridere.



Riassunto delle vie tracciate sui Lastoni di Dro (da destra verso sinistra guardando la parete), con il nome del primo salitore, data di apertura, sviluppo e difficoltà (come espressa dai primi salitori):

 

La prima lezione per i piedi - Heinz Grill - 2 ottobre 2008 - 360 metri - II in prevalenza e due passi di III+

 

Dimensione terzo - Mario Brighente - 2 e 9 dicembre 2007 - 380 metri - 3/3+ (in prevalenza) e 4

 

Sole e pioggia - Mario Brighente - 1 e 3 maggio 2008 - 365 metri - 4b (in prevalenza) e 5a

 

Via dei ciclamini - Mario Brighente - 22 novembre 2009 - 360 metri - 4 e due tiri di 5a con passo di 5b

 

 

 


Per quanto riguarda i due percorsi descritti
nel racconto sono da consigliare soltanto se in parete non vi sono altre cordate e se si ha voglia di movimentare un poco la propria giornata di arrampicata.

 

Composita (traversata da sinistra a destra) - 28 marzo 2012 - 450 metri - Gabriele Villa e Gianpaolo Sottili

Crossing to left (traversata verso sinistra) - 18 maggio 2012 - 430 metri - Gabriele Villa e Gianpaolo Sottili
 

Gabriele Villa
Lastoni di Dro crossing X files
Ferrara, 5 agosto 2012