Un mercoledì da leoni ... di sabato

di David Zappaterra


I progetti non sempre vanno come si vorrebbe, ma non è detto che non possano soddisfare le nostre aspettative.
Studiamo un weekend ‘arrampicatorio’ di più giorni: l’idea era partire venerdì sera dopo il lavoro, dormire per boschi ai piedi delle Grandi Placconate del Brento ad Arco di Trento, per poi affrontare la famosissima via del Boomerang e, il giorno dopo, se ne avessimo avuto ancora il coraggio, affrontare una via più breve, sempre lì in zona.
L’idea era piaciuta anche ad altri amici liberi il venerdì e il sabato…
Ma si sa che il meteo spesso mira a cambiare i nostri progetti.
Ci ritroviamo così a consultarci via messaggio per tutta la settimana sull’arrivo del maltempo, guardando diversi siti web con discordanti previsioni sul meteo: infatti, di mercoledì il fine settimana sembra migliorare, poi no, danno pioggia, e poi ancora sole, ma nel pomeriggio di giovedì la previsione torna a peggiorare, turbini, saette e cicloni vari, e così via fino al famigerato venerdì … i due colleghi, visto il meteo alla "ma che cazz..", rinunciano e decidono di partire direttamente il sabato per fare eventualmente una via più breve.
In effetti, anche a me l’idea di fare due ore di auto per poi dover buttare all’aria i piani non va, ma non vorrei nemmeno rinunciare a una sana "razzolata" fuori porta. Che fare?

Guardo un itinerario che avevo già percorso, in parte, durante le ferie estive sui colli Marchigiani, nulla a che vedere con l’idea iniziale, ma sono sicuro che tutta l’avventura in generale non deluderà le nostre aspettative.
Il giro prevede un avvicinamento di un paio d’ore su una cresta abbastanza esposta in un ambiente suggestivo, e una parte da percorrere in arrampicata che si impenna, con alcuni passaggi abbastanza impegnativi.
E così venerdì sera si parte … ovviamente, oltre al meteo, anche il lavoro e altre scaramucce varie cambiano le carte in tavola, e cosi, invece di partire nel tardo pomeriggio, ci troviamo a partire in tarda, o meglio, tardissima serata. L’arrivo in zona è ad un orario quasi improponibile, ci troviamo infatti a montare la tenda in un campo alle due di notte, ci infiliamo svelti nei sacchi a pelo e via a cercare di dormire a più non posso.
La sveglia è puntata alle 6:30 circa e visto che non sappiamo bene come sarà tutta la girata, è meglio anticipare che ritardare, inoltre non vorrei mai essere impallinato dal proprietario del terreno in cui stiamo campeggiando.
Così smontiamo velocemente la tenda e in auto ci spostiamo nel piazzale, descritto nella relazione, dove poter parcheggiare.
Qui tiriamo fuori tutto l’occorrente per una fugace colazione: moka per il caffè, biscotti, qualche pasta e addirittura un tavolino; inutile dire che le poche persone che passano di li in auto in quel momento guardano molto perplesse le due losche figure pasteggiare sedute in mezzo al piazzale ghiaiato con miriadi di aggeggi alpinistici buttati qua e là attorno a loro; a noi, invece, sembra di essere nell’hotel più lussuoso mai visto!!
Radunato tutto e fatta la selezione dei materiali per la giornata, si parte.

Un breve tratto di asfalto ci accompagna verso il sentiero che parte poco più distante, poi una traccia ben segnalata ci condurrà, in una quarantina di minuti, al bivio che svolterà verso la cresta del Catria, ben visibile anche a distanza. Da qui cominciano i primi salti di roccia, qualche passaggio fra boschi, finché la cresta non si fa sempre più affilata ed esposta, oltre tutto soffia spesso un vento che ci aiuta a non sentir caldo, ma che su alcuni tratti disturba l’equilibrio. Il paesaggio che si apre sotto di noi è indubbiamente bucolico, le morbide colline boscose e la scarsa presenza di civiltà rasserenano l’animo.
Proseguiamo così per un’altra oretta fino ad un ripido canale terroso da discendere prestando molta attenzione, dove fortunatamente siamo aiutati da alberi e massi ben saldi nel terreno. Un altro tratto di cresta con brevi attraversate da compiere in arrampicata e finalmente ci troviamo nello spettacolare anfiteatro alla base del Corno del Catria, dove sul lato sinistro parte la nostra via “Un Mercoledì da Leoni” .
Solita morra cinese per scegliere in maniera imparziale chi si becca la partenza e la fortuna bacia me; Lorenzo scherzando dice che secondo lui baro e così facendo mi ritrovo sempre i tiri di corda migliori … in effetti, da quando arrampico con lui, spesso accade questo, ma con la morra non si può imbrogliare ...
Scherzi a parte, mi preparo per la partenza, con noi abbiamo tutto, non conoscendo bene lo stile degli apritori del posto, abbiamo preferito non risparmiare sul materiale per non incorrere in brutte sorprese, così bello carico parto.
I primi passi sono atletici e abbastanza in aderenza, poi comincia un meraviglioso diedro fessurato con alcuni passaggi da leggere bene.
Uscito dal diedro con un passaggio abbastanza difficile, la via piega leggermente verso sinistra, affrontando una placca ben articolata, ma che si fa via via più verticale e con roccia da testare bene.
Per arrivare alla sosta è stata inserita una catena che agevola l’uscita dalla placca per evitare di far cadere dei sassi sul proprio compagno, visto che la parte terminale è costituita da un canalino ghiaioso e abbastanza inclinato.

Il secondo tiro tocca a Lorenzo, si prosegue a fil di cresta su rocce articolate e un po’ instabili fino a raggiungere un breve psicotraverso, che condurrà finalmente ad una bella placca articolata, sicuramente più salda.
Da qui noto due persone che ci osservano dalla cresta percorsa prima dell’attacco: saranno gli unici esseri umani che vedremo fino a fine avventura; arrivato in sosta Lorenzo rincara la dose sul fatto che il tiro più bello era stato chiaramente il mio… ed ora?
Ora sopra di noi si apre un breve e agevole camino.
Con alcuni passi verso sinistra si attacca una parete con salita molto logica, ma non banale: in alcuni tratti i passi sono quasi obbligati e serpeggiano fra le rocce, poi un breve traverso sotto un tettino mi riporta nuovamente sulla splendida placca da affrontare sempre obliquando verso destra.

Con passaggi abbastanza obbligati, ma di facile intuizione, salto la sosta a metà tiro, così come indicato dalla relazione e proseguo verso il fondo di un diedro che mi condurrà al terrazzino dove è situata la sosta.
Qui mi ritrovo a dover adottare alcuni stratagemmi per proteggermi, visto che avevo quasi finito il materiale e non riuscivo ad intuire quanto lungo fosse ancora il diedro, inoltre avevo già sfilato una cinquantina di metri di corda, così, con alcuni barbatrucchi, mi ritrovo a breve sull’ampio terrazzino dove era situata la sosta.
Inutile dire che, una volta in sosta, il buon Lorenzo mi rimprovererà nuovamente di essermi beccato un altro tiro bellissimo e non mi rimane che dargli ragione…

Nel mentre, sopra le nostre teste, abbiamo la straordinaria fortuna di veder volteggiare per un paio di volte una meravigliosa aquila reale che purtroppo non avremo la fortuna di immortalare; verrò poi a sapere che li nelle vicinanze, nella forra delle aquile, ne vive proprio una coppia da circa trent’anni.
Ora torniamo con i piedi per terra, o meglio per roccia, e tocca nuovamente a Lorenzo che per sua sfortuna si ritrova nuovamente ad affrontare una bella placca seguita da una cresta con rocce smosse ed alcuni passaggi delicati … dopo poco chiama sosta, affronto gli ultimi passi e fotografo da quel punto panoramico, parte della cresta percorsa in mattinata.
Sulla cima del Corno del Catria si apre un panorama meraviglioso, sicuramente molto diverso da quello a cui siamo abituati; si notano qua e là pochi borghi medioevali attorniati da ettari di boschi e, solo in alcune zone, rare costruzioni moderne, qui il tempo sembra essersi fermato e non credo che questo sia un male. Ovviamente arrivati in cima, congratulazioni, strette di mano e si beve qualche cosa. Una volta ricomposti gli zaini e dopo un breve ristoro ci mettiamo alla ricerca del sentiero di discesa: la relazione parla di proseguire per cresta e poi affrontare un ripido sentiero con alcuni tratti esposti, ed effettivamente guardandoli dall’alto non ispirano gran fiducia, quindi decidiamo di provare a calarci lungo l’Anello Alpinistico Castellani. Così facendo, con tre comode corde doppie, ci troviamo vicino al percorso fatto al mattino … da qui il tutto è già conosciuto e, a parte qualche nube che sembra annunciare temporale, non abbiamo grossi problemi a raggiungere l’auto … qui nuovamente accumulo del materiale alpinistico nel piazzale per le divisioni di routine, ed ecco le solite quattro persone che, passando in auto, sembrano aver pietà di questi due zingari venuti da chi sa dove e per fare chi sa che cosa…
A conclusione di questa bellissima girata, grazie all’ospitalità dei nostri amici ferraresi che si trovavano in zona, nella loro graziosissima casa presso un paesino di ex minatori chiamato Cantarino, abbiamo deciso di prolungare di un giorno la nostra permanenza … e quindi? ... festa anche con gli amici del posto, cibo locale e buon vino, solita ospitalità marchigiana e, ovviamente, per non civilizzarci troppo, dormiremo, non nel comodo letto a noi offerto, ma bensì in tenda, nel giardino dei nostri amici, fra noci e fichi per assaporare fino all'ultimo questa bellissima gita “fuori porta”.

David Zappaterra
Un mercoledì da leoni ... di sabato
Corno del Catria, 28 aprile 2018

 


Nota finale di David Zappaterra con schede a cura della redazione

Gruppo: Appennino Marchigiano-Monte Catria 1.701 metri. Cima: Corno del Catria 1.185 metri.
Via: Un Mercoledì da Leoni - Versante: Sud
Aperta da: Castellani e Gnucci nel Maggio 2000 riprendendo un itinerario di Castellani-Marra-Vampa del 1964 che partiva dal cengione erboso a metà parete.
Relazione utilizzata: www.cairimini.it