Punta Dallago: via della Vipera ... con meno veleno

di Gabriele Villa


Una indispensabile premessa spazio-temporale. Verso la fine degli anni '90 uscirono in libreria due volumetti con la raccolta di relazioni di vie di arrampicata dichiarate di "media difficoltà", erano firmate dal veronese Eugenio Cipriani e si chiamavano "Oltre la folla" e "Arrampicare nel cuore delle Dolomiti".

Fu grazie a quei due libricini che allargai le mie frequentazioni, prima verso i Bastioni di Formin e alcune cime minori in zona Falzarego e Giau, in seguito soprattutto in zona Nuvolau e Averau, in particolare alla Croda Negra. Soprattutto quest'ultima mi era piaciuta per il suo avvicinamento "dolce" attraverso prati verdi, il bel panorama all'intorno con la Marmolada e il Civetta a rubare la scena, e gli itinerari mai troppo difficili con un tratto iniziale di roccia stupenda, quello centrale facile per erbe e roccette, il salto finale verticale che conduceva alla cima.
Inoltre le vie erano ben protette a spit, quantomeno nei tratti impegnativi, inoltre tutte le soste erano attrezzate; per me che, in quegli anni arrampicavo spesso con persone poco esperte o allievi appena usciti dai corsi di roccia la cosa risultava assai comoda e mi dava tranquillità, quindi la Croda Negra divenne meta spesso frequentata.
Forse, a questo punto, una domanda sorge spontanea: che c'entra la Croda Negra con la Punta Dallago?
C'entra ... c'entra perchè il rientro a Fedare dalla Croda Negra lo facevamo scendendo nel canalone che oggi è occupato dai piloni della seggiovia di collegamento degli impianti sciistici delle 5 Torri con quelli di Passo Falzarego e del Col Gallina, mentre allora era un angolo di natura ancora intonso e lo preferivamo quasi sempre alla discesa a corde doppie nel canale che riportava nelle vicinanze del punto di attacco delle vie da cui eravamo partiti.
Quel sentiero passava proprio sotto una paretina di bella roccia, talmente bella che avevamo provato un paio di volte a salirla, così per curiosità senza conoscere né il nome della cima e nemmeno se vi fossero vie a percorrerla, alla fine scendendo a corda doppia per rientrare a Fedare.

Solo nel 2005, quando uscì in libreria la guida di Mauro Bernardi, "Arrampicare a Cortina d'Ampezzo e dintorni" (prontamente acquistata), scoprii che la via, della quale avevamo salito solo il tratto iniziale, corrispondeva alla "Vipera", aperta nel 1969 dalla cordata di Franz Dallago e Giorgio Peretti. 
Il 15 ottobre del 2006, con l'amico Davide "Obelix", ci presentammo per la prima volta con l'intenzione di arrivare a completare la scalata di quei 145 metri di bella parete, cercando anche il cordone che avevamo lasciato per scendere in corda doppia tempo prima, ma senza trovarlo. 
Ci era piaciuta quella "vietta", anche se poco chiodata, soprattutto nel tiro iniziale, il più impegnativo anche se non difficile, mai sopra il IV grado, come del resto evidenziava con precisione lo schizzo del Bernardi.  


Passaggio da "interpretare"                 Diedro del terzo tiro                     Caminetto in spaccata

Cinque lunghezze di corda che presentavano caratteristiche diverse tra loro, quindi adatta per mettersi alla prova nelle varie tecniche alpinistiche senza un eccessivo ingaggio: una parete iniziale verticale con un breve strapiombo, un passaggio da "interpretare" all'inizio del secondo tiro, un diedro obliquo nel terzo tiro in cui saper usare l'equilibrio e l'aderenza dei piedi, una rampetta facile che adduce a un camino di una ventina di metri da affrontare con tecnica di spaccata, da ultimo un muretto ancora verticale con progressione obliqua verso sinistra e un piccolo strapiombo da superare in bella spaccata. Adatta alle giornate di tempo incerto con temporali annunciati nel pomeriggio, nei quali è bene non trovarsi in parete e anche avere vie di discesa rapide e senza corde doppie. 
In una nota del 2012 trovata in rete, ecco una conferma di quella nostra lontana impressione:
"Una via tanto bella quanto dimenticata, in parte a causa della vicinanza di due imponenti vette quali l'Averau e il Nuvolau che offrono vie molto più lunghe. Bella salita, su via poco conosciuta e pertanto meno frequentata delle vicine vie presenti sulla Croda Negra. La via è attrezzata a chiodi."

Evoluzione, o involuzione, di una via di arrampicata. I primi giorni del mese di agosto, parlando con una coppia di amici arrampicatori di Savona, con i quali ci ritroviamo ogni anno a Fedare, capitò di parlare della via della Vipera e così sono venuto a sapere da loro che era stata riattrezzata completamente con fix di passaggio e anelli alle soste. Una volta a casa mi sono messo a cercare notizie su internet ed ecco la conferma in una relazione, comprensiva anche di schizzo "attualizzato", da parte di un autore ignoto.

[Perfetta per iniziare ... la via della vipera! - Pubblicato il 2 agosto 2018. Autore: Unknown. Il nome non deve far intimorire, si tratta di una bella via su roccia buona, breve, comoda, ben attrezzata e mai difficile ... cos'altro desiderare se si è alle prime esperienze da primi di cordata, o se la meteo non ci garantisce più di un paio d'ore di tranquillità? Insomma una via breve e divertente che grazie ad una recentissima "revisione" della chiodatura si propone oggi come particolarmente adatta a chi muove i primi passi nel mondo dell'arrampicata su vie di più tiri! Le soste, ad eccezione di quella alla base del caminetto del quarto tiro, sono tutte spittate; lì comunque (alla base del quarto tiro) c'è un bel chiodo e con un nut si risolve tranquillamente il tutto ... almeno un qualcosina di alpinistico ce lo vogliamo mettere? Lo spit sul camino si può tranquillamente evitare, preferendo il chiodo sulla sinistra, ma sono dettagli; così come si presenta oggi, l'itinerario è davvero ideale come "palestra a più tiri"! E cosa vogliamo dire della "casetta" del libro di via? Un capolavoro!!! Insomma noi ieri ci siamo stati con il buon Giorgio Peretti, compagno di Franz Dallago nell'apertura della via e ci siamo proprio divertiti! La relazione aggiornata è tratta dall'ormai imprescindibile "Bernardi" ... "Arrampicare a Cortina d'Ampezzo e dintorni - DOLOMITI", edizioni Athesia, a cui si rimanda per ogni altro dettaglio (avvicinamento, discesa, ecc.)]
 
Una vipera ... con meno veleno, verrebbe da dire prendendo spunto dal nome della via, "addomesticata" per dirla con altra terminologia adottata in alpinismo per identificare percorsi difficili le cui difficoltà tecniche (e di rischio soprattutto) vengono ridotte aumentando la chiodatura rispetto a quella dei primi salitori.


Sosta stile anni '90                                         Sosta con anelli del 2019

A mio parere la chiodatura non è stata "revisionata", bensì stravolta e una piccola ma interessante via con valenza alpinistica (ovvero chiodata tradizionalmente con chiodi classici) è stata trasformata in via a carattere "sportivo", come succede nelle vie di falesia o di "palestra" di bassa quota, come si diceva una volta. 
Dico sinceramente che a distanza di tredici anni da quando l'ho salita per la prima volta e all'alba dei miei "..ettantuno" anni, mi ha fatto anche comodo la chiodatura nuova, ma avrei perso volentieri anche un'oretta in più per piazzare dadi o friends per integrare la protezione e migliorare la sicurezza dell'arrampicata.
Del resto, anche il commento riportato sopra ammette (pure se non esplicitamente) che alla via della Vipera non è rimasto nulla di alpinistico e lo spit posizionato nel camino è talmente superfluo che, se si arrampicata in spaccata, si è girati in modo che nemmeno lo si vede (come è successo a me) perchè si trova sulla parete di lato e dietro di noi, ma non se ne sentirà la mancanza perchè probabilmente avremo appena piazzato facilmente un friend in una buona fessura un metro sotto. Al di là delle mie considerazioni etico-alpinistiche, la via della Vipera rimane una bella arrampicata e queste note hanno solo l'intenzione di confermarlo, aggiornando lo stato della situazione. 

A completare l'ammodernamento della via, quella "casetta" del libro di vetta citata nella relazione riportata sopra.
Beh, una realizzazione che pare molto in linea con lo stile della zona nella quale si sta arrampicando che ha come capoluogo, ricordiamolo per i più distratti, la vicina Cortina d'Ampezzo.
La troverete alla quarta sosta della via, della quale, nella foto di sinistra, si possono notare gli anelli.
Rimarrà da salire un tiro di corda per arrivare alla vetta, poi la discesa si effettua per tracce di passaggio sul versante opposto quello di salita, fino a raggiungere la forcella Averau e per sentiero si procederà fino all'omonimo rifugio, poi scendendo per la pista da sci e la strada sterrata si rientra alla conca di Fedare, se non si sarò preferito utilizzare la seggiovia biposto.

Gabriele Villa
Punta Dallago: via della Vipera ... con meno veleno
Ferrara, settembre 2019