Un'estate in Appennino: i Lagoni e il parco dei Cento Laghi
di Giovanni Preghiera
Quando ho letto l'intervento del Presidente Generale del CAI mi ha
colpito un passaggio ripetuto due volte "approccio o fruizione
sostenibile della montagna".
"Bene. - mi sono detto - Allora diamoci da fare usciamo dalle
solite rotte, puntiamo al Parco dei Cento Laghi, nell'Appennino
Parmense."
Questo interesse nasce dalla mia passione per le montagne minori, quelle
dove mai penseresti si possa arrampicare. Se poi ci metti dentro due
buoni anni di pandemia, con le limitazioni regionale che abbiamo avuto,
allora è presto fatto. Si va verso Parma. La zona in particolare è
quella dei Lagoni e del Lago Santo.
Bellissima zona per camminare, ci sono foreste molto fitte, laghi
glaciali, praterie in quota e tanti torrenti.
Questo lo scenario, però, cosa non banale, tante pareti da scalare.
Ci sono lisce placconate levigate dal ghiacciaio che scendeva verso
valle.
Si può salire su bellissimi itinerari di cresta, falesia a monotiri e
alcune pareti grandi e verticali.
Insomma una grande varietà con la quasi certezza di incontrare
pochissime persone e in parete non si fa la fila.
Negli ultimi anni ci sono andato diverse volte, sempre riportando una
bella soddisfazione.
Giugno 2022.
Partiamo dalla "bassa" in una
mattinata che annuncia il solito gran caldo.
Arriviamo al rifugio Lagoni
usciamo dalla macchina e troviamo nuvole basse, vento freddo e 13 gradi.
˙
Via molto
particolare, si sviluppa in una gola dove scorre il torrente Parmetta.
Questa via è sempre al riparo dal vento e dalla nebbia del crinale, ha
una arrampicata abbastanza semplice, di aderenza sul lato destro del
torrente: sono quattro o cinque tiri.
Si raggiunge scendendo la strada di accesso al
Rifugio, dopo qualche centinaia di metri si notano dei bolli rossi sugli
alberi. Si seguono i bolli che entrano nel bosco e arrivano nella parte
alta di un canale che scendendo porta al torrente, si risale la gola
seguendo la chiodatura ottima a tasselli.
Usciti dalla via si risale il
bosco, bolli rossi, fino alla strada e poi al rifugio.
Luglio 2022.
Si torna al
rifugio Lagoni e questa volta andiamo al monte Scala via Amico mio.
Saliamo il sentiero a destra del lago Gemini fino ad arrivare al lago Scuro.
Poi si arriva al passo della Fugicchia, da lì si scende a sinistra sul
versante nord.
L'attacco è all'inizio della parete partendo da destra.
Via stupenda su ottimo macigno, non banale con un tiro in alto da fare
con attenzione.
La via conta cinque tiri difficoltà massima di 6° grado,
protetta molto bene a tasselli.
La discesa è diretta e ripida fino al
bosco sopra il lago Scuro e poi al Rifugio.
Agosto 2022.
Siamo ancora al
rifugio Lagoni. La nostra meta stavolta è il monte Pumaccioletto, la via
è Savw 2000.
Dal rifugio si risale il sentiero a sinistra del lago
direzione Sella Pumaccioletto.
Poco prima di arrivare alla sella si
risale il pendio erboso sotto la parete ovest.
Sono quattro tiri, noi abbiamo
fatto per errore la variante Sasso Volante, via molto bella su macigno
perfetto non banale con difficoltà di 6° grado abbondante per fortuna
chiodata perfettamente.
La discesa si svolge in un bosco di faggi
stupendo fino al rifugio.
Settembre 2022.
Questa volta andiamo a Civago
alla Lama del Dolo.
La via si chiama La Spada del Dolo, parte
direttamente dalla riva del torrente Dolo.
Si arriva all'attacco
partendo poco oltre la galleria dell'Amorotto, sentiero molto ripido.
La
via si svolge su una grande placconata, la roccia è un macigno
fantastico, molto articolato, mentre si arrampica sembra impossibile
essere in Appennino.
Via non banale con un tiro finale impegnativo e un
passaggio per me veramente duro, difficoltà massima di quasi 7°grado,fortunatamente chiodata alla perfezione.
Il posto è
spettacolare, la discesa è praticamente nulla, si arriva a pochi metri
dalla strada.
Ottobre 2022.
Stavolta andiamo al Passo della Futa. Sembra
impossibile arrampicare in mezzo a quei boschi.
I toscani hanno
recentemente aperto due vie sul Sasso di Castro chiamando la parete
Pilastro Ucraina, le vie si chiamano Donbass e via Degli Istruttori. Noi
saliamo la via Donbass.
Avvicinamento semplicissimo dal Passo si scende
verso Covigliaio, all'incrocio per Fiorenzuola si svolta a
sinistra, qualche tornante e si arriva praticamente sotto la parete.
La
roccia è Ofiolite di pessima qualità, si sviluppa su otto tiri, è
difficilmente consigliabile a meno che non si conosca già cosa vuol dire
arrampicare su questo tipo di roccia quando è molto
brutta.
Fortunatamente la chiodatura è ottima a tasselli, e il posto veramente
bello e insolito.
La discesa si svolge in un bosco stupendo, poi si
risale la strada per qualche chilometro.
Giovanni Preghiera
Un'estate in Appennino: i Lagoni e il parco dei Cento Laghi
Cento (Ferrara), estate/autunno 2022
I Lagoni e il parco dei Cento Laghi
I monti e le vallate del Parco dei Cento Laghi hanno un aspetto fresco e
parlano con la voce dei torrenti e dei laghi di montagna di cui sono
ricche. Le maestose foreste di faggi e aceri ospitano i lupi e i cervi,
ma anche le streghe e i folletti così bene raccontati dallo scrittore
Mario Ferraguti.
Un ottimo punto di partenza per scoprire il parco è il rifugio Lagoni:
vi si arriva in auto da Corniglio, continuando per Lagdei e seguendo una
lunga strada sterrata, non molto diversa dalle antiche vie che si
percorrevano a cavallo o in carrozza.
Provenendo da Est, da Monchio delle Corti, la strada si fa addirittura
avventurosa, perdendosi in chilometri di tornanti sterrati e
serpeggianti tra immense foreste, che salgono al Passo della Colla per
poi ridiscendere al rifugio. Per chi frequenta gli assolati versanti
meridionali dell’Appennino il paesaggio che si apre presso il rifugio è
così insolito da far credere di essere in qualche vallata della Scozia o
della Scandinavia piuttosto che non lontano da Parma: di fronte al
rifugio un grande lago di origine glaciale si insinua ai piedi delle
montagne che svettano più sopra, a volte con morbidi crinali e a volte
impennandosi in creste rocciose.
Questo è il primo e il più grande dei
due laghi conosciuti come Lagoni, che danno il nome al rifugio.
Il rifugio è una grande costruzione in pietra, completamente immersa
nella faggeta.
Ha sia camerette che camerate di varie dimensioni e una
grande sala da pranzo dall’aspetto antico e magico: sul camino sta un
grande ritratto di gnomo che sembra essere lì a prova evidente che
questi sono incontri frequenti da queste parti; accanto stanno altri
oggetti misteriosi, funghi giganti, un pupazzo di stregone o forse lo
spirito dei boschi, libri e pitture. Una parete è interamente dipinta
riproducendo il bosco che realmente circonda la stanza.
I Lagoni sono base per tutte le camminate verso i laghi e le cime; qui
fanno tappa anche i numerosi climber che godono dell’incredibile varietà
di vie e monotiri con cui sono state attrezzate le placconate di
arenaria.
Al rifugio, oltre ai gestori, vive Malavita che è il cane più tranquillo e timido che si possa
immaginare.
Il sentiero dei laghi
Dal rifugio si possono seguire vari sentieri. Un percorso breve e
remunerativo segue il segnavia 711, costeggiando sulla destra il grande
lago del rifugio. Si inoltra, sempre ben segnalato, nella faggeta,
salendo abbastanza rapidamente e attraversando alcune zone di antiche
frane.
Dopo una mezz’ora di cammino a velocità bambino si arriva al “dorso di
balena”, un dosso di roccia piallata dagli antichi ghiacciai dell’ultima
glaciazione, 15 mila anni fa. La roccia è perfettamente liscia e a ben
guardare si vedono ancora le striature lasciate dallo scorrere del
ghiaccio. Ogni tanto c’è un buco, così precisamente scavato da sembrare
opera dell’uomo: sono le marmitte, delle cavità create dai torrenti di
scioglimento degli antichi ghiacciai; l’acqua turbinosa usava i ciottoli
come punte di trapano e nel giro di millenni ha lavorato la roccia
scavando questi fori perfettamente circolari. Il sentiero prosegue ora
più regolare fino a un cartello.
A destra c’è l’indicazione per il Lago Nero, che si
raggiunge con altri cinque minuti di salita: è un bellissimo lago di
color verde scuro perfettamente incastonato nella corona di pareti a
picco e folti boschi di faggio.
Per i bravi camminatori è una ottima
pausa rinfrescante, per gli altri è di per sé una bellissima meta dove
sostare per un picnic, con i piedi in acqua, prima di ridiscendere.
Al precedente cartello di può anche seguire a sinistra le indicazioni
per la Capanna del Lago Nero.
Il sentiero percorre un valloncello ampio
e piatto, pieno di piante di lamponi e comodissimo anche per i bambini
più affaticati che qui, nell’aria fresca delle alture, potranno
finalmente riposarsi o correre senza pericoli.
In fondo alla valletta, a dieci minuti dal cartello iniziale, c’è la
Capanna del Lago Nero, un alpeggio ristrutturato a bivacco e noto
soprattutto per la fonte d’acqua freschissima.
Volendo, da qui si continua a seguire il sentiero 711 per tornare al
rifugio Lagoni, altrimenti si torna indietro lungo il sentiero di salita
per giungere sempre al rifugio.
(Questo testo è stato tratto dalla rete. NdR)