Translagorài ... finalmente !!!


di Francesco Pompoli


ANTEFATTO
E’ sabato pomeriggio prima di Pasqua, oggi la giornata è stata stupenda, sveglia alle 4 e splendido giro con gli sci sulle Pale di San Martino, da Rolle per Travignolo, Vezzana, Val Strutt, Bureloni, Farangole, Mulaz e giù fino a Falcade … quasi 1800 metri di dislivello in salita e 2600 metri di discesa con neve splendida !

Sento la meteo dopo una bella doccia, con quella strana sensazione addosso… se proprio sarà brutto avrò una scusa per tirare il fiato e non buttarmi subito in una nuova avventura ...

In fondo gli anni passano ed i recuperi si fanno più lenti, però so anche che questo progetto è aperto da almeno sei anni e finalmente ho trovato i compagni giusti per completarlo … penso che lascerò la parola al tempo, stringerò i denti domattina se proprio sarà bello…

LA PARTENZA
Drrrrinnnn ... mannaggia la sveglia … che dure le gambe … e la schiena … non faccio a tempo a prepararmi che una macchina arriva in strada, guardo fuori e sono i miei due compagni: Fabrizio, 19 anni e Stefano, 18, entrambi di Canal San Bovo…. ci sarà da soffrire con questi due !
Partiamo da Malga Ces e risaliamo le piste, sotto Punta Ces le lasciamo per raggiungere la forcella Ceremana mentre il sole fa capolino tra le nuvole.

Finalmente passiamo la forcella e ci ritroviamo nel cuore del Lagorài, sui dolci pendii nord che da qui proseguono interminabili fino a raggiungere il Passo Manghen parecchi chilometri più a Ovest.
Vista l’annata eccezionalmente nevosa ci si prospetta davanti un candido velo bianco perfettamente uniforme.



La prima deviazione nella nostra traversata è per salire la vicina Cima Ceremana, poi proseguiamo e saliamo la Cima di Bragarolo, da cui avvistiamo il bivacco dove passeremo la notte, intuendo che il più NON è fatto….

Il bivacco Aldo Moro spunta, infatti, solo per un piccolo spicchio di tetto, il resto (più di due metri di altezza !) è completamente sepolto dalla neve…
Beh, questo me lo aspettavo e ovviamente abbiamo le pale per il recupero da valanga, non resta che mettersi di buona lena e … SCAVARE !

Terminato il lavoro (liberiamo completamente la porta ed il tetto, il resto del bivacco continuerà a rimanere…. in freezer !), raggiungiamo anche il Coston degli Slavaci, cima più alta in zona (2708 metri) e poi ci dedichiamo alla cucina … sciogliamo tanta neve per bere e per mangiare, aspettando al sole che arrivi la sera.
Dopo uno splendido tramonto, ci sistemiamo nelle brande dedicandoci chi al sonno (i due “bocia”) e chi alla lettura (il “vecio”).



Al calduccio nel sacco ripenso al precedente tentativo di traversata con Guido, quando arrivammo qui un 8 dicembre di alcuni anni fa, con neve molto insicura ed un freddo cane …
Oggi è tutta un’altra cosa, un vero piacere stare al sole fino al tramonto ed anche la temperatura nel bivacco non è certo rigida !

IL SECONDO GIORNO
Sveglia alle sei, pessimo caffè Nestlè trovato in bivacco (ho risparmiato il peso della moka ed ora mi pento…), alle sette cominciamo la lunga traversata verso Cima Cece.


Raggiunta la forcella Cece, dove anni fa io e Guido decidemmo di rientrare verso San Martino sotto i versanti sud, proseguiamo su pendio ripido ma ben assestato fino a raggiungere la bella cresta che porta sulla cima più alta del gruppo (Cima Cece, 2754 metri).


Ora ci aspetta una splendida discesa fino alla forcella di Valmaggiore ed al bivacco della nostra seconda notte, il bivacco Paolo e Nicola.


Al bivacco fortunatamente ci tocca meno lavoro, anche se all’interno dobbiamo spalare parecchia neve entrata dalle piccole aperture tra tetto e pareti; soprattutto, troviamo una moka da sei con tanto di confezione di caffè Lavazza qualità rossa praticamente piena…. COMMOVENTE !!!
La mettiamo subito all’opera !
Il pomeriggio trascorre nell’ozio, gli unici impegni riguardano sciogliere neve per bere e poi far da mangiare, oltre che studiare l’itinerario per il giorno dopo.


TERZO GIORNO
Anche oggi il tempo è bello ! Partiamo traversando a nord oltre la Cima di Valmaggiore, ma il suo pendio a un certo punto ci chiama….
Lasciamo gli sci e saliamo con piccozza e ramponi il ripido versante ovest, fino a raggiungere la splendida cresta e l’aerea cima che si affaccia su Cima d’Asta


Risalendo poi verso la forcella sotto la cima di Valbona il caldo scoppia preoccupante, la neve comincia a cedere velocemente e quindi decidiamo di affrontare subito la discesa verso la valle del Vanoi: più di mille metri di discesa con neve impossibile che richiederà, anche a causa dei pesanti zaini sulle spalle, equilibrismi di ogni tipo per rimanere in piedi …
Verso mezzogiorno raggiungiamo sani e salvi i prati di Refavaie, dove scopriamo che la birra sognata da due giorni resterà un sogno ancora un po’ … rifugio chiuso e niente campo per il cellulare, tocca scarpinare per parecchi chilometri prima di raggiungere la civiltà e soprattutto un bar per una BIRRA !


ALCUNE NOTE:

Il Lagorài rimane secondo me una zona di infinita bellezza, ingiustamente (o fortunatamente…) trascurato: in tre giorni di tempo splendido e di vacanza abbiamo incontrato meno di dieci sci alpinisti che facevano gite in giornata dal fondovalle, nessuno che sfruttasse i bivacchi per stupende traversate e suggestive permanenze in quota, con tramonti da favola…
Nella stagione primaverile la neve è assolutamente sicura e le giornate calde, tutto l’itinerario è esposto al sole e la permanenza nei bivacchi assolutamente piacevole.
Il percorso scelto è uno delle mille possibilità, esistono innumerevoli punti di rientro (sia a nord che a sud) e possibilità di salite di cime adiacenti al percorso.
I bivacchi utilizzati sono piuttosto vicini e consentono di affrontare la traversata con molta tranquillità.


Per sapere tutto sul Gruppo Lagorài - Cima d'Asta si rimanda alla omonima guida della collana Guida dei Monti d'Italia del CAI-TCI, edita nel 2006 e firmata da Mario Corradini. (Vedi recensione del 07/12/2006)

Eccovi anche un breve estratto della PREFAZIONE in cui l'autore presenta il gruppo montuoso con ispirate parole.

E' impossibile non innamorarsi del Lagorài - Cima d'Asta.
La vastità, la selvaggia bellezza, i numerosi laghi e le impronte storiche del primo conflitto mondiale, sono solo alcuni degli aspetti che contraddistinguono questi monti.
Quante corse ho fatto su questa cime!
Quante volte mi sono scostato dal sentiero per esplorare valloni, creste, canaloni, versanti accidentati scoprendo così angoli intatti, dove si scorgono le tracce di una fauna che quassù trova ancora un habitat sicuro.
In tutte le stagioni il Lagorài - Cima d'Asta riserva piacevoli sorprese, offre innumerevoli possibilità di confrontarsi con un ambiente alpino quasi totalmente immune dai cambiamenti imposti dalle moderne esigenze.
Amo questo vasto territorio più di tante altre montagne più imponenti che segnano maestose il circostante orizzonte. Quassù quasi ovunque trovo pace, silenzio, armonia.

Molte volte ho camminato giornate intere senza incontrare nessuno.
Spesso mi concedo lunghe soste su una cima isolata o su qualche cresta secondaria a contemplare un paesaggio che riporta a tempi remoti.
Solo lontani rumori provenienti dalle principali vallate periferiche, il suono delle campane dei centri abitati o il rombo di un aereo mi riporta al presente.
Ma finché mi trovo su questi monti mi sento libero, distante dalla frenesia quotidiana e felice di vivere in un luogo molto particolare.