Hard Pore

di Gabriele Villa


Sono tornato sul Monte Pore, una cima alla quale mi sono affezionato molto e che ho ripetuto più volte.
Ho qualche amico che mi prende in giro perchè, dice, sono un po' ripetitivo nel mio andare in montagna.
C'è un fondo di verità perchè la mia discendenza agordina mi ha sempre fatto prediligere le montagne "di casa", intendendo con questo una zona dai confini irregolari che si può riassumere così: alto agordino, zona Passo Valparola - Passo Falzarego - Passo Giau - Passo Duran. Non è un caso che siano tutti nomi di Passi dolomitici perchè sono stati il mio primo approccio "turistico" girando con la "Fiat 500" per spingermi a conoscere, oramai più che ventenne, le montagne che non avevo ancora visto, cioè praticamente quasi tutte.

Ma torniamo al Monte Pore, di cui già ho scritto su queste pagine di intraigiarùn: "2.405 metri di altezza, è una grande piramide erbosa, caratteristica per la roccia magmatica nera che contrasta nettamente con le rocce dolomitiche. Contornato da prati e pascoli fin sotto la ripida vetta, è una cima paesaggisticamente tra le più fantastiche. Per raggiungerne la cima si segue un sentiero selciato che si snoda dalla stazione a valle della seggiovia di Fedare verso l'ampia sella erbosa dalla quale ci si dirige verso sud all'inconfondibile piramide. Mano a mano che ci si avvicina impressiona un po' la cresta, apparentemente erbosa, verso la cima. I duecento metri di dislivello sono molto ripidi, il fondo roccioso e ghiaioso del sentiero fa temere qualche scivolata, la ripidezza dei versanti impressiona, tuttavia con un minimo di attenzione non vi sono grossi problemi ad arrivare in vetta." (Descrizione tratta dal sito http://www.magicoveneto.it)

Niente di eccezionale come si può dedurre, si tratta di un'escursione come tante, nemmeno granché difficile, solo un poco ripida. Dunque, dove sta il fascino che il Monte Pore racchiude?
Se andrete d'inverno troverete da soli la risposta perchè vi sembrerà un'altra montagna, fascinosa nella sua veste bianca, una piramide candida, bella e piacevole da vedere.
Se oltre a vederla, la vorrete salire, allora leggete bene cosa scrivono del Monte Pore in veste invernale:
"Facile e molto bella l'escursione fino alla sella erbosa. La salita alla cima è possibile, ma può essere impraticabile o molto difficile o molto pericolosa per le valanghe e i ripidi pendii ghiacciati, da non sottovalutare".
Pesare le parole e dare loro il giusto significato vi consente di arrivare in vetta, altrimenti rischierete, o tornerete indietro scornati: questo è il fascino del Pore invernale per quel che ho imparato conoscendolo negli anni.
Perchè il Monte Pore è una montagna scorbutica, per la sua collocazione geografica si trova troppo spesso a litigare con il vento di tramontana che arriva violento dal Passo Valparola per portagli via il mantello di neve.
Forse è una montagna un po' vanitosa, chissà, forse amerebbe avere sui fianchi il mantello bianco rigonfio di neve, sicché quando il vento glielo strappa mette il broncio, ma a volte "s'incazza" proprio, e allora mette su grosse cornici pericolose, tratti di ghiaccio duro, sassi e pietrame che escono dalla neve, croste di neve che a tratti vi sosterranno e subito dopo, quando meno ve lo aspettate, ci sfonderete dentro, facendovi imprecare e faticare.

Arrivati a Fedare e dichiarata la nostra meta, Ivan, il cuoco-gestore del rifugio, ci aveva messo sull'avviso:
"Venerdì c'era sole e ha fatto un gran caldo, sicuramente troverete neve che ha fatto la crosta."
Chi abita sul posto conosce bene l'andamento del meteo e quali possono essere le condizioni dei luoghi, infatti, la regola dice di chiedere informazioni prima di iniziare l'escursione, raccomandazione che non tutti seguono.
In ogni caso, ramponi e piccozza erano già nello zaino, mentre ciaspole e bastoncini li abbiamo usati da subito, appena fuori dal rifugio.
Fino alla larga sella della dorsale Averau-Pore il percorso è una passeggiatona senza nessuna difficoltà e l'ambiente aperto, senza vegetazione, consente di godere del panorama. Poco dopo l'inizio della salita della lunga cresta del Pore incontriamo un'escursionista che sta tornando indietro.
"La neve è ghiacciata e sul ripido mi sono accorta che le punte anteriori dei ramponcini della ciaspola destra sono rotte. - ci racconta- Allora ho deciso di non rischiare e sono tornata indietro, mentre il mio compagno ha proseguito da solo."
Ci salutiamo vicendevolmente e proseguiamo in direzioni opposte.
Superiamo il piccolo colle che forma la sella prima della cresta e vediamo anche l'altro ciaspolatore, pare fermo sul pendio, poi notiamo che scende ma lentamente e con molta cautela. Poco dopo lo incontriamo con ciaspole e bastoncini, al nostro saluto non risponde e l'espressione corrucciata del viso rimane impassibile.
Vabbé, lo lasciamo al suo malumore ... si vede che gli deve essere scocciato parecchio dover tornare indietro, evidentemente i ramponi li aveva lasciati a casa.

Proseguiamo fino al pendio ripido e non ci poniamo nemmeno la domanda: via ciaspole e bastoncini e fuori i ramponi e la piccozza, la ciaspolata per il momento è finita, ora inizia l'escursione invernale alpinistica.
La parte alta della cresta del Monte Pore è un'altra storia, anzi, d'inverno sembra diventare parte di un'altra montagna con scorci degni di cime molto più importanti dal punto di vista alpinistico.

Memorizziamo bene le cornici sporgenti della cresta che i venti dell'inverno hanno "stirato" per bene.
Troviamo anche la traccia di un camoscio che seguiamo per un tratto e saliamo tenendoci a distanza dal bordo.

Quando la traccia del camoscio si avvicina al bordo ci guardiamo bene dal seguirla, lui sfonda con le zampe e "sente bene" il terreno sotto, ma ... la prudenza non è mai troppa: rimaniamo "da la pàrt dal furmantòn".
Più si sale verso la cima e meno neve si trova, portata chissà dove dai venti, poi a tratti di crosta dura ne seguono altri nei quali si sfonda, affiorano anche sassoni e lastre di roccia scura, colori che non è usuale vedere sulle Dolomiti; infine, compare la croce di vetta e la cresta spiana nella calotta sommitale.

Siamo "solo" a 2.405 metri, ma la soddisfazione è tanta ugualmente perchè la cima del Pore te la devi guadagnare.
Ripenso ad un'altra salita avvenuta oramai nove anni prima, nel febbraio 2009; allora arrivammo sulla vetta con le ciaspole e senza troppo tribolare perchè di neve ce n'era tantissima e tutti i pendii ne erano stati addolciti.
Tribolammo solamente per recuperare il libro di vetta nel quale scrivere le nostre firme perchè era completamente sepolto dalla neve, come testimonia una vecchia fotografia di quel giorno: era stato necessario inginocchiarsi e allungare il braccio nel buco scavato nella neve per recuperare il libro.

La sosta in vetta non è lunga, giusto il tempo di mangiare qualcosa di facilmente digeribile prima di partire per la discesa; la giornata non è delle migliori ma la visibilità è accettabile e il panorama non ci viene negato.
Mentre scendiamo il tempo peggiora ulteriormente e comincia a nevicare a fiocchetti piccoli, come annunciava il meteo che comunque prometteva scarsi accumuli di neve al suolo.
Seguiamo fedelmente la nostra traccia fatta in salita, ritorniamo alle ciaspole, togliamo i ramponi, riponiamo la piccozza, riprendiamo le ciaspole e i bastoncini telescopici, ripartiamo tornando ad essere escursionisti ciaspolatori.

Arrivati all'ampia sella viene naturale volgersi indietro per guardare la cresta del Pore e ci si rende conto di quanto la prospettiva inganni, non rendendo assolutamente le effettive pendenze della montagna e soprattutto la ripidezza di vari tratti della cresta. Il Monte Pore è cima da ciaspole solo con condizioni di ottimo innevamento e neve non ghiacciata, altrimenti sono indispensabili i ramponi e pure la piccozza da usare in caso di scivolata accidentale.
Per questo ritengo che il Pore sia una montagna perfetta per fare esperienza alpinistica invernale, allenare l'occhio e insegnare ad avere con sé tutta l'attrezzatura necessaria.
Allora il pur scorbutico Monte Pore vi gratificherà e vi darà soddisfazione, altrimenti sarete costretti a fare inversione di marcia o, in alternativa, farete la conoscenza con l'Hard Pore. 

Gabriele Villa
Hard Pore
Fedare (Passo Giau), sabato 17 febbraio 2018