Ho 'sentito' un uomo sotto alla neve che non si muoveva più
Il soccorso alpino racconta il salvataggio con gli 'occhi' di Ranger
di Soccorso Alpino (C.N.S.A.S.)
Presentazione da parte del Soccorso Alpino.
"Abbiamo voluto raccontare questa storia perché́ a volte la voce dei cani
da soccorso viene udita poco.
Con tutta la tecnologia che vive attorno a
noi, tendiamo a dare per scontata la facilità̀ dei ritrovamenti.
Questo
intervento invece ci ricorda che può̀ succedere di trovarsi impotenti
davanti alla forza della natura e che l’unica risorsa realmente valida sia
l’olfatto incredibile di un cane. Perchè́ una distesa di neve bianca, che
per l’uomo è all’apparenza senza segnali e segni definiti, risulta invece
per il cane uno scenario conosciuto e risolvibile".
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TRENTO. Il racconto di un soccorso con un tragico epilogo, visto dagli occhi 'innocenti' di un cane dell'Unità cinofila da valanga, 'colleghi' fondamentali per alcune operazioni di ricerca in quota. La storia, scritta dai tecnici del Soccorso alpino e pubblicata in seguito, è narrata da Ranger, pastore belga malinois di sei anni, cane da ricerca del CNSAS. Si tratta del racconto di una 'missione' per trovare due persone rimaste sepolte da una valanga con condizioni meteo critiche, vento forte e scarsa visibilità. Tramite verricello erano stati sbarcati sul luogo del distacco prima il tecnico del soccorso alpino e poi l’unità cinofila. I testimoni confermavano la presenza di due persone travolte e nessun segnale Artva. Tolta la neve smossa dalla valanga tutto era reso uniforme dalla scarsa visibilità̀, l’accumulo si era ammassato fino al bordo del lago sottostante, per il resto tutto era bianco, uguale e nessuno vedeva né sentiva nulla. Nessuno tranne Ranger.
"Sono cresciuto con il mio 'bipede umano'
e tra di noi si è instaurato un rapporto profondo che ci
ha portato nel tempo a fidarci l’uno dell’altro: insieme formiamo proprio
una bella squadra".
Inizia così la narrazione della vicenda
(con qualche dovuta premessa), affidata, in maniera 'fantasiosa', a Ranger,
che sottolinea l'importanza della fiducia reciproca fra cane e conduttore.
Un rapporto davvero speciale.
"Durante l’anno ci alleniamo molto e anche se c'è da lavorare
duramente io mi diverto sempre.
L’addestramento consiste nel trovare gli umani che si nascondono con
cura per rendere il più̀ difficile possibile il loro ritrovamento,
un po’ come a nascondino, io però̀ alla fine li trovo sempre tutti e
ogni volta che li scopro giochiamo insieme".
Secondo quanto spiegato, l'addestramento prevede che il cane impari anche a
trovare strade alternative per raggiungere l'obiettivo, nel momento in cui
ci sono ostacoli insormontabili che non permettono di
proseguire.
"Il mio bipede umano è sempre con me. - prosegue Ranger - Facciamo tante
cose e passiamo molte giornate con i miei simili e suoi colleghi. Quando
nevica spesso andiamo in un posto che a lui piace chiamare
Base.
Lì̀ c’è una macchina che fa un baccano assordante e quando il rumore
diventa fortissimo vola via.
Mi piace molto andare li perchè́
non ci si annoia mai e c’è sempre qualcuno
che si occupa di me".
E ancora: "Vicino al mio box c’è una campana che sento
suonare spesso, anche più̀ volte al giorno, non ho ancora capito bene a cosa
serva, ma quando la sento, tutti
incominciano ad agitarsi. Si muovono veloci mentre si infilano in
testa degli strani caschi per poi correre e salire sulla
grande macchina volante. In tutto quel marasma li guardo andare via e quando
si alzano verso il cielo, io mi metto comodo a riposare all’interno
del mio box pronto ad aspettarli, perchè́ quando tornano, è sicuro che
giochiamo".
Il racconto di uno degli interventi di Ranger
Poi ci sono giornate diverse, come quella di oggi. La campana suona e il mio bipede dal vetro guarda fuori verso di me. Ci siamo, mi dico, oggi vado anche io. Lui esce, mi mette l'imbrago bello, quello per volare, e mi dice “oggi tocca a te”. Ma io lo sapevo già̀, ve l’ho detto. A volte gli umani pensano di doverci spiegare tutto, è bello lasciarglielo credere. Una volta assicurato il mio imbrago alle cinghie del suo saliamo sulla macchina volante e partiamo. Qui sopra c’è sempre un sacco di rumore, non capisco mai bene quello che succede, ma il mio umano è qui vicino e quando sarà il momento so che mi dirà cosa fare.
Salire su questa macchina è facile mentre scendere è
sempre diverso: a volte mi fanno fare un bel salto fino a terra e
aspettiamo che la macchina vada via e il rumore passi,
altre volte il mio bipede mi prende in braccio e “voliamo”.
Insieme usciamo dalla macchina e scendiamo piano piano verso terra che ai
miei occhi sembra distantissima. Una volta che le mie zampe toccano terra
arriva la parte che preferisco: è il momento di
giocare. Come vi dicevo
gli umani hanno l’insolita abitudine di nascondersi nei posti più̀ strani,
non so perché́ lo facciano, ma capita molto spesso. Oggi, ad esempio,
si sono nascosti sotto la neve. Non appena vediamo la
macchina volare via, prima di liberarmi, il mio bipede mi dice: “Attento che
andiamo a cercare”. So bene che se siamo li è perchè́ c’è qualcuno da
trovare, qualcuno che si è nascosto talmente bene che nemmeno il mio umano sa
dove si trovi. Mi aspetto che si
prepari anche lui con il suo bizzarro oggetto che tiene ben saldo in mano
ogni volta e che non smette mai di fare rumore, ma invece oggi stranamente
non lo usa e guardandomi negli occhi mi dice: "Tocca a te, cerca".
Lui non li vede e non li sente ma io sì, io uno lo sento. E
allora parto, lascio che le zampe corrano sulla neve in direzione
dell’odore. Mi insegnano questo gioco fin da quando sono cucciolo,
all’inizio gli umani che cercavo si facevano vedere; mi chiamavano e poi si
nascondevano, ma visto che ero bravissimo e li trovavo subito hanno iniziato
a non farsi vedere più̀ e adesso quando io arrivo loro sono già̀ nascosti.
Ma poco cambia perchè́ tanto il loro odore non lo possono nascondere. Ci sono volte in cui li sento subito ed è
facile trovarli, altre in cui mi devo impegnare parecchio
perchè́ sono nascosti davvero bene, altre ancora in cui il
loro odore è diverso, come oggi. Ma non
importa perchè́ se l’odore c’è, io li trovo sempre. Corro sulla neve e
mentre respiro annuso. Ci sono tanti odori
intorno a me: qui ad esempio qualcuno è già̀ passato, mentre qui riconosco
un mio simile, io però̀ non mi lascio influenzare, so bene che devo cercare
l’odore nascosto, solo quello. E lo trovo. La neve è talmente bagnata che
sento l'acqua ghiacciata gelarmi le zampe, ma non posso fermarmi e
inizio a scavare perchè mi hanno insegnato che devo avvicinarmi all'odore il
più possibile. Vedo il mio bipede
correre e raggiungermi. So che mi aiuterà̀ a scavare perchè́ a volte la neve
da togliere è tanta. Lui lo fa perchè́ così, una volta arrivati vicino alla
persona nascosta, quella può̀ uscire e giocare con me. Non sa ancora che
questa volta non giocherò̀, perchè l'odore che sento è quello di
una persona che non si muove più.
Sono strani questi umani, però̀, perchè́ a volte succede
una magia, il mio gioco preferito compare all’improvviso proprio quando
troviamo le persone anche se non si muovono. Il mio umano e i suoi simili
scavano veloci: ma avevo ragione io, non si muove. Sono
tristi, lo sento ma le coccole e i complimenti me li prendo comunque perchè
sono stato bravo, l’ho trovato. Del mio gioco però̀ non c’è
traccia. Vuol dire che non è finita.
Il mio bipede si allontana un po’ per guardarsi intorno, c’è un grosso
mucchio di neve che abbiamo già̀ percorso in discesa e lui non gli toglie
gli occhi di dosso, si volta verso di me e mi chiama perché lo raggiunga.
Tocca ancora a te, cerca. E io so che c'è un altro umano che si nasconde e
che questo è più difficile perchè́ da qui non lo sento ma se il mio
bipede dice che c’è, vuol dire che c’è, non ho dubbi, devo solo riuscire a
sentirlo.
Così inizio a correre con il naso basso sulla superficie della neve per non
farmi scappare nulla.
Qui è dove siamo passati prima,
vedo con il naso invece che con gli occhi. Qui è sceso
l’altro umano che era sulla macchina volante con noi, più̀ avanti ci sono
altri odori ma li avevo già̀ annusati prima.
Poi lo sento è così impercettibile che lo supero, torno subito indietro e
nel mentre mi pulisco il naso con aria nuova. Mi concentro, annuso la neve,
spingo il naso più profondo che posso. Qui lo sento, qui meno, qui
no, cerco il punto in cui l’odore è massimo, come mi hanno insegnato,
perchè́ li si deve scavare meno per poter giocare.
Mi aiuto con una zampa spostando un poco di neve alla volta per annusare
meglio. Ecco è qui.
Inizio a scavare con tutte le mie forze. Il mio bipede corre veloce al mio
fianco. E’ la prima volta che non lo vedo fare qualcos’altro mentre cerco,
vuol dire che lui davvero non sapeva dov’era.
Scava umano! Veloce che è
profondo perchè́ l’odore lo sento appena! Ci vuole un po’ prima di riuscire
a vedere un pezzetto di corpo di chi si nascondeva. Gli altri umani si
affrettano intorno, parlano, controllano, fanno il possibile per farlo
uscire ma capiscono che anche lui non si muoverà̀ più̀ e poi eccolo. Cosa vi
avevo detto. Come
per magia è comparso il mio gioco.
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Abbiamo voluto raccontare questa storia perchè a volte la
voce dei cani da soccorso viene udita poco, fanno
sapere i tecnici del Soccorso alpino del Piemonte. Con tutta la tecnologia
che vive attorno a noi, tendiamo a pensare, a credere e a dare per scontata
la facilità dei ritrovamenti.
Questo intervento invece ci
ricorda che può̀ succedere di trovarsi impotenti davanti alla forza della
natura e che l’unica risorsa realmente valida sia l’olfatto incredibile di
un cane. Perchè́ una distesa di neve bianca, che per l’uomo è all’apparenza
senza segnali e segni definiti, risulta invece per il cane uno scenario
conosciuto e risolvibile".
Soccorso Alpino (C.N.S.A.S.)
Ho 'sentito' un uomo sotto alla neve che non si
muoveva più
Inverno 2023/2024