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Lavaredo Ultra Trail -
Un'avventura di corsa
Sono dell'idea, e l'ho scritto altre volte, che le avventure e i sogni realizzati, non abbiano data di scadenza. L'importante è che avventure e sogni lo siano stati veramente, per chi li ha vissuti, per chi ha la voglia di raccontarli e per chi ha il piacere di ascoltarli facendosi partecipe (pur se passivo) di quelle avventure e di quei sogni.
Così è anche per questa "avventura di corsa" che c'entra
con intraigiarùn perchè ha come teatro la montagna.
Cripticità delle sigle, incomprensibilità degli acronimi e degli acrostici, indecifrabili se non per chi conosce esattamente ciò di cui si sta parlando, così come è stato per me fin che Francesco non me ne ha spiegato il significato: LUT è il nome in sigla del Lavaredo Ultra Trail, una corsa della lunghezza di 90 chilometri con 5.300 metri di dislivello positivo.
Prima di dare la stura al ricordo di Francesco diciamo
ancora qualcosa di questa corsa in modo da inquadrarla il più
precisamente possibile nella sua reale dimensione.
Art. 1 INFORMAZIONI GENERALI
Art. 14 RISTORI
Percorso ufficiale LUT 2010:Auronzo (Piazza Santa Giustina), Pista ciclabile, Val Marzon, Vallon di Lavaredo, Rifugio Lavaredo, Forcella Lavaredo, Val Rinbon, Val Rinbianco, parcheggio malga Rinbianco, chiesetta di Misurina, Maraia Bassa, Casera Maraia, La Ruoita, Palus San Marco (Villa Gregoriana), Foresta di Somadida, Val di San Vito, Forcella Grande, Rifugio San Marco, Forcella Piccola, Rifugio Galassi, Capanna degli Alpini, Val Diassa, Rifugio Chiggiato, Rifugio Baion, i Confin, Col dei Buoi, Cason di Valsalega, Auronzo (lago), Auronzo (Piazza Santa Giustina).
Dunque, in quella calda serata di luglio, chiesi a Franz
di iniziare a raccontarmi della sua avventura e lui pian piano mi fece
entrare in quel vissuto che aveva preparato e cullato nei lunghi mesi di
allenamento sui quali tante volte avevo sbirciato, incontrandolo, e
notandone la progressività e il continuo aumento di intensità e durata,
oltre che del suo stato di forma.
Poi ti sei presentato ad Auronzo in vista dell'inizio
della gara? Avremmo dovuto salire per Val Giralba, ma ci hanno deviato su Val Marzon perchè il percorso era stato danneggiato da un franamento e così siamo saliti al rifugio Auronzo e da qui abbiamo proseguito fino al rifugio Lavaredo, dove c'era il primo ristoro, che ho raggiunto verso le due del mattino, poi al rifugio Locatelli.
Devo dire che fin qui stavo
benissimo e correvo bene. Dal Locatelli siamo scesi in Val Rimbon (e
devo dire che in quel tratto non capivo dove stavo andando) fin quasi
ad arrivare al lago di Landro, per deviare fino ad andare a incrociare la strada delle Tre Cime
di Lavaredo (alla sbarra). Guardo Franz che racconta come se fosse ancora lì, sembra rivivere il momento di forte difficoltà.
Al punto di ristoro ho mangiato banane e bevuto una Red Bull che mi ha dato una carica incredibile.
Eravamo nel bosco di Somadida e da lì si doveva salire a
Forcella Grande, quella della Torre dei Sabbioni.
Ora non chiedo più nulla a Francesco perchè vedo che sta "correndo" con la mente, come fosse ancora là e, in un certo senso lo è veramente, rivede i luoghi, rivive le sensazioni, ricorda le fatiche. Dalla Forcella Grande siamo scesi per il ripido sentiero che porta giù al rifugio San Marco e da qui abbiamo seguito in costa il sentiero che porta verso Forcella Piccola. Proprio di fronte si vedeva l’Antelao carico di neve e lì abbiamo cominciato ad incontrare gente estranea alla gara che faceva escursione per conto proprio.
Passato il rifugio Galassi abbiamo iniziato la discesa in Val d’Oten,
fino ad arrivare al ristoro alla Capanna degli Alpini, dove ho
mangiato un po’ di pasta e bevuto una birra, ma non ha funzionato, così ho
ripreso a mangiare banane.
Siccome avevo male ai tendini delle ginocchia, me le sono fasciate col nastro per salvaguardarmi un po’. Nel gruppetto dei miei accompagnatori c’era Emanuele, un mio collega, che da lì avrebbe dovuto accompagnarmi fino alla fine del percorso. Eravamo d'accordo che il mio amico sarebbe dovuto andare avanti, dopo di che io lo avrei raggiunto, ma a dire il vero non l’ho visto e non era nemmeno al traguardo. era successo che aveva sbagliato strada assieme ad un gruppo, scendendo verso Calalzo ed era tornato su quando se n’era accorto.
Se la ride Francesco, ma mi pare di capire che la cosa non gli aveva fatto un gran piacere, anche perchè la fatica iniziava veramente a pesare e qualche chilometro in compagnia lo avrebbe di certo aiutato.
Ad un certo punto ho staccato il cervello e mi sono detto che sarei arrivato alla fine
comunque.
Annuisco perchè conosco bene quei luoghi e quei sentieri da quando, nel lontano 1987, accompagnammo (come esperti CAI) un gruppo di ragazzi in un trekking giovanile organizzato dal Comune di Ferrara, partendo da San Vito di Cadore, salendo al rifugio Galassi, scendendo in Val d'Oten per risalire al rifugio Chiggiato, passare al rifugio Baion e arrivare al Ciareido e da qui scendere e ritornare a Calalzo di Cadore da dove eravamo partiti in corriera per San Vito. Gli dico: "Pensa, in poche ore hai percorso quasi interamente il tratto che abbiamo fatto noi accompagnatori del CAI Ferrara accompagnando i ragazzi del trekking giovanile nell'arco di quattro giorni".
Mi ascolta senza prestare troppa attenzione, perchè
oramai è lanciato verso il ricordo del suo traguardo.
Sorride Pompoli Francesco, pettorale 334, del CUS Ferrara, arrivato ventiseiesimo (ventiquattresimo della categoria maschile) al traguardo del Lavaredo Ultra Trail 2010, su 357 concorrenti arrivati dei 486 partiti, in un tempo di 14 ore, 39 minuti, 27 secondi, sui 90 chilometri di percorso.
Qualcuno (tanti, a dire il vero!) è arrivato a mezzanotte,
che era il tempo massimo consentito.
Ora che la "tensione gara" è finita viene il momento delle sensazioni che fanno da corollario sia nel prima che nel dopo la performance vera e propria. Sugli aspetti psicologici, ad esempio, di cui gli chiedo. Devo dire che non ho mai pensato di non riuscire a finire la gara, anche per la fortuna di avere avuto condizioni meteorologiche che sono state ideali. Alle Pale di San Martino, per conto mio, avevo già fatto escursioni da dodici ore nell'arco di una sola giornata con 3.500 metri di dislivello e questo per me era una buona misura e una tranquillità.
O sulle motivazioni agonistiche che spingono ad
affrontare un impegno del genere. Sono e rimango, prima di tutto, un appassionato della montagna.
O anche sui problemi che posso insorgere in allenamenti che durano mesi. In preparazione alla gara ho percorso l’alta via dei Colli Euganei, da solo perché quando c’era la gara sono stato male e non ho potuto partecipare. Ho avuto anche problemi di tallonite e allora mi sono comprato la bicicletta da corsa e con quella facevo il giro dei Colli Euganei la domenica, stando in sella quattro o cinque ore.
Tutto questo doveva essere propedeutico al giro della Val d’Aosta non
stop che si fa nell’arco di una settimana. Avrebbe dovuto essere a settembre e
avevo già iniziato a fare la programmazione: sono 335 chilometri con un dislivello positivo di 23.470 metri.
Si chiama Tor des Geants (endurance trail della Val d'Aosta).
Giusto per sognare ancora più in grande... Eh... alla fine ho rinunciato, perchè si è fatta risentire la tallonite...
Scorgo una punta di amarezza nello sguardo del mio amico Francesco, perchè lui è fatto così.
Non è un caso se all'inizio della nostra amicizia lo
chiamavamo "Checco", poi nei primi anni della sua attività
arrampicatoria abbiamo iniziato a chiamarlo "Franz Piranha" per la sua
insaziabilità di cime e di arrampicate, mentre in seguito abbiamo preso
a identificarlo come "Iron Franz" quando ha intensificato prima con lo
scialpinismo e in seguito con le gare di corsa in montagna. Chissà come
lo chiameremo più avanti, magari "Franz des Geants"?
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