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Diario Fotografico

 

Lavaredo Ultra Trail - Un'avventura di corsa

Raccontata da Francesco Pompoli
Trascritta e ordinata da Gabriele Villa

 

 

Sono dell'idea, e l'ho scritto altre volte, che le avventure e i sogni realizzati, non abbiano data di scadenza.

L'importante è che avventure e sogni lo siano stati veramente, per chi li ha vissuti, per chi ha la voglia di raccontarli e per chi ha il piacere di ascoltarli facendosi partecipe (pur se passivo) di quelle avventure e di quei sogni.

Così è anche per questa "avventura di corsa" che c'entra con intraigiarùn perchè ha come teatro la montagna.

Ricordo una calda serata di luglio 2010 (era lunedì 26, ma la data non ha alcuna importanza), rivedo l'appartamento di Franz, modernamente ristrutturato di recente, io e lui seduti al tavolo, lui a smanettare sul computer per tirare fuori fotografie, documentazioni, file, Margherita un po' discosta da noi, in pantaloncini e maglietta, intenta a stirare, io con il mio block notes e la biro in mano ad ascoltare e scrivere velocemente il ricordo di un evento di giusto un mese prima di cui lo stesso Francesco mi aveva più volte parlato nei nostri incontri fugaci sulle mura cittadine.

Ogni volta che lo avevo incontrato durante i suoi allenamenti, concomitanti alle mie camminate pomeridiane, il discorso era sempre finito là, a quel sogno che lui stava coltivando e che gli allenamenti, sempre più duri e impegnativi, lo stavano portando a realizzare, cioè partecipare a una corsa di endurance in montagna che si sarebbe svolta a fine giugno nello scenario meraviglioso delle Tre Cime di Lavaredo, nome in sigla LUT.

Cripticità delle sigle, incomprensibilità degli acronimi e degli acrostici, indecifrabili se non per chi conosce esattamente ciò di cui si sta parlando, così come è stato per me fin che Francesco non me ne ha spiegato il significato: LUT è il nome in sigla del Lavaredo Ultra Trail, una corsa della lunghezza di 90 chilometri con 5.300 metri di dislivello positivo.

 

Prima di dare la stura al ricordo di Francesco diciamo ancora qualcosa di questa corsa in modo da inquadrarla il più precisamente possibile nella sua reale dimensione.
Cito testualmente dal regolamento della corsa:
 

Art. 1 INFORMAZIONI GENERALI
Spirito Trail A.S.D., in collaborazione con la Sezione Cadorina del C.A.I. e il Soccorso Alpino di Auronzo, organizza l'edizione della “The North Face Lavaredo Ultra Trail”, gara di corsa in montagna in semi-autosufficienza con percorso in ambiente alpino. La corsa ha una lunghezza di circa 90 km e un dislivello positivo di circa 5.300 metri.
Per la partecipazione alla corsa è necessaria esperienza di montagna, assenza di vertigini, ottimo allenamento, abbigliamento adeguato ad una temperatura che può andare da -5 a +30 gradi. È raccomandabile aver partecipato ad altre gare lunghe in montagna. A tal proposito è richiesto all’atto dell’iscrizione un breve curriculum gare: l’organizzazione si riserva di accettare o meno l’iscrizione di atleti che saranno giudicati non idonei.

 

Art. 9 AMBIENTE
La corsa si svolge in parchi naturali ed ecosistemi a protezione totale.
I concorrenti dovranno tenere un comportamento rispettoso dell'ambiente alpino, evitando in particolare di disperdere rifiuti, raccogliere fiori o molestare la fauna. Chiunque sarà sorpreso ad abbandonare rifiuti lungo il percorso sarà squalificato dalla gara e incorrerà nelle eventuali sanzioni previste dai regolamenti comunali.
Per ridurre l'impatto ambientale, ai punti di ristoro non saranno forniti bicchieri di plastica. Ogni concorrente dovrà portare con sé un bicchiere o una borraccia da riempire ai ristori. La The North Face Lavaredo Ultra Trail aderisce alla campagna promossa da Spirito Trail “Io non getto i miei rifiuti”.

 

Art. 14 RISTORI
Si corre in semi-autosufficienza con l’obbligo di scorta idrica di un litro.
Sono previsti 5 ristori lungo il percorso:
- Rif. Carducci (13,2 km)                            Idrico
- Parcheggio Malga Rinbianco (31,5 km)        Idrico
- Villa Gregoriana (45,7 km)                        Idrico + Solido
- Capanna degli Alpini (65,1 km)                  Idrico + Solido
- Rifugio Baion (77,8 km)                            Idrico + Solido
All’arrivo sarà presente un ulteriore ristoro e sul percorso sono presenti diversi punti dove è possibile rifornirsi di acqua (torrenti, fontane). In orario diurno è inoltre possibile usufruire dei rifugi alpini presenti sul percorso.

 

Percorso ufficiale LUT 2010:Auronzo (Piazza Santa Giustina), Pista ciclabile, Val Marzon, Vallon di Lavaredo, Rifugio Lavaredo, Forcella Lavaredo, Val Rinbon, Val Rinbianco, parcheggio malga Rinbianco, chiesetta di Misurina, Maraia Bassa, Casera Maraia, La Ruoita, Palus San Marco (Villa Gregoriana), Foresta di Somadida, Val di San Vito, Forcella Grande, Rifugio San Marco, Forcella Piccola, Rifugio Galassi, Capanna degli Alpini, Val Diassa, Rifugio Chiggiato, Rifugio Baion, i Confin, Col dei Buoi, Cason di Valsalega, Auronzo (lago), Auronzo (Piazza Santa Giustina).

 


 

Dunque, in quella calda serata di luglio, chiesi a Franz di iniziare a raccontarmi della sua avventura e lui pian piano mi fece entrare in quel vissuto che aveva preparato e cullato nei lunghi mesi di allenamento sui quali tante volte avevo sbirciato, incontrandolo, e notandone la progressività e il continuo aumento di intensità e durata, oltre che del suo stato di forma.
Pensa che l'apertura delle iscrizioni è avvenuta il 14 febbraio con il numero chiuso a 500 partecipanti e la sera dello stesso giorno tutti i posti erano esauriti. Negli ultimi anni c'è stato un forte aumento nella richiesta di questo tipo di gare di corsa in montagna.

 

 

Poi ti sei presentato ad Auronzo in vista dell'inizio della gara?  
Tutte le operazioni di presentazione della manifestazione e di preparazione alla gara avvengono all'interno del pala ghiaccio. Gli organizzatori ci hanno dato tutte le spiegazioni, le indicazioni, e le raccomandazioni per la corsa.
La partenza avviene dentro al pala ghiaccio allo scoccare della mezzanotte con lo striscione della gara portato dai primi concorrenti e dietro a loro seguono tutti gli altri, poi si esce in strada e, infine, si imbocca una pista ciclabile che si percorre per circa quattro chilometri fino ad uscire dal paese. Credo che la mia frontale fosse la più scarsa di tutte, quando restavo solo non vedevo più nulla. Per fortuna c’era luna piena e ci si vedeva abbastanza bene.

Lasciato il paese vi siete diretti verso le montagne?

Avremmo dovuto salire per Val Giralba, ma ci hanno deviato su Val Marzon perchè il percorso era stato danneggiato da un franamento e così siamo saliti al rifugio Auronzo e da qui abbiamo proseguito fino al rifugio Lavaredo, dove c'era il primo ristoro, che ho raggiunto verso le due del mattino, poi al rifugio Locatelli.

Devo dire che fin qui stavo benissimo e correvo bene. Dal Locatelli siamo scesi in Val Rimbon (e devo dire che in quel tratto non capivo dove stavo andando) fin quasi ad arrivare al lago di Landro, per deviare fino ad andare a incrociare la strada delle Tre Cime di Lavaredo (alla sbarra).
Siamo poi saliti per bosco sotto ai Cadini di Misurina e lì ho preso una “balla” incredibile. Dalla sbarra al ristoro c’erano dodici chilometri e devo dire che mi sono sembrati infiniti.
Cominciavo a chiedermi come avrei fatto ad andare avanti.
L’adrenalina della gara era già finita.
Al punto di ristoro sono arrivato alle sei del mattino e cominciava a fare luce.
 

Guardo Franz che racconta come se fosse ancora lì, sembra rivivere il momento di forte difficoltà.

Al punto di ristoro ho mangiato banane e bevuto una Red Bull che mi ha dato una carica incredibile.
Sono rimasto fermo dieci minuti buoni e poi ho reimpostato lo spirito della gara: mi sono reso conto che all’inizio avevo dato tutto, troppo, mi ero lasciato prendere da un esasperato spirito di competizione.
Così mi sono detto di fare finta di non essere in gara, ma di essere in un normale giro in montagna, di quelli che sono sempre stato abituato a fare in solitaria nelle "mie" Pale di San Martino.

Eravamo nel bosco di Somadida e da lì si doveva salire a Forcella Grande, quella della Torre dei Sabbioni.
Ho preso a camminare di passo veloce e alle nove del mattino sono arrivato a Forcella Grande.

 

 

Ora non chiedo più nulla a Francesco perchè vedo che sta "correndo" con la mente, come fosse ancora là e, in un certo senso lo è veramente, rivede i luoghi, rivive le sensazioni, ricorda le fatiche.

Dalla Forcella Grande siamo scesi per il ripido sentiero che porta giù al rifugio San Marco e da qui abbiamo seguito in costa il sentiero che porta verso Forcella Piccola. Proprio di fronte si vedeva l’Antelao carico di neve e lì abbiamo cominciato ad incontrare gente estranea alla gara che faceva escursione per conto proprio.

Passato il rifugio Galassi abbiamo iniziato la discesa in Val d’Oten, fino ad arrivare al ristoro alla Capanna degli Alpini, dove ho mangiato un po’ di pasta e bevuto una birra, ma non ha funzionato, così ho ripreso a mangiare banane.
Al sessantaquattresimo chilometro mi aspettavano i miei accompagnatori, ma intanto avevo cominciato a sentire il male delle vesciche ai piedi, così ho tolto le scarpe, ho applicato i cerotti, cambiato le calze.

 

 

Siccome avevo male ai tendini delle ginocchia, me le sono fasciate col nastro per salvaguardarmi un po’.

Nel gruppetto dei miei accompagnatori c’era Emanuele, un mio collega, che da lì avrebbe dovuto accompagnarmi fino alla fine del percorso. Eravamo d'accordo che il mio amico sarebbe dovuto andare avanti, dopo di che io lo avrei raggiunto, ma a dire il vero non l’ho visto e non era nemmeno al traguardo. era successo che aveva sbagliato strada assieme ad un gruppo, scendendo verso Calalzo ed era tornato su quando se n’era accorto.

 

Se la ride Francesco, ma mi pare di capire che la cosa non gli aveva fatto un gran piacere, anche perchè la fatica iniziava veramente a pesare e qualche chilometro in compagnia lo avrebbe di certo aiutato.

Ad un certo punto ho staccato il cervello e mi sono detto che sarei arrivato alla fine comunque.
Dalla Val d'Oten è iniziata una salita ripida che porta su al rifugio Chiggiato, e da qui si va per un sentiero in falsopiano che arriva al rifugio Baion.

 

Annuisco perchè conosco bene quei luoghi e quei sentieri da quando, nel lontano 1987, accompagnammo (come esperti CAI) un gruppo di ragazzi in un trekking giovanile organizzato dal Comune di Ferrara, partendo da San Vito di Cadore, salendo al rifugio Galassi, scendendo in Val d'Oten per risalire al rifugio Chiggiato, passare al rifugio Baion e arrivare al Ciareido e da qui scendere e ritornare a Calalzo di Cadore da dove eravamo partiti in corriera per San Vito.

Gli dico: "Pensa, in poche ore hai percorso quasi interamente il tratto che abbiamo fatto noi accompagnatori del CAI Ferrara accompagnando i ragazzi del trekking giovanile nell'arco di quattro giorni".

Mi ascolta senza prestare troppa attenzione, perchè oramai è lanciato verso il ricordo del suo traguardo.
 

Dal rifugio Baion abbiamo raggiunto il Col Agudo e da lì siamo andati giù fino ad Auronzo.
Temevo i crampi non essendomi mai cimentato su distanze simili prima di allora e quindi cercavo di dosarmi.
Le ultime due ore era un continuo saliscendi, poi quando sono stato sulla pista e c’era oramai solo discesa sono andato a manetta ed ho recuperato quattro o cinque posizioni. Ad un'ultima curva del percorso mi si è parata davanti una salita e sono stato preso da un momento di sconforto perchè non ne avevo più e rischiavo di essere ri-superato da tre che avevo dietro e si erano fatti sotto, ma non mi hanno preso perché a un certo punto ce l’ho messa tutta, pensando solo che era l'ultimo sforzo e dopo sarebbe stato finalmente solo riposo.

 

Sorride Pompoli Francesco, pettorale 334, del CUS Ferrara, arrivato ventiseiesimo (ventiquattresimo della categoria maschile) al traguardo del Lavaredo Ultra Trail 2010, su 357 concorrenti arrivati dei 486 partiti, in un tempo di 14 ore, 39 minuti, 27 secondi, sui 90 chilometri di percorso.  

Qualcuno (tanti, a dire il vero!) è arrivato a mezzanotte, che era il tempo massimo consentito.
Assieme ai miei accompagnatori siamo partiti da Auronzo alle sei e mezza e fino a quel momento ne erano arrivati solo un centinaio.
Devo dire che ero abbastanza stanco. Pensa che il giorno dopo il massimo che sono riuscito a fare è stato il giro del Lago di Misurina in due tappe. Avevo le gambe di cemento.

 

Ora che la "tensione gara" è finita viene il momento delle sensazioni che fanno da corollario sia nel prima che nel dopo la performance vera e propria. Sugli aspetti psicologici, ad esempio, di cui gli chiedo. 

Devo dire che non ho mai pensato di non riuscire a finire la gara, anche per la fortuna di avere avuto condizioni meteorologiche che sono state ideali. Alle Pale di San Martino, per conto mio, avevo già fatto escursioni da dodici ore nell'arco di una sola giornata con 3.500 metri di dislivello e questo per me era una buona misura e una tranquillità.

 

O sulle motivazioni agonistiche che spingono ad affrontare un impegno del genere.
Non mi considero un agonista in senso stretto, infatti, non ho mai pensato di iscrivermi a gare del tipo della 100 chilometri del Passatore, ad esempio. Questa è una gara che ha più le caratteristiche di una corsa in montagna piuttosto che su strada e per questo mi dava le motivazioni per affrontarla.

Sono e rimango, prima di tutto, un appassionato della montagna.

 

O anche sui problemi che posso insorgere in allenamenti che durano mesi.

In preparazione alla gara ho percorso l’alta via dei Colli Euganei, da solo perché quando c’era la gara sono stato male e non ho potuto partecipare. Ho avuto anche problemi di tallonite e allora mi sono comprato la bicicletta da corsa e con quella facevo il giro dei Colli Euganei la domenica, stando in sella quattro o cinque ore.

 

Poi vedo che tira fuori una busta, altre cartine, depliant illustrativi che erano rimasti appoggiati in disparte.

Tutto questo doveva essere propedeutico al giro della Val d’Aosta non stop che si fa nell’arco di una settimana. Avrebbe dovuto essere a settembre e avevo già iniziato a fare la programmazione: sono 335 chilometri con un dislivello positivo di 23.470 metri. Si chiama Tor des Geants (endurance trail della Val d'Aosta).
Hanno fatto una gara numero 0 (ZERO), testando i partecipanti e hanno visto che i problemi che possono insorgere nei concorrenti sono legati ai riposi, alla necessità di un recupero fisico durante la gara stessa.

 

Giusto per sognare ancora più in grande...

Eh... alla fine ho rinunciato, perchè si è fatta risentire la tallonite...

 

Scorgo una punta di amarezza nello sguardo del mio amico Francesco, perchè lui è fatto così.

Non è un caso se all'inizio della nostra amicizia lo chiamavamo "Checco", poi nei primi anni della sua attività arrampicatoria abbiamo iniziato a chiamarlo "Franz Piranha" per la sua insaziabilità di cime e di arrampicate, mentre in seguito abbiamo preso a identificarlo come "Iron Franz" quando ha intensificato prima con lo scialpinismo e in seguito con le gare di corsa in montagna. Chissà come lo chiameremo più avanti, magari "Franz des Geants"?
Ce lo auguriamo perchè sappiamo che quando corre in montagna lui è sempre felice e mentre fatica, sorride.



Lavaredo Ultra Trail - Un'avventura di corsa                                   Raccontata da Francesco Pompoli
Auronzo 26 giugno 2010 - Ferrara 28 febbraio 2011                                             Trascritta e ordinata da Gabriele Villa