In mountain bike attraverso la Patagonia con Alessandro Raimondi
a
cura di Gabriele Villa
Patagonia, terra di sogni, terra d’avventure.
Noi la conoscevamo soprattutto da appassionati di montagna, attraverso i racconti scritti da tanti alpinisti sulle sue montagne più celebri, il Cerro Torre, le Torri del Paine, il Fitz Roy ed i suoi ghiacciai, il Perito Moreno, lo Hyelo Continental.
Recentemente l’abbiamo conosciuta anche e soprattutto come luogo d’avventura, la più varia: per escursionisti a piedi, in bicicletta o a cavallo, meno ecologici fuoristradisti, per appassionati di rafting o per pescatori di trote e salmoni.
Non solo corde, chiodi, friends, venti e tempeste, pareti di granito lisce e verticali, quindi, ma un mondo selvaggio non solo da “scalare”, ma anche e soprattutto da attraversare con vari mezzi. Proprio uno di questi viaggiatori siamo riusciti ad “agganciare”, un biker (o cicloturista se si preferisce il termine italiano, ma fa molto meno avventura), uno pronto a partire per l’altra parte del mondo con un grande sogno nella testa: la Patagonia attraverso la “carretera australe” che si snoda tra Cile e Argentina.
Così la descrive un trailer pubblicitario:
La "Carretera Australe", che si trova nella parte nord della Patagonia, è un percorso sterrato che si snoda per 1000 chilometri da Puerto Montt a Villa O'Higgins attraverso foreste vergini, imponenti ghiacciai, fiumi e pianure innevate. È lo scenario perfetto per il mountain biking, il trekking e le escursioni in fuoristrada, nonchè un paradiso per la pesca alla trota e al salmone, nel folto di millenarie foreste. Alcuni corsi d'acqua, come il Futaleufu e il Baker, sono famosi tra gli appassionati di rafting. Procedendo verso sud, la pampa comincia a dominare il paesaggio, ad entrambi i lati della cordigliera delle Ande. È qui, vicino alla città di Puerto Natales, che si trova il ben noto parco nazionale del Torres del Paine. Torres del Paine, dichiarato Riserva Naturale Mondiale, è così chiamato dalle due enormi formazioni di granito che emergono maestose dalle steppe della Patagonia. Il parco è circondato da foreste di lenga e di nirre, piante tipiche di questi luoghi, che nel tempo hanno occupato i territori lasciati dalla ritirata dei ghiacciai e danno il riparo agli huemuls (specie di cervi dal pelo grigiastro ora in pericolo estinzione), ai condor, ai nandù (struzzi sudamericani) ed ai guanachi (quadrupedi imparentati con i cammelli). Il parco offre numerosi percorsi per gli appassionati di escursioni a piedi e a cavallo, che vi giungono da ogni parte del mondo.

Bene. Il nostro aggancio è stata Beatrice Bonilauri e il nostro agganciato Alessandro Raimondi.
Lo abbiamo conosciuto a metà dicembre al negozio Alpmania e gli abbiamo parlato poco dopo seduti su di un divanetto al “barettino” dell’acquedotto di Piazza XXIV Maggio, sul tavolo un aperitivo, qualche salatino, la penna e l’immancabile taccuino degli appunti.
Alessandro Raimondi è un cinquantenne (classe 1956) dall’aspetto tranquillo, con il volto che rivela lo spirito di chi cova un sogno e si appresta a realizzarlo, e il suo sogno è di percorrere in solitaria ed in mountain bike la “carretera australe”, tra Cile e Argentina, verso la Patagonia.
Nella vita fa il tecnico della prevenzione per quanto riguarda igiene e sicurezza sull’ambiente di lavoro, è vicepresidente del CUS Ferrara nel cui ambito s’interessa di canottaggio (è stato fondatore del Canoa Club), del gruppo ciclistico e del triathlon. E’ sposato.
Ci racconta che da ragazzino praticava podismo, avendo fatto anche qualche gara,
“ma – dice – ho visto che per costituzione fisica non ero portato per questa attività. Successivamente ho praticato arrampicata con il Cai di Ferrara, ad inizio anni ’70, quando c’era Gino Soldà. Ho lasciato per la lontananza dalla montagna, non perchè non mi
piacesse”.
Da circa quindici anni va in bicicletta; all’inizio ha partecipato a gare amatoriali e, sempre da amatore, ha partecipato al qualche grande classica del nord, tipo
Liegi-Bastone-Liegi.
“Sono quelle gare che ti fanno stare in bicicletta tutta la giornata. Ovviamente serve un allenamento adeguato, ma io arrivo a percorrere in allenamento anche 18.000 chilometri all’anno in
totale”.
Gli chiediamo di parlarci un po’ del suo sogno, del perché ha deciso di andare da solo.
“Con la bicicletta, anche se sei fra mille, rimani comunque da solo a pedalare. Inoltre molto spesso nei miei allenamenti sono solo e quindi vi ho fatto una certa abitudine; comunque la mia non sarà una solitudine totale perché incontrerò gente sul percorso, la zona è battuta sia a piedi che in bici e lungo la strada (che è unica) si trovano punti
organizzati”.
Gli chiediamo del perché abbia scelto proprio la Patagonia.
“Personalmente non mi piacciono i paesi caldi e amo la natura selvaggia là dove è ancora possibile trovarla: la Patagonia mi piace perché è una zona spartana, inoltre posso godere di un punto d’appoggio presso parenti, a Santiago del Cile, che andrò a trovare con mia moglie nel periodo natalizio. Dopo lei rientrerà in Italia ed io inizierò il mio viaggio, per il quale ho preso tre mesi di aspettativa dal lavoro. Era un’occasione ed ho pensato bene di sfruttarla per
quest’idea”.
Il progetto prevede l’avvio del viaggio a Santiago del Cile e la prima parte sarà con il pullman a lunga percorrenza, dopo proseguirà in bici da Puerto
Montt.
“Percorrerò un totale di 1.500 chilometri con la bici, una simil mountain bike su cui caricherò i miei 35 chilogrammi di bagaglio: tenda e sacco a pelo, oltre ad un po’ di roba da mangiare nel caso non trovassi case o parchi presso cui fermarmi. Dovrei pedalare per quasi due mesi e mi piace molto l’idea di farlo per andare “in fondo alla fine del mondo”. Credo di avere raggiunto la maturità per affrontare un’avventura del
genere”.
Naturalmente ha già fatto esperienze analoghe con lunghe “traversate” in bici, effettuate in Europa, in zone certo più popolate, ma sa di poter trovare sul suo percorso qualche telefono pubblico e, forse, anche qualche internet point. Per la documentazione del viaggio porterà con sé una macchina fotografica manuale, in modo da non avere problemi di pile e di ricariche e farà diapositive. Gli chiediamo se ha previsto o studiato qualcosa di particolare per l’alimentazione.
“Io già dal 2000 ho abolito dalla mia dieta pane e pasta ed assumo i carboidrati sotto altre forme. Questo dovrebbe facilitarmi molto nel viaggio perché non avrò bisogno di pentole e di molta acqua per preparare la pasta. Per il resto non ho previsto nulla di particolare”.
Ci sembra strano che un ciclista sia riuscito ad abolire la pasta asciutta dal suol menù abituale, ma così è e se la cosa funziona, vuol dire che si può fare anche questo.
Gli proponiamo di scriverci una cronaca per il nostro Intraigiarùn, da pubblicare al suo rientro e lui non si tira indietro, anzi, dice: “Magari vi spedisco pure qualche anticipazione se trovo un internet point sperso nella Patagonia”.
Vedremo, intanto gli auguriamo una buona pedalata attraverso la sua avventura.
Buena suerte, Alessandro.
Diario di viaggio:
Prima
e-mail ricevuta da Santiago del Cile, lunedi 8 gennaio 2007.
Il giorno 12 alle ore 20 e 30 locali (Santiago) parto per Puerto Montt per iniziare il giro in bicicletta, tutto è a posto; mi sono allenato poco in questi giorni ma ne avrò da pedalare, non sono preoccupato.
Questo Paese è stupendo, la fama non è usurpata, la prima sensazione impressionante sono le dimensioni e le distanze di tutto.
Amici Cileni mi hanno condotto in un tour nella parte centrale del paese durato alcuni giorni, la natura è fantastica.
Tutto è gigantesco, fiori piante alberi hanno una forza vitale incredibile ed i parchi hanno dimensioni tali da rendere quasi impossibile non utilizzare almeno un cavallo per gli spostamenti a meno di non avere tanto tempo disponibile.
Appena posso vi invierò mie notizie. A presto.
Continua
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