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La Montagna e gli alberi

di
Gaetano Soriani

 

In una delle sue famose frasi il poeta e mistico indiano R. Tagore ha scritto “gli alberi sono lo sforzo della terra per parlare al cielo in ascolto”.
Questa intuizione di grande sensibilità poetica mi ha suggerito un’altra immagine: se gli alberi rappresentano questa tensione della terra, le montagne potrebbero rappresentare “lo sforzo della terra di raggiungere il cielo”.
Uno sforzo molto simile a quello umano che da sempre ha cercato di innalzarsi utilizzando proprio le montagne per farlo.
E in effetti le guglie, i pinnacoli, le torri, i campanili e tutte le forme delle rocce delle montagne non potrebbero suggerire questa tensione verso l’alto, il tentativo della terra di toccare il cielo come tante braccia alzate verso la volta celeste?

I toponimi stessi utilizzati “campanili”, “torri” e “guglie” per definire le forme a volte bizzarre delle montagne, rimandano a costruzioni architettoniche che l’uomo ha utilizzato fin dall’antichità per scopi religiosi e politici per cercare di “avvicinarsi al cielo” e alla divinità.

E che dire dei moderni grattacieli, follia umana o miracolo tecnologico?
Tornando alla frase di Tagore, lo sforzo degli alberi di parlare al cielo, così cerebrale, intimo e delicato chissà perchè mi suggerisce una “personalità femminile”, così come il bosco questo enorme organismo vivente brulicante di vita che accoglie, nutre e protegge innumerevoli specie animali, mi rimanda inevitabilmente al ventre materno.
Le forme stesse delle montagne e delle valli fin dove sono ricoperte dalla vegetazione sono morbide, delicate quasi sinuose ben in contrasto con le forme aspre e dure delle rocce che cominciano là dove il bosco finisce.
La valle è aperta in alto, quindi ricettiva alle influenze celesti, la valle è una cavità, un canale verso il quale convergono le acque provenienti dalle alture che la circondano e la fecondano.
La valle è il complemento simbolico della montagna, come lo yin è quello dello yang.
Molti altri scrittori e poeti si sono serviti di espressioni antropomorfiche per parlare di boschi, alberi e montagne, fra i tanti mi piace ricordare il nostro Dino Buzzati (grande scrittore ma anche appassionato alpinista guarda caso).
Nel suo “Il segreto del bosco vecchio” immagina il bosco popolato da geni che risiedono in ogni albero e dal vento Matteo, personaggi fantastici che interagiscono con gli esseri umani condividendone le passioni e i sentimenti.

Tornando allo “sforzo della terra di raggiungere il cielo”, l’immagine per contro mi suggerisce una “personalità maschile”, le forze ciclopiche che hanno fatto sollevare le montagne e spinto verso il cielo le rocce non possono che evocarmi lo spirito inquieto e avventuroso tipico dell’uomo.
La vita stessa in questo ambiente si fa più dura, poche specie di animali riescono a sopravvivere in questo ambiente selvaggio, più “virile”.
Così mi sono trovato a pensare che l’ambiente montano nel suo insieme potrebbe rappresentare la sintesi ideale delle due anime, delle due personalità quella maschile e femminile, non in contrasto ma complementari in un rapporto perfetto.
Infine, le montagne hanno un’altra caratteristica tipicamente umana, quella della provvisorietà.
Si perchè anche se con tempi molto diversi da quelli dell’uomo le montagne nascono, crescono, raggiungono il culmine e poi lentamente ma inesorabilmente sono destinate a sgretolarsi e ritornare polvere.

Gaetano Soriani
Cento (Ferrara), estate 2010


La foto degli alberi è tratta da internet, l'immagine del "Duomo di Milano" è di Dino Buzzati, la foto della "Tacca del Cridola" è di Gaetano Soriani.


Nota della redazione.

Rabindranath Tagore

Nato a Calcutta (India) il 6 maggio 1861, da una famiglia nobile e ricca, illustre anche per tradizioni culturali e spirituali, Rabindranath Tagore è il nome anglicizzato di Rabíndranáth Thákhur; è conosciuto semplicemente come Tagore, ma anche con il nome di Gurudev.
Giovane, studia tra le mura domestiche il bengali e la lingua inglese.
Sin dall'infanzia legge i poeti bengalesi cominciando a comporre le prime poesie alla tenera età di otto anni. Crescendo, la passione di scrittore e poeta si sviluppa in lui sempre più. Ha una straordinaria creatività artistica che lo indirizza anche verso la musica, la danza e la pittura. Compone liriche a cui affianca la musica, traduce le stesse in inglese e dipinge quadri che saranno poi conosciuti anche in occidente, grazie alle esposizioni che verranno organizzate.
L'attività artistica di Tagore poeta, musicista, scrittore, drammaturgo, pittore, nonché la sua personale visione filosofico - religiosa, avrà modo di essere conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.
Nel 1877 viene inviato nel Regno Unito dal padre - Debendranath Thákhur, noto riformatore indù e mistico - perchè possa studiare Diritto per diventare poi avvocato. In Inghilterra il futuro poeta decide di anglicizzare il proprio nome. Nei suoi tre anni di soggiorno europeo ha modo di approfondire ed apprezzare la cultura occidentale. Nel 1880 viene richiamato in India dal padre.
Tagore torna con la convinzione che gli inglesi "sanno ben proteggere un'India bisognosa di protezione" e decide di dedicarsi all'amministrazione delle sue terre e alla sua arte. Nel 1901 crea a Santiniketan (in indiano significa "asilo di pace") presso Bolpur, a circa cento chilometri da Calcutta, una scuola dove attuare concretamente i propri ideali pedagogici: nella sua scuola gli alunni vivono liberamente, a stretto e immediato contatto con la natura; le lezioni consistono in conversazioni all'aperto, secondo l'uso dell'India antica. Nelle sue liriche, come nella sua vita, Tagore esprime la propria passione, anche erotica, la sua convinta ricerca dell'armonia e della bellezza, nonostante ogni difficoltà, che comprende il dolore causato dai numerosi lutti che avrebbe sofferto.
Nella grande produzione letteraria del poeta indiano si trova anche l'autobiografia "Ricordi della mia vita", del 1912.
Per "la profonda sensibilità, per la freschezza e bellezza dei versi che, con consumata capacità, riesce a rendere nella sua poeticità, espressa attraverso il suo linguaggio inglese, parte della letteratura dell'ovest", nel 1913 Rabindranath Tagore viene insignito del premio Nobel per la Letteratura: devolverà la somma del premio a favore della scuola di Santiniketan. Nella sua amata scuola morirà il 7 agosto 1941.