Ski>> | ||||||
All'inizio di
stagione il suo percorso è di solito facile, ma ci sono probabilità di
cadute di neve dalle creste sommitali. L'inclinazione
media è 45°; la pendenza però va sempre accentuandosi verso la cima,
arrivando ad un massimo di 55°.
L’ultima gita sul
Monte Bianco,
poi quarantacinque giorni lontano dalle montagne… l’astinenza sale, dove si può
andare? Sul Neri, of course! Le previsioni meteo non
promettono nulla di buono, ma la voglia di andare è tanta, se salta
questo weekend forse se ne riparlerà, tra un impegno e l’altro, a settembre… decido di giocarmi le poche possibilità, con qualche
omissione riesco ad agganciare all’amo Alby (Alberto Gambetti n.d.r.), distrutto dalla settimana
lavorativa, che proprio non avrebbe nessuna voglia di partire… Si decide per il
Canalone Neri, cima Tosa, Gruppo del Brenta. Partiamo con il sole e
grossi nuvoloni neri alle spalle, il tempo di avvistare il rifugio Casinei
e comincia a diluviare. Caffè, fetta di torta, ed aspettiamo con il naso
alle finestre che spiova. Riusciamo a scorgere il
canale e come imboccarlo e riprende a piovere, questa volta senza sprazzi
di miglioramento, fino a sera. Il bivacco si popola sino a riempirsi
completamente quando noi siamo già a letto a far finta di dormire, con
poche speranze che la notte ci possa regalare un cielo stellato. In più mi accorgo di
aver dimenticato la giacca in pile, quindi la mia dotazione prevede solo
una maglia da intimo a manica lunga ed il guscio in goretex, e, come se
non bastasse, la cerniera dei miei pantaloni si rompe completamente
lasciandomi un'inopportuna enorme presa d’aria giusto in corrispondenza
del… cavallo, fortuna che è caldo! Alle 2 suona una
sveglia, qualcuno bisbiglia la parola “stelle”, io e Alby ci alziamo e
non avendo niente da scaldare ci prepariamo e schizziamo fuori dal bivacco
per primi.
Meglio non avere
cordate sopra la testa, con questo affollamento… poco dopo le 3 siamo
all’attacco del canale, dopo aver vagato per detriti al buio, e ne
saliamo in velocità un terzo senza ramponi. Alle prime pendenze, ci
infiliamo gli artigli e proseguiamo slegati, tenendo il lato sinistro,
fino alla base di un salto di ghiaccio verticale. Qui sostiamo, ci
leghiamo, mi guardo intorno e scelgo di proseguire dritto sul verticale,
invece di seguire le tracce di un traverso. Al buio il tratto
sembra breve ma in realtà le braccia cominciano a faticare, i polpacci a
urlare, guardo sotto e mi rendo conto di aver salito circa 30m quasi
verticali, senza la minima possibilità di riposo. Ripartiamo, saliamo
veloci lasciandoci indietro le altre cordate, mentre alcune rinunciano, un
secondo tratto di ghiaccio, più appoggiato, ci porta all’ultima sezione
del canale, dove la neve cede di frequente sotto il mio peso e la fatica
aumenta.
Alle 7:10 esco al sole
in prossimità della cima, attendo Alby e ci godiamo la bella giornata di
sole che proprio non ci aspettavamo, soddisfatti dalla salita rapida e
intensa. L’astinenza è
placata, almeno per un po’…
|