Ho visto un siciliano su
Vertigo!
di Maurizio Caleffi
Strane cose succedono qui
in Sorgazza in questi ultimi tempi!
Che qui si siano “scoperte” alcune cascate di ghiaccio… va bene, che
questa “scoperta” abbia portato qui spiccozzatori dal vicino Veneto… va
bene, che qui siano arrivati personaggi famosi del panorama cascatistico
italiano… va bene, che numerose guide, locali e non, portino qui i
propri clienti… va bene, che la Scuola Tecnici del Soccorso Alpino
Trentino abbia deciso di utilizzare le “mie” cascate (…lasciatemelo
dire, ma solo affettivamente!) per ben tre giorni d’aggiornamento, è già
da sola una grandissima soddisfazione, ma le parole di Sergio lasciate
scritte sul nostro libro di malga al termine dei suoi tre giorni di
vacanza qui da noi sono state un gran bel regalo!
Chi è Sergio?
Alcuni anni fa ebbi la fortuna di conoscere un gruppo di appassionati
cascatisti della provincia di Perugia.
Il loro interesse nei miei confronti era dovuto al fatto che un’
importante rivista nazionale mi aveva dedicato un bell’articolo nel
quale non si parlava solo di ghiaccio, ma anche di alcune storie che
riguardavano le persone che avevano accompagnato i nostri primi anni qui
in malga (un particolare e dovuto grazie alla cara Paola Favero per
tutto ciò e a Linda Cottino per averci creduto).
Marco, istruttore nazionale del C.A.I. e direttore della Scuola Umbra di
Alpinismo ci fece visita ed, evidentemente, rimase ben impressionato dal
luogo.
L’anno successivo mi chiese di ospitare un aggiornamento degli
istruttori della scuola: io ovviamente accettai con piacere, ma
quell’inverno aveva deciso che quel corso non “s’aveva da fare”!
Nonostante la loro determinazione mi ritrovai a doverli pregare di non
venire perché in quei giorni eravamo sepolti da metri di neve e il
pericolo valanghe era forte (grado 4).
Temevo che questo incidente di percorso portasse ad una rinuncia
definitiva da parte di tutta la Scuola Umbra, ed invece il buon Marco si
rifece sentire l’anno successivo e così io riuscii ad accontentare la
sua richiesta.
All’inizio di quest’ultima stagione, Marco mi richiamò e mi chiese di
ospitare il loro primo corso di cascate di ghiaccio.
Essendo un istruttore attento e responsabile, decise di verificare di
persona la situazione ancora una volta e tornò a trovarci ai primi di
dicembre.
Denominatore comune di tutte le sue visite fu il suo amico Sergio,
sempre presente.
Sergio non è umbro ma siciliano…. avete capito bene, di Messina!
“Minchia”.. direte voi, e lo dico anch’io!
La sua provenienza, ma soprattutto la sua personalità, hanno
immediatamente suscitato in me e Carla una sorta di affezione
particolare.
Ci sembrava impossibile che un appassionato potesse attraversare
l’intera Italia per tornare qui da noi!
A dire il vero non credevamo nemmeno che ci potessero essere dei
cascatisti così lontani, provenienti da una regione che il ghiaccio lo
vede probabilmente solo nelle sue famose granite!
Prima di conoscerlo, io stesso credevo di essere uno dei più
appassionati cascatisti: venticinque anni di carriera, proveniente da
una città di pianura, disposto a sopportare i lunghi viaggi e le fredde
salite che ogni cascata ti impone e trasferito in montagna per… essere
più vicino, e nel maggior tempo possibile alla così tanto amata materia.
Sergio è molto meglio di me (… o forse peggio, dipende dai punti di
vista!).
Una volta gli chiesi: “… ma voi avete cascate?”
Mi rispose: “… si,una sola, è alta 15 metri e si forma raramente. Si
trova sull’Etna”.
E io che credevo di essere un pazzo perché trascorrevo la mia settimana
bianca in Val Varaita, a più di seicento chilometri da Ferrara!
Sergio va anche lui in Val Varaita e, onestamente, non so quanti
chilometri faccia, in una stagione, per la sua passione di cascate.
Statura bassa, spalle larghe, braccia e mani granitiche ma, soprattutto,
carattere riservato e deciso.
Come i migliori, all’inizio sembra chiuso in se, ma appena riesce a
sciogliersi ti dona la sua simpatia e sincerità.
Parla poco, ma accetta volentieri il dialogo negli argomenti che
contano.
Sergio ed un suo amico romano di nome Matteo, sono saliti qui in
Trentino giovedì scorso.
Un viaggio lunghissimo; il primo tratto in treno da Messina a Roma, poi
dalla capitale in Sorgazza con l’auto e gli ultimi chilometri sotto una
bella nevicata.
A cena mi dichiararono i loro intenti e mi chiesero consigli sul da
farsi nei giorni a venire.
In due giorni e mezzo volevano gradualmente salire tutte le cascate
dietro la malga e avevano riservato un ruolo primario a Vertigo.
Questa cascata è sicuramente una specie di simbolo del luogo: facilmente
fruibile, esteticamente bella, la più lunga delle cinque colate
ghiacciate di Sorgazza con i suoi 120 metri e, soprattutto, un bel tiro
iniziale assolutamente diritto e con ghiaccio non sempre banale: insomma
una bella prova per ogni cascatista.
Ma Sergio e Matteo che, a contrario di tanti, non volevano assolutamente
strafare hanno deciso di assaporare l’intero menù ghiacciato di Malga
Sorgazza partendo dall’antipasto e finendo con il caffè: Sorgazza
Destra, Sorgazza Sinistra, Vertigo e Lagorice.
Poi, in effetti, fecero una variante: domenica, temendo di non fare a
tempo (Sergio doveva arrivare a Roma per le 21 per prendere il treno che
lo riportava a Messina), decisero di abbandonare la salita di Lagorice a
favore di quella della variante “Mica Male” a Sorgazza Sinistra.
A mezzogiorno, come da programma, Sergio e Matteo scesero dall’ultima
cascata di quella loro particolare vacanza e dopo un veloce spuntino
ripresero il loro lungo viaggio di ritorno.
Io e Carla li pregammo di lasciare un messaggio sul libro della malga:
qui ne riportiamo i passaggi principali:
“Carissimi Carla e Maurizio, abbiamo passato un soggiorno fantastico…
…in tre giorni abbiamo salito Sorgazza destra e sinistra, Vertigo
(magistralmente tirata da Sergio, primo siciliano a salirla??) e la
colata artificiale di Sorgazza sinistra…
Grazie di tutto: Matteo”
“Tornare a Malga Sorgazza è sempre un gran piacere; vale la pena far
1400 chilometri e sentirsi a casa (alla facciazza dei leghisti
razzisti). Spero presto che Mauri e Carla facciano visita in quel luogo
remoto che è casa mia.
A presto: Sergio.”
A Sergio e Matteo queste righe sono da ringraziamento reciproco: il
loro lungo viaggio, ma anche quello dei loro amici della Scuola Umbra,
ci ha arricchito personalmente della consapevolezza che anche una banale
passione come le cascate di ghiaccio, possa unire persone così
fisicamente distanti.
Permettete un'ulteriore considerazione, volendo casuale: quest’anno
ricorre il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia.
Anniversario troppo spesso contestato da parte di alcune persone che
forse, stanche di un clima politico esasperato, ricercano nella
diversità di appartenenza una soluzione alle ingiustizie sociali che
troppo spesso si verificano.
Un certo Gaber, il Signor “G”, suggeriva che “… la libertà è
partecipazione”, e la partecipazione, pensiamo noi, non è certo
divisione!
Visite come queste testimoniano ancora una volta che i confini
esistono solamente nella testa delle persone, e non sulla carta
geografica.
Caro Sergio, se un giorno deciderò di visitare la tua bellissima terra,
per quanto io sia pigramente attaccato alle mie montagne, lo dovrò a te
e a tutti i tuoi amici.
Maurizio Caleffi
Sorgazza, 21 Febbraio 2011
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