Stefano, Piergiorgio,
Mauro, Massimo, Alvise
ovvero
quando il caso offre il
piacere di incontri tra le crode
di
Gabriele Villa
Succede, a volte, di fare incontri casuali
tra le crode e di avere occasione di parlare piacevolmente con chi si
conosce al momento, magari ad
una sosta, mentre si fa sicurezza al compagno che arrampica.
Si parla di vie fatte o da fare, di
esperienze similari, magari si intuiscono punti di contatto, e si
vorrebbe avere più
tempo per parlare, per approfondire una
conoscenza che si avverte piacevole, ma... di solito non è possibile.
Da quando c'è intraigiarùn,
e devo citare anche intraisass per il quale scrivo
abitualmente, mi è pure capitato di essere riconosciuto per via delle
foto pubblicate sul sito, ed è stato un motivo in più per trovare
un punto di contatto con chi, oltre ad essere a sua volta alpinista, era
pure lettore del sito web.
Ho voluto raccogliere insieme questi "incontri in parete", qualcuno dei quali già
raccontato.
Stefano Rova
Il primo di questi incontri risale a
sabato 23 giugno 2007 ed è avvenuto sul piazzale del rifugio Pian dei Fiacconi alla Marmolada,
(2626 metri) a fianco della stazione a monte della bidonvia e così l'avevo
raccontato:
[Sono fuori dal rifugio dove pernotterò
con il gruppo di allievi e istruttori del 27° Corso di Alpinismo del
CAI di Piacenza per salire l'indomani la cima della Marmolada, come
uscita conclusiva del corso.
Ad un certo punto mi viene incontro un
ragazzo che mi guarda come se mi conoscesse, ma io non conosco lui.
Quando mi è vicino, di certo notando la
mia maglietta con la scritta 'Ferrara, terra e acqua', mi chiede se sono di Ferrara
e alla mia risposta affermativa dice: "Adesso ho
capito dove ti ho visto: in fotografia sul sito intraigiarùn. Ti faccio i complimenti. - continua
in maniera spontanea - Io lo seguo ed ho letto molti
racconti. Sono belli e ci si può riconoscere
facilmente; ci sono arrivato da intraisass e poi ho continuato a
leggerlo".
Lo ringrazio per quei complimenti e gli
spiego come è nata l'idea del sito da parte di Franz Pompoli,
di come in seguito si è sviluppata, allargando le
collaborazioni non solo di
autori ferraresi, ma anche milanesi, trentini, liguri, veronesi, ecc.
che ne hanno condiviso lo spirito. Poi ci presentiamo e
continuiamo a parlare piacevolmente. Mi racconta che è di Padova e,
nella giornata, ha salito la Marmolada per la normale del ghiacciaio,
scendendo per la ferrata della Cresta Ovest. Io gli dico che spero di salirla
l'indomani e lui mi fa gli auguri e mi rinnova i complimenti per il
sito; nel ringraziarlo gli dico che forse scriverò qualcosa del nostro
incontro, non perchè sia poi così "importante", ma giusto per rendere
partecipi i nostri lettori del fatto che i "confini" del nostro
intraigiarùn si stanno allargando.]
Questa era stata la simpatica risposta
pervenuta e pubblicata a sua volta sul sito:
[Ciao a tutti, innanzitutto ringrazio
Gabriele Villa, per aver riportato il commento al sito ricevuto "dal vivo" domenica in Marmolada. Come gli
ho detto ho cominciato a seguire per caso intraigiarùn e ho letto gran
parte dei racconti, che mi sono piaciuti per la spontaneità e perchè
raccontano di un alpinismo fatto con passione, lontano da super imprese
ma proprio per questo sentito più vicino.
Complimenti ancora per il sito e anche perchè vi alzate alle 3.30 per
andare in montagna (io da Padova sono più fortunato, mi posso alzare
anche alle 4.30-4.45 ;-) ), e per la passione che vi porta in montagna e
ve ne fa cogliere anche le sfumature più semplici, ma più belle.
Vi auguro buona fortuna con il sito - chissà che un giorno non abbia
anch'io qualcosa da mandarvi - e soprattutto buone scalate, magari ci si
ri-incontrerà a Rocca Pendice (falco permettendo) o da qualche parte sui
monti a rampegare. Ciao!]
Piergiorgio Lovati
Un altro casualissimo e divertente
incontro avvenne giovedì 31 luglio 2008, sulle pareti del Trapezio del
Piccolo Lagazuoi. Riprendo le parole con le quali lo raccontai sul sito:
[Siamo al terzo giorno di vacanza e dopo due giorni di arrampicata in cui
ho fatto io da capocordata,
è Stefano Toninel a tirare da primo lungo la via che sale nel canale a
destra della Ardizzon al Trapezio del Piccolo Lagazuoi. Abbiamo scelto
questo itinerario perché non è difficile, da proteggere e presenta
un’arrampicata abbastanza varia alternando paretine di buona roccia, a
camini da superare in bella spaccata.
Siamo al terzo tiro della via e lui ha già salito il camino che porta
nel terrazzetto sul quale arriva la corda doppia di chi rientra dalle vie del
Trapezio utilizzando la prima cengia (quella più bassa).
Mentre sto salendo a mia volta e mi avvicino al terrazzo della
sosta, sento qualcuno che dall’alto chiede a Stefano se le corde che ha
lanciato per la doppia arrivano a toccare terra.
Quando arrivo alla sosta il ragazzo della doppia è già sceso e sta
togliendo il discensore dalle corde.
Vedo che mi guarda attentamente e poi dice che gli pare di conoscermi,
mi chiede se sono di Verona e io gli rispondo di no, che sono di
Ferrara, lui di rimando mi chiede allora come mi chiamo e io gli dico nome e
cognome.
Lo vedo aprire un sorriso divertito e poi dice con decisione:
“Gabriele
Villa? …intraigiarùn!”.
Ecco dove mi ha visto, nelle foto del sito e la sorpresa è
piacevolissima, sia da parte mia che da parte di Stefano, che ridendo
divertito bofonchia: “Con intraigiarùn sei diventato popolare”.
“Un lettore di intraigiarùn… incontrato qui, in parete, grande! …
Foto… Foto…” – dico a Stefano, portandomi a fianco del ragazzo a cui
chiedo il nome. Si chiama
Piergiorgio Lovati, abita nel milanese e mi parla del sito che
gestiva con un amico e che ora hanno dovuto chiudere per mancanza di
tempo da dedicare, ricorda qualcuno dei racconti letti su intraigiarùn,
“molto belli quelli dell’inizio”, e che ora “non aggiornate da
tempo”.
Il caso volle che ci rivedessimo il sei agosto, esattamente sei giorni
dopo, alla partenza della seggiovia di Fedare, in zona Passo Giau e
quella volta fui io (che stavo andando ad arrampicare con Stefano e Leo)
a riconoscere lui che stava salendo verso l’Averau con due amici a sua
volta ad arrampicare.]
Con Piergiorgio ci siamo tenuti in contatto, abbiamo pure cercato di
darci appuntamento per un'arrampicata (per due anni di fila) durante le
vacanze agostane che lui trascorre solitamente in Val Badia.
Beh, ci credete?, non siamo riusciti ad
incontrarci, ma chissà che non ci pensi il caso a trovarne l'occasione.
Mauro
Giuliani
Il luogo è ancora il medesimo del precedente incontro, le pareti
del Trapezio al Piccolo Lagazuoi, la via è addirittura ancora la stessa,
scelta per necessità a causa di una giornata di particolare
affollamento.
Infatti, è domenica 12 luglio 2009, e dopo un giorno di cattivo tempo
tutti sono ansiosi di arrampicare e, tra tante cordate di tedeschi, mi
capita di condividere gli ultimi due tiri della via Ardizzon, con una
cordata di tre emiliani.
Ancora una volta è il sito internet (questa volta intraisass)
a fare da tramite e favorire il discorso.
In seguito, proprio ad intraisass, avevo inviato una piccola cronaca dell'incontro,
che qui sotto riporto:
[La domenica mattina però siamo ancora lì e le condizioni sono molto
migliori; da Passo Valparola saliamo verso il Trapezio che è un brulicare di
cordate, ma sono già in alto perché noi ce la siamo presa comoda
pensando di salire con il “secondo turno”: niente alpinismo “eroico”
oggi, solo una semplice e rilassante arrampicata, ma abbiamo fatto i
conti senza … “i tedeschi”.
Ne arriva un gruppo, sono almeno una dozzina e sono diretti proprio lì,
alla base del Trapezio e, per non fare la fila sul primo tiro, si
sparpagliano a ventaglio attaccando in cinque cordate a pochi metri una
dall’altra.
Ripieghiamo una ventina di metri più a destra e, senza nessuno intorno,
saliamo per un canale–camino che sappiamo ci porterà ugualmente in
alto fino alla sommità.
Infatti, dopo poco più di un paio d’ore e cinque
tiri di corda, arrivo a mescolarmi con gli stessi tedeschi che avevo
visto arrivare assieme a noi alla base della parete; qualcuno di loro è
già pronto per scendere, altri si preparano a farlo, altri ancora stanno
completando la salita.
Noi continueremo a salire arrivando alla cengia superiore e così si
apprestano a fare anche tre alpinisti, arrivati lì da un’altra via, gli
unici che parlano italiano, anzi hanno un inconfondibile accento
emiliano.
Mentre condividiamo i tiri seguenti è inevitabile scambiare qualche
parola alle soste.
“Di dove siete?”
“Veniamo da Reggio Emilia e voi?”
“Noi da Ferrara”
“Ah Ferrara, c’è uno di Ferrara che scrive su internet. Li leggo i
suoi racconti” - dice il capocordata, poi, quando alla sosta
successiva mi sente chiamare per nome aggiunge:
“Ma allora sei tu Villa?”
Così vengo a sapere che si chiama Mauro, è Istruttore di sci alpinismo
della Scuola Bismantova, abituale lettore di intraisass e
dei miei racconti che parlano spesso di un alpinismo, dice lui, “come
si faceva una volta”.
“Forse a un giovane può non piacere, ma a me che sono un ragazzo di
una volta – aggiunge simpaticamente – sono racconti che dicono
qualcosa, mi emozionano”.
Ci torniamo a separare per salire l’ultimo tiro, poi ci ritroviamo sulla
cengia superiore, facciamo una fotografia assieme, infine, ci scambiamo
i saluti e una stretta di mano perché loro saliranno un altro tiro
mentre noi percorreremo la cengia fino al ghiaione e al sentiero di
discesa verso Passo Valparola. Questo inaspettato incontro è stato un
vero piacere e mi emoziona che conoscenze impersonali come quelle
tramite web possano diventare concrete e reali.
Tra le tante cose belle che mi ha regalato intraisass c’è
anche questa.]
Massimo Vigato e Alvise
L'ultimo casuale incontro è di pochi
giorni fa e, scommetto che non ci crederete, è avvenuto sulle pareti del
Trapezio del Piccolo Lagazuoi, sulle quali stavo salendo la via
Ardizzon, in una giornata per la quale le previsioni meteo avevano
annunciato temporali nel pomeriggio.
Davanti a noi, impegnati sul primo tiro, una cordata che poi abbiamo
saputo essere di Mestre, alla quale ci siamo accodati, percorrendo
tratti di via quasi in parallelo e condividendo svariate soste, nelle
quali ho piacevolmente conversato ora con l'uno ora con l'altro dei due
che, negli ultimi due tiri si sono scambiati in testa alla cordata.
Questa volta il sito internet non c'entra nulla e i discorsi sono venuti
spontaneamente, vuoi perchè l'impegno della via non era troppo
rilevante, vuoi perchè c'era voglia di parlare, specialmente da parte di
Massimo che aveva tirato i primi tiri e pareva il più estroverso dei
due.
Che cosa ci si dice alla sosta di una via mentre si fa sicura al
compagno che arrampica?
Beh, abbiamo parlato di vie fatte e di altre che si vorrebbero fare,
scambiandoci impressioni personali e consigli, o anche solo
dell'abitudine di portare sempre con sé il martello, come fa Massimo (e
me lo mostra attaccato alla cintura), che racconta di un rientro di
emergenza fatto alla Roda di Vael, sotto la pioggia, assieme alla moglie, nel quale "con
due chiodi e due cordini in kevlar mi sono cavato dalle rogne e da
allora il martello... sempre".
Ma non è quello che ci si dice ciò che conta, quanto la voglia di farlo,
di non pensare solo ad arrampicare nella fretta di arrivare in cima, ma
anche parlando con chi sale la nostra stessa via, condividendo piaceri e
sensazioni.
Mi scuserete, ma se penso alla vita di città, nella quale nemmeno ci si
saluta (e un certo tipo di camminatore "cittadino" lo fa anche in
montagna incrociandoti senza nemmeno guardarti) questa forma di
"amicizia" spontanea, pur se casuale, imprevedibile e occasionale, che
nasce sulle crode, ancora mi emoziona piacevolmente.
Evidentemente non sono il solo, visto che con Massimo ci siamo
trascritti
l'indirizzo mail per scambiarci la foto e un arrivederci tra le crode e
chissà che non succeda veramente.
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