SPIGOLATURE. 06/05/2009 -
Completata nel 1909: i cento anni
della "Strada delle Dolomiti"
Chissà quante volte l'avremo
percorsa senza sapere nulla di essa, ma anche le strade hanno una
storia.
Quella della "strada delle Dolomiti" è
oramai centenaria ed, infatti, pare abbia bisogno di un po' di
manutenzione.
Ne parla un articolo di Walter Musizza e
Giovanni De Donà sul Corriere delle Alpi del 12 marzo 2009.
Ve lo presentiamo in questa spigolatura
che racconta anche la storia della gloriosa strada che attraversa i
Monti Pallidi.
Una “centenaria” che merita attenzioni: serviranno 5 milioni per
metterla a posto.
La “strada delle Dolomiti” fu finita nel 1909; per anni volano del
turismo.
CORTINA. E' notizia di questi giorni il preoccupante dissesto in cui
versa la Statale 48 delle Dolomiti nel bosco di Ruaz per la minaccia
delle slavine, ed in particolare il collegamento tra Pieve di
Livinallongo ed Arabba, bloccato ben otto volte.
Saranno necessari prossimamente consistenti interventi straordinari, di
oltre 5 milioni; ma l'impegno appare inderogabile, perché è in gioco la
salute stessa, se non la sopravvivenza, di un autentico monumento
internazionale, ovvero dell'ormai prossima centenaria “Strada delle
Dolomiti”.
Appena inaugurata, l'11 settembre 1909, era già al centro di mille
polemiche, oggetto di un'astiosa “querelle” tra passatisti e
progressisti.
I primi ardimentosi "chauffeur" che portavano su per gli ardimentosi
“tourniquets” i bolidi a quattro ruote con a bordo facoltosi padroni
alla ricerca di inusitate emozioni d'alta quota senza troppi sforzi,
sollevavano nuvole di polvere, facendo disperare i poveri pastori
intenti a pascolare le loro mandrie sugli alti e finora silenti pascoli.
L'idea di unire Cortina al Trentino attraverso il Falzarego e
Livinallongo risaliva ancora al 1697, quando l'Austria cercava una
qualche alternativa al percorso classico della via “regia” (per
Botestagno e la Val Boite), spesso chiusa dai periodici dissapori
politici con la Serenissima.
Bisognò peraltro attendere la fine dell'800 per vederne i primi lavori,
allorché il crescente e pacifico interesse per i Monti Pallidi da parte
di alpinisti di tutta Europa venne a coniugarsi mirabilmente con la
strategia militare austro-ungarica, tesa a dispiegare meglio le sue
forze nel settore meridionale, in barba alla Triplice e ai suoi puntuali
rinnovi.
Con legge provinciale votata nel 1897 dall'allora Dieta del Tirolo, si
deliberò la costruzione della strada delle Dolomiti con partenza da
Trento ed arrivo a Dobbiaco, passando per il Passo Pordoi, Arabba, P
asso Campolongo e Cortina.
I lavori iniziarono nel maggio del 1901 ed il tratto Val di Fassa -
Livinallongo fu inaugurato nell'autunno 1905.
Alla costruzione della strada lavorarono 2500 operai pagati mediamente 3
corone al giorno, per un costo complessivo di costruzione della strada
pari a più di un milione di corone, ripartite tra lo Stato asburgico
(55%), Provincia (30%), Comuni, Albergatori, Club Alpino.
I lavori, diretti dagli ingegneri Del Lago e Di Riccabona, iniziarono
nel 1897 e terminarono appunto nel 1909.
Alla fine di quell'anno veniva festeggiata l'apertura dell'ultimo tratto
da Livinallongo a Cortina, per cui la “Route des Dolomites” risultava
percorribile in tutta la sua lunghezza da Ora a Cavalese e per le valli
di Fassa e di Livinallongo fino a Cortina.
All'inaugurazione ufficiale venne invitato naturalmente anche il Capo
Comune d'Ampezzo, con preghiera di intervenire in abito da turista o da
viaggio; e, in effetti, il sindaco di Cortina Luigi Dimai salì al
Falzarego in carrozza a cavalli.
Ma l'avveniristica arteria ormai guardava ad altri e più portentosi
cavalli, quelli dei motori a scoppio, prima al servizio dei turisti e
subito dopo dei militari.
Il francese Gabriel Faure fece appena in tempo a magnificarla in tutta
Europa con un suo illustratissimo volume, che già la Grande Guerra la
eleggeva a fondamentale presupposto strategico e logistico.
In 90 anni di guerra e di pace, milioni di persone l'hanno percorsa in
entrambi i sensi, con mille scopi e mezzi, decretando il successo non
solo di un'opera di alta ingegneria, ma pure dei comprensori
direttamente coinvolti e vieppiù investiti dal trionfante “tourismo”
dolomitico: anzitutto Cortina e il Cadore, dove la nuova strada veniva
ad innestarsi sulla gloriosa via d'Alemagna.
E se oggi il fascino discreto dei Monti Pallidi può sembrare profanato
dall'invasione soffocante delle automobili, la colpa non è certo
imputabile all'arteria, in sé mirabile, e neanche ai motori; ma solo
all'improvvido uso fattone dall'uomo.
E per conoscere meglio l'intero percorso eccovi una dettagliata
descrizione della "Grande Strada delle Dolomiti"
Questo itinerario conduce a Cortina attraverso la "Grande Strada delle
Dolomiti" che collega Bolzano al centro ampezzano.
La rotabile, che comprende anche i Passi dolomitici più famosi (Pordoi e
Falzarego), fu ultimata dagli austriaci nel 1909 e, sebbene progettata
per scopi bellici, servì ad incrementare il turismo sulle Dolomiti che
prima era composto solo da pochi aristocratici austriaci.
Da Merano si scende a Bolzano e si prosegue in direzione Nord-Est verso
la stretta gola che a destra apre la Val d'Ega per giungere a Ponte
Nova. Si svolta ora a sinistra verso Nova Levante (1187 m.) lungo la
strada che conduce al Passo di Costalunga (1745 m.): poco prima del
passo, a destra, si trova il Lago di Carezza uno dei laghi dolomitici
più famosi e sulle cui acque dai toni verdi e blu si rispecchiano il
Catinaccio a Est ed il Latemar a Sud. Dal lago al passo la strada è
breve e non presenta difficoltà.
La discesa lungo il versante Est inizia dapprima senza particolare
pendenza per essere poi più ripida e tortuosa fino a giungere a Vigo di
Fassa, nella valle omonima. Questa si percorre verso Nord fino ad
arrivare a Canazei (1465 m.) tramite una comoda strada che attraversa i
vari paesi del fondovalle per salire poi ripida verso il Passo del
Pordoi (2239 m.). Lungo questo tratto lo sguardo si perde verso il
gruppo del Sassolungo a Nord-Ovest, verso il massiccio del Sella a Nord
e verso la Marmolada ed il suo ghiacciaio a Sud.
L'asfalto è coperto da scritte che incitano i ciclisti del Giro d'Italia
in quanto il Passo Pordoi viene inserito spesso nell'itinerario della
prestigiosa gara ciclistica e molti sono i partecipanti che lungo questa
salita decidono in bene o in male l'esito di 3 settimane di gara.
Giunti in cima al Passo si nota a sinistra la funivia che porta in cima
al Sass Pordoi nel gruppo del Sella a 3.000 metri di altitudine.
La strada scende ora con 33 tornanti in direzione di Arabba per poi
sfiorare il Col di Lana (2452 m.) teatro della l° Guerra Mondiale e
risalire lungo i tornanti che conducono al Passo del Falzarego (2105
m.). La strada si presenta in buone condizioni, la pendenza massima è
dell'8% e dopo 20 tornanti si giunge al Passo. Da qui il panorama spazia
fino al ghiacciaio della Marmolada (3343 m.) verso Sud Ovest, mentre è
chiuso a Ovest dal Sass di Stria (2477 m.) e a Sud dal Averau.
Si scende quindi a Cortina dove non mancano certo negozi lungo il viale
pedonale e ristoranti per il pranzo.
Degno di nota è il Lago Ghedina posto sotto le Tofane dove è anche
possibile pranzare presso l'omonimo rifugio.
Da Cortina si parte ora verso il Passo Falzarego e da questo si devia a
destra per salire al Passo di Valparola (2192 m.) posto sotto i Lagazuoi
e le Tofane e scendere verso la Val di S. Cassiano per giungere in Val
Badia presso l'abitato di La Villa.
Quest'ultimo ospita in inverno la Coppa del Mondo di Sci presso la pista
della Gran Risa dove si svolge il celebre Slalom.
Sulla destra si nota l'imponente Croda di S. Croce per poi partire verso
sinistra in direzione di Corvara in Val Badia, altro centro turistico
rinomato sia durante la stagione estiva che durante quella invernale: da
qui è possibile percorrere l'itinerario del "Sella Ronda" che permette
di compiere sci ai piedi il giro del massiccio del Sella sia in senso
orario che antiorario grazie ad una serie di piste da sci e di impianti
di risalita collegati tra loro. Si lascia ora Corvara per salire verso
Ovest in direzione di Colfosco e quindi del Passo di Gardena (2121 m.)
posto sotto le pendici settentrionali del Sella. Il panorama che si gode
da questo punto spazia fino alle Tofane verso Est, mentre a Ovest si
nota il Sassolungo. Una serie di ampi tornanti immette all'imbocco della
Val Gardena, alla quale si accede svoltando a destra all'unico bivio che
si incontra scendendo dal Passo. La Val Gardena presenta tutti i
caratteri tipici della cultura ladina che si manifestano nei costumi
tipici e nelle abitazioni e nell'atmosfera che si respira nei centri di
Selva di Val Gardena, di Santa Cristina e di Ortisei.
Tutta la valle è ricca di strutture ricettive che ospitano i
numerosissimi turisti che la animano in estate come in inverno e
numerosi sono anche gli artigiani e i negozi che producono e vendono
sculture in legno con una tradizione che si tramanda di generazione in
generazione. Appena dopo l'abitato di Ortisei si svolta a sinistra per
salire al Passo di Pinei lungo una strada che offre i migliori panorami
di Ortisei disteso sotto il Monte Seceda (2518 m.) al quale si può
accedere grazie ad una comoda funivia.
Scendendo dal Passo si attraversa il paese di Castelrotto e si inizia a
scorgere lo Sciliar (2563 m.) che si lascia sempre a sinistra per
giungere a Fiè allo Sciliar. Poco prima di quest'ultimo si trova Siusi
da dove parte la strada che verso Est conduce all'omonimo altopiano
ricco di passeggiate e di pascoli chiuso a Est dal Sassolungo e dal
Sassopiatto. Da Fiè a Sciliar la strada scende decisa a Prato all'Isarco
dove ci si immette sulla strada statale che conduce a Bolzano poi a
Merano. (Tratto da www.tornanti.it)
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