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Prima che spariscano, un comitato invita i
cittadini ad occuparsi di questo patrimonio monumentale una volta
adibito alla coltivazione del tabacco. (Articolo di Gianni Celi) Con l'arrivo della coltivazione del tabacco però (siamo verso la metà del 1600) i valligiani hanno scoperto che potevano incrementare le loro magre risorse con questa pianta che proprio qui trovò la sua giusta collocazione. I tratti in piano, purtroppo, mano a mano che da Campese o da Pove, si saliva verso Cismon, erano sempre più ridotti. È nato da questo dato di fatto il bisogno di togliere più spazio possibile alla montagna. Sono apparsi in tal modo i primi terrazzamenti, ovvero dei coltivi trattenuti da muri a secco a volte vertiginosi. Il lavoro era improbo. Si dovevano anzitutto disboscare i fianchi della montagna, costruire gli imponenti muraglioni e, successivamente, riempire gli spazi vuoti con la terra che si raccoglieva nel piano e che veniva trasportata con le gerle. Sono stati realizzati, con questo sistema quanto mai faticoso, recuperando circa 500 ettari di terreni adatti alla coltivazione, qualcosa come 230 chilometri di muri a secco sia di modeste dimensioni o, alcuni, alti fin quasi una decina di metri. Il Comune maggiormente ricco di questi terrazzamenti è quello di Valstagna. Dalla fine degli anni Sessanta, però, con il boom economico che ha fatto, lentamente, sparire la coltivazione del tabacco in Valbrenta, queste terrazze hanno lasciato, in larga misura, il posto ai rovi ed al bosco, velocissimo nel rioccupare spazi che un tempo erano suoi. La conseguenza visiva di questo abbandono è il ripetersi con costanza, di anno in anno, di crolli delle vecchie "masiere".
Ne è sorto un comitato dal nome "Adotta un
terrazzamento in Valbrenta". I promotori sono il Comune di Valstagna, il
Dipartimento di geografia dell'Università degli Studi di Padova e il
Club Alpino Italiano, sezione di Bassano. Questi enti hanno ottenuto,
inoltre il patrocinio della Comunità Montana del Brenta e del Comitato
scientifico centrale - Gruppo Terre Alte del Club Alpino Italiano.
Esso fa leva sulla comune sensibilità di
abitanti della valle e frequentatori esterni nel promuovere la tutela e
valorizzazione di questo patrimonio monumentale, trascurato dalle
istituzioni qui come in altre aree della montagna prealpina veneta in
nome di forme di sviluppo spesso poco attente al patrimonio culturale
ereditato. Il Comitato intende sostenere e coordinare gli sforzi per il
recupero di aree terrazzate abbandonate, contribuire operativamente al
loro mantenimento, stimolando forme di recupero economicamente,
socialmente ed ecologicamente sostenibili. Le operazioni di recupero e
rimessa a coltura verranno avviate e condotte mediante un sistema di
adozione diretta e a distanza di superfici terrazzate in abbandono, che
coinvolgeranno sia coloro che siano interessati a prendersene cura
direttamente, sia promuovendo una sensibilizzazione verso questo
patrimonio mediante sottoscrizione promossa su larga scala». |