a "C'era una volta ..."
di Luigi Negri

 

di Rita Vassalli

 

 


Una domenica come tante nell’inverno della neve lenta.

In viaggio con chi condividere la comune passione per la montagna.

Una fuga dal quotidiano che, ultimamente, non mi lascia neppure il tempo di spulciare nel sito degli amici di intraigiarùn.

- Allora, ti è piaciuto il racconto di Negri? - mi chiede l’amico che mi ha messo in mano, poco prima, tre fogli A4 .

- Non può non piacere.


C’era una volta … Formula d’inizio come la più classica fiaba, e come tale se ne rileva l’indeterminatezza dei luoghi, fatta eccezione per alcuni flash back come la via Kostner sulla Torre Exner… al Pisciadù … le crode delle Dolomiti, ma soprattutto l’indeterminatezza del tempo con tutte le analogie con il sogno.

Poi c’è la cosiddetta apoteosi finale, meglio conosciuta come lieto fine, dove la gratitudine ha corso più forte della malinconia… e … gli angeli non sempre dimorano nei cieli, così può capitare di incontrarne uno.

O questo racconto è forse favola? ... con la gattina dal pelo lungo colore del fumo antropomorfizzata per quel che concerne la gentilezza, la discrezione, la dignità e il silenzioso ascolto intervallato da fusa simili a nenia dolce e solitaria che culla il sogno di colui che dormiente non è.

Forse C’era una volta... è semplice poesia.

Righe che sono versi, personificazioni, metafore e sintassi che ne fanno spartito musicale.

Un po’ fiaba, un po’ favola e molta poesia per le emozioni e lo stato d’animo che riesce a trasmettere.