a
"Bibì & Bibò e la Tremenda Verità"
di
A.Bolognesi e M. Pifferi
di Leonardo Caselli
Illustrissimi Bibì & Bibò, ringraziandovi innanzitutto per il vostro
ultimo racconto “Bibì & Bibò vs Serial Killer dei monti” del
quale ho avuto l’onore di disegnare le vignette, ed in attesa dei vostri
prossimi “Bibì & Bibò vs Goldrake” per gli over quaranta e “Bibì
& Bibò vs DragonBall” per l’Alpinismo Giovanile, vorrei fare alcune
considerazioni su quanto da voi scritto “tra le righe”.
Premetto che non posso entrare nel merito dell’uscita che “tra le righe”
voi citate.
Come voi io non ero presente e quindi darei un giudizio su quanto
avvenuto, basato unicamente su quanto riportato da altri, come del resto
immagino abbiate fatto voi, “tra le righe” del vostro racconto.
Premetto anche che avrei potuto essere presente (altri impegni lo hanno
impedito) ed essere proprio uno di quei direttori o capo-gita o
conduttori che dir si voglia.
Ma anche se non ero presente e visto che i miei “colleghi” seviziatori
di poveri gitanti sono timidi vedrò di dire qualcosa lo stesso.
Si si, sarei potuto essere proprio uno di quei negrieri che trascinano i
corpi dei poveri gitanti verso il pullman come Achille trascinava il
corpo di Ettore legato alla biga.
Comunque quest’anno nelle mie sette o otto gite tra invernali ed estive,
e in sei uscite di corso mi sono proprio divertito come
Istruttore, Direttore
o Collaboratore di vari Direttori.
Non avete idea di quanti sentieri abbia “tappezzato con i resti dei soci
paganti” e quanti gitanti abbia soppresso per manifesta incapacità a
proseguire e quindi a raggiungere la meta prefissata.
Sapete, ogni tanto fingo anche di essere buono e se c’è qualche gitante
in difficoltà su una ferrata, cerco di aiutarlo, magari recuperandolo
con l’aiuto della corda.
Ovviamente con il solo scopo di non perdere troppo tempo ed arrivare in
cima.
A proposito, volevo informarvi che negli ultimi tempi va molto di moda
chiamare questi orribili torturatori e oppressori dei poveri gitanti,
non più “Direttore” o “Capo gita” o “Conduttore”, ma “Accompagnatore”.
La stessa parola che al femminile ed in inglese negli ultimi tempi si è
sentita spesso a livello nazionale per altri tipi di “attività di
accompagnamento”, ma questa è un’altra storia.
La differenza direi che è sostanziale e forse il termine
“Accompagnatore” non è stata scelto a caso.
Un “Capo gita” direi, è uno che comanda.
Un “Direttore” dirige, cioè dà una direzione scelta da lui.
Un “Conduttore” conduce verso una direzione, sempre scelta da lui.
L’Accompagnatore ovviamente accompagna, cioè segue qualcuno lungo un
percorso, facendo la sua stessa strada.
Per essere parole che indicano lo stesso aguzzino, fustigatore di inermi
escursionisti, mi sembra ci sia una bella differenza, ma ovviamente e
solo un modo per nascondere il vero volto di questi Doctor Jekil e
Myster Hide della montagna.
Ora vi racconto quale sarebbe la definizione diciamo più o meno
“istituzionale” dell’Accompagnatore.
Da sbellicarsi dalle risate.
[ L’Accompagnatore è una persona che volontariamente, nell’ambito del
Club Alpino Italiano, ne condivide gli scopi e le finalità, promuovendo,
organizzando e svolgendo attività di vario genere. ]
Quindi un volontario che, contrariamente a chi lavora a livello diciamo
“governativo” (vedi sopra), non percepisce alcun compenso se non quello
di vedere soffrire quei poveri malcapitati che sta portando in giro.
Ma questa è sempre un’altra storia.
Sempre “istituzionalmente” parlando, l’Accompagnatore deve possedere
anche un sacco di qualità come esperienza, capacità organizzativa,
conoscenze tecniche e culturali di svariato genere, senso di
responsabilità, capacità decisionali, di conduzione di gruppi,
attitudini didattico-educative e capacità di comunicazione, nonché
facendo tutto questo, garantire anche la sicurezza di chi viene
accompagnato.
Sta cippa!
E tutto per essere un volontario!
Quasi quasi conviene farlo davvero a livello “governativo”!!
Chissà, magari con qualche bella ministra
o deputata delle ultime.
Volete sentirne un’altra che vi farà scompisciare dalle risate?
Quando ci sentiamo sentimentali, sempre per nascondere la nostra vera
indole di inquisitori dei poveri gitanti paganti, diciamo di volere
trasmettere e condividere la nostra passione per i monti con il maggior
numero di persone possibile sperando che questa venga trasmessa ad
altri.
Roba da non credere.
Sapessero che il nostro unico scopo è portare a termine l’ascensione.
Per esperienza posso dirvi che proprio quelle persone a cui viene
trasmessa, anche “sottobanco”, la passione per i monti oltre che a una
serie di nozioni che senza passione sono fine a se stesse, diventano poi
“ossicini buoni” in uno scheletro osteoporotico.
Sapete che, sempre fingendo di essere buoni, spesso ci capita di portare
in giro gente talmente inesperta da confondere un rampone con un
lampone?
Diciamo di farlo pensando che magari quelle persone inesperte forse in
futuro potrebbero diventare un “ossicino” buono” nell’ossatura
osteoporotica di “quella sezione di pianura”.
Ma in realtà, non ce ne frega assolutamente niente.
A noi ovviamente interessa solo la cima.
Anche se quella cima l'abbiamo salita già
almeno una volta, se non di più.
Vi dirò, godo talmente nel vedere soffrire chi si avvicina per la prima
volta ai monti che anche quelle poche volte in cui posso andare in
montagna per i cavolacci miei, spesso ci vado con dei neofiti.
L’ultima volta sono andato addirittura ad arrampicare con alcuni di
loro.
Non immaginate la mia soddisfazione nel vederli in lacrime all’uscita
della via.
Se non ci credete chiedetelo direttamente a loro.
Li potete trovare quasi sicuramente tutti i martedì sera nella sede di
quella “sezione di pianura” o a qualche gita sociale desiderosi di farsi
seviziare da Accompagnatori assetati di sangue.
Come ho già detto non posso dare un giudizio sui fatti avvenuti e
raccontati tra le righe del vostro racconto, non c’ero.
Sicuramente quella era una salita di tutto rispetto non tanto per le
difficoltà tecniche quanto per l’impegno fisico richiesto e forse, come
dite voi “tra le righe”, non è andato tutto per il verso giusto.
Può essere!
Ma neanche tutto per il verso sbagliato.
Ma un accompagnatore che decide di fare quella salita con qualche
persona che non ha mai messo i ramponi ha sbagliato?
O forse ha deciso di accompagnarla lungo un nuovo percorso che
altrimenti lei difficilmente avrebbe seguito?
Voleva arrivare a tutti i costi in cima anche se la stessa cima l'ha già
salita più volte?
Vista la differenza sostanziale tra i due termini, è stato un Direttore
o un Accompagnatore?
Non sarà che per curare veramente questa osteoporosi servano meno
Direttori e più Accompagnatori e che gli Accompagnatori cedano sempre
meno alla tentazione di essere solo Direttori?
Solo una cosa credo di sapere con certezza cari Bibì & Bibò.
Secondo me, per curare l’osteoporosi di questa “sezione di pianura”
bisogna soprattutto iniziare ad essere ossa buone, di quelle che
sostengono lo scheletro, non “spiluccare” sempre le stesse.
P.S.: Mi dispiace che nelle vignette siate venuti più brutti di quanto lo
siate veramente nella realtà.