Presanella dal tramonto all'alba

di Francesco Pompoli


Il fine settimana di metà ottobre si preannuncia finalmente fantastico, bel tempo stabile e zero termico intorno a 4000 metri; le mie gambe sono ancora stanche dalla lunga gara di ultratrail di sette giorni fa, ma come si fa a perdere un’occasione così? E’ più di un anno che con Cristiano pensiamo a questa salita, partenza dai 940 metri della val di Genova e arrivo alla vetta della Presanella, bivacco poco sotto la cima e proiezione esclusiva dello spettacolo del tramonto e del sorgere del sole.

Ed eccomi quindi arrancare sotto il peso di uno zaino opprimente, a cui non sono più molto abituato, dopo un’alzataccia e quasi quattro ore di macchina. La giornata è incredibilmente tersa e calda, i primi 1300 metri di salita sono nel bosco poi, superato il bivacco Roberti, seguiamo la lunghissima morena che sale rapidamente la valle di Nardis lasciandoci sulla sinistra l’omonima vedretta.

Sotto il sole fa molto caldo, verso i 3000 metri raggiungiamo la prima neve settembrina che si sta rapidamente sciogliendo consentendoci di bere. Ormai scorgiamo la croce di vetta ed il bivacco Orobica dove passeremo la notte, saliamo un salto più ripido di neve e con un deciso traverso puntiamo al bivacco per scaricarci del peso degli zaini e allestire le nostre brande.

La posizione del bivacco è incredibile, un nido d’aquila a 3382 metri con una vista incomparabile sulle Dolomiti orientali ad est, il Brenta a sud-est e l’Adamello a ovest. L’interno è essenziale, tre brande a castello, una panca ed un tavolo. Occupiamo i nostri letti, liberiamo gli zaini e decidiamo di andare subito in vetta, dove mangeremo al sole attendendo il tramonto.

Arriviamo in cima alle diciassette, il panorama è incredibile, l’alta cima è isolata e lo sguardo spazia libero a 360°.
Cristiano estrae a sorpresa due birre dallo zaino, le beviamo con grande soddisfazione mentre lentamente la luce che ci circonda comincia a virare sempre più verso il rosso.

Mentre il sole si abbassa cominciamo a riconoscere le singole cime all’orizzonte, Marmolada, Pelmo, Civetta e Pale di San Martino ad est fino al Bernina e al Disgrazia a ovest. Più in là ancora riconosciamo il monte Rosa ed infine, increduli, anche il Cervino!

Proviamo a fermare questi momenti magici con le nostre macchine fotografiche, finché l’ultimo raggio di sole ci abbandona e lentamente il cielo si scurisce. Rientriamo con le frontali al bivacco, la notte è mite e ci divertiamo a fare esperimenti fotografici notturni finché non decidiamo di andare a dormire.


Al mattino la sveglia è alle sei, veloce colazione e risalita in vetta mentre il cielo notturno comincia lentamente a schiarirsi verso sud-est. I colori dell’alba sono, se possibile, ancora più spettacolari di quelli del tramonto, i nostri occhi sono abituati alla notte e più sensibili alle lente mutazioni di colore che annunciano il sorgere del sole.

Una grande energia ci pervade quando i primi raggi di sole sbucano dalle creste dell’altopiano di Asiago e ci riscaldano. Continuiamo a fare fotografie mentre uno ad uno i gruppi montuosi vengono illuminati, come un grande mappamondo nel quale “accendiamo” una per una le montagne che desideriamo osservare.

Rapidamente il sole si alza e la luce vira ad una tonalità più bianca, verso le otto e mezza decidiamo di scendere al bivacco per riempire gli zaini e cominciare la discesa.

Per il rientro, abbiamo deciso di seguire quella che è la via di salita “tradizionale” da sud, attraverso il sentiero attrezzato che dapprima percorre la cresta su cui si trova il bivacco, poi scende una fascia rocciosa a sud ovest del monte Nero per abbassarsi sulla vedretta di Nardis orientale, da cui si potrebbe scendere facilmente alla morena percorsa in salita il giorno prima.

Però decidiamo di risalire la nuova ferrata fino alla bocchetta di monte Nero per poi scendere l’ultimo tratto attrezzato, ramponcini ai piedi, fino alla val d’Amola. Comincia qui un lunghissimo tratto in discesa, in fondo alla valle si scorge il Rifugio Segantini ma, per quanto camminiamo, rimane sempre alla stessa apparente distanza.

Lo zaino comincia a pesare sulle spalle e l’acqua scarseggia, imbocchiamo la cresta di una enorme morena e finalmente raggiungiamo i laghetti glaciali dove arriva l’acqua di fusione di quel che resta delle ultime vedrette.
Lo spettacolo è magnifico, sull’acqua si specchia il Brenta, sarebbe bello fermarsi a contemplare (ed a bere!) ma per tornare in val di Genova ci aspetta ancora un lungo cammino!

Passiamo velocemente al Rifugio Segantini, a 2373 metri, poi cominciamo una durissima risalita per il Passo dei 4 Cantoni, a 2781 metri. Accuso la stanchezza, la schiena duole sotto il peso dello zaino e le ginocchia scricchiolano… ci resta una discesa infinita, 1900 metri di dislivello passati a sbirciare l’altimetro ogni dieci minuti nella speranza che il parcheggio si avvicini più di quanto avvenga, ad ogni passo si avvicina l’agognata birra che ci concediamo al ristorante con vista sulla cascata di Nardis. Il locale è pieno di giovinastri del luogo molto rumorosi e dediti a stupide sfide alcoliche, rimpiangiamo il silenzio della sera prima, quando a quest’ora stavamo aspettando di vedere il tramonto con tutto l’arco alpino sotto il nostro sguardo!

Francesco Pompoli
Presanella dal tramonto all'alba
Presanella 14 e 15 ottobre 2017


Itinerario:
Primo giorno: dalla val di Genova (940 metri) alla cima Presanella (3558 metri).
Pernottamento al Bivacco Orobica (3382 metri). Dislivello positivo: 2700 metri.

Secondo giorno: dal Bivacco Orobica (3382 metri) alla cima Presanella, discesa per via ferrata del Monte Nero fino al rifugio Segantini, risalita per Passo dei 4 Cantoni e discesa fino alla Val di Genova.
Dislivello positivo 900 metri, dislivello negativo 3300 metri.