Nanga Parbat, la montagna delle fate

La grande montagna di Paola e il grande cuore di Silke

a cura di Maurizio Caleffi


Sabato 10 marzo, presso il “barco” di Malga Sorgazza si è tenuto l’incontro pubblico con Paola Favero e Silke Unterkircher. Il denominatore comune della serata era il Nanga Parbat, celebre ottomila sul quale sono transitati personaggi ed eventi, a volte tragici, della storia mondiale dell’alpinismo.

Paola, per i lettori di montagna, non ha bisogno di presentazioni: alpinista, appassionata di montagna e scrittrice di alcuni libri, spesso di ricerca e ricostruzione storica.
Una delle sue ultime opere è “Civetta: tra le pieghe della parete”, dove ha pazientemente e sapientemente raccolto le storie dei principali protagonisti della grande parete dolomitica.
La scorsa estate Paola ha progettato ed eseguito un singolare ed impegnativo trekking intorno al colosso himalaiano, non solo a scopo turistico ma, come le si compete, per leggere con i suoi occhi, sulle immense pareti del Diamir, Rupal e Rakhiot, le conquiste e le sconfitte di questa cima.

Si sa che il “Nanga” è stato il vero chiodo fisso degli alpinisti germanici, nel periodo nazista: le spedizioni tedesche che hanno ostinatamente cercato di salire la “Montagna Nuda” (così definita) sono state numerose e per ironia della sorte non fu un alpinista di questa nazionalità ad effettuare la prima salita, bensì l’austriaco Hermann Buhl.
Fu un’impresa veramente incredibile: partito nonostante la decisione negativa del suo capo spedizione, raggiunse da solo e senza l’ausilio dell’ossigeno, allora considerato indispensabile, la vetta, bivaccando a ottomila metri di quota durante la discesa.

Ed è proprio da alcune parole del libro di Buhl che Paola evidentemente ha trovato lo spunto per questo viaggio. Durante l’esposizione fotografica, su una suggestiva immagine che la ritraeva in contemplazione davanti ad un oceano di ghiaccio e seracchi, sono state lette alcune righe del celebre libro “E’ buio sul ghiacciaio” con le quali il forte alpinista descriveva con passione e stupore l’immensità del paesaggio che gli si presentava davanti.
Il parallelismo di quel momento sembrava assolutamente percorrere i pensieri di Paola davanti a quello spettacolo, e le parole descrivevano alla perfezione la foto stessa.

La ferma intenzione di Paola era quella di girare attorno alla montagna, su un itinerario frequentato pochissimo, addirittura sconsigliato dalle autorità locali.
Su consiglio dell’amico Giovanni, ha camminato al cospetto della grande montagna per una quindicina di giorni accompagnata dal preziosissimo Mateen, suo ufficiale di collegamento e profondo conoscitore anche di quei luoghi rarissimamente frequentati dalle normali spedizioni.

E la grandiosità e varietà del paesaggio catturato dalle immagini di Paola era tangibilissimo: dalle verdissime radure alle desertiche morene, passando per boschi di betulle e conifere e incontrando il candido bianco dei ghiacciai e l’azzurro cielo dell’alta montagna. Visi, villaggi e pareti immense dove Paola ha ripercorso la tragica salita dei fratelli Messner che attraversarono per la prima volta l’intera montagna.
La terribile salita di Reinhold e Günther, e la successiva scomparsa in discesa di quest’ultimo, fu una di quelle storie che videro scritta la parola “fine” solo quando, pochi anni fa, furono ritrovate le spoglie dello sventurato alpinista.
E fu proprio Mateen a ritrovare per primo una scarpa del disperso, dando il via al ritrovamento finale.
Incredibile gioco del destino che ha portato Paola a conoscere il suo accompagnatore, testimone diretto anche di un altro tragico evento.

Nell’estate del 2008 Mateen seguiva a distanza la spedizione italiana dal versante del Rakhiot di Unterkircher, Nones e Kehrer. Improvvisamente notò con il cannocchiale che uno dei tre alpinisti impegnati in parete era sparito, intuendo il suo tragico destino. Karl Unterkircher quel giorno cadde, davanti agli occhi dei suoi compagni, dentro ad un crepaccio.

Ecco a questo punto spiegato, ai meno informati, chi è Silke Unterkircher!
Qui l’emozione è stata veramente forte, seconda solo alla grande forza e personalità di Silke.
Con voce calma, tipica delle persone di montagna, e assoluta serenità racconta di suo marito, del padre dei suoi tre figli e di quella tristissima giornata: ma racconta anche del suo Karl, della sua grande passione per la montagna, facendo scorrere sullo schermo le immagini e i filmati delle sue salite, delle sue fantastiche sciate e parlando dei suoi sogni.

Silke ha reso omaggio al ricordo di Karl scrivendo un bellissimo libro dal titolo “L’ultimo abbraccio della montagna” confessando di aver preso idealmente il testimone del marito, al quale veniva chiesto insistentemente di scrivere delle sue salite, ma lui non aveva ancora fatto perché troppo impegnato (come affettuosamente gli rimproverava la moglie!) sempre e solo ad arrampicare.

Dopo la scomparsa di Karl, Mateen e Silke si sono tenuti in contatto ed hanno avviato un piccolo progetto di aiuto ai bambini di quei luoghi. Mateen infatti è un apprezzato maestro di questi bambini ed è immaginabile quante e quali siano le difficoltà nello svolgere questa importante mansione.

Le immagini finali della serata sono infatti dedicate a questo: Silke e Manuela Nones, anche lei nel frattempo rimasta vedova del marito Walter a seguito di un successivo incidente in montagna, hanno raccolto libri e quaderni e li hanno mandati alla scuola di Mateen e i suoi bambini.
La felicità traspariva dai sorrisi immortalati nelle foto: un cartello fatto su un rudimentale pezzo di cartone recava una scritta che ringraziava di cuore Karl, Walter, Simon, Silke e Manuela.

A loro si è aggiunta ora anche Paola, che lungo il cammino ha promesso a Mateen ed i suoi ragazzi di raccogliere i soldi necessari a ricostruire la scuola distrutta due anni fa dall'alluvione, e creare anche un aula per le bambine, che attualmente non possono frequentarla.
Così grazie al Nanga Parbat e a Mateen, Paola e Silke si sono incontrate ed stanno coltivando un progetto comune, ed una amicizia che è nata e si svolge ancora una volta tra le montagne e la gente che le ama.

Negli immancabili momenti finali del dopo immagini, dedicati al dibattito, mi sono permesso di fare una domanda, forse retorica, alle due protagoniste di questo incontro: ho chiesto quale era il rapporto che le legava alla montagna. Ero curioso di sapere la differenza tra Paola e Silke: la prima, alpinista per passione a cui la montagna ha prevalentemente “dato” e la seconda che alpinista non si definisce ma che dalla montagna arriva e vive e alla quale la montagna aveva, al contrario, “tolto”.

Le due risposte furono, infatti, una conferma: Paola ama la montagna da una vita, a lei deve probabilmente una professione (è funzionaria del Corpo Forestale dello Stato), una riconosciuta attività di scrittrice (è socia Accademica del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna), una attività alpinistica di tutto rispetto. Tramite essa ha conosciuto importanti alpinisti e persone a loro legate, come Silke.

Silke è nata e vive in montagna, c’è l’ha nel sangue, nel dna.
La sua passione per essa é sicuramente cresciuta grazie alla vicinanza di Karl che di montagna viveva a 360 gradi, essendo guida alpina.
Non incolpa la montagna di quanto accaduto a suo marito, ma lo ritiene semplicemente un tragico destino che nulla toglie all’importanza e al valore del suo amore per il marito.
“…Amavo Karl per quello che era!... e per Karl le montagne erano la sua vita!

Un piccolo ma grande insegnamento da parte di queste donne a pochi giorni dal giorno che le festeggia.
Per il grande cuore di Silke, la conferma che “a fianco dei grandi uomini, ci sono sempre delle grandi donne!

MaurICE
La grande montagna di Paola e il grande cuore di Silke

Malga Sorgazza, marzo 2012