L'orso di Val Malene
di Mirta Schiesaro
L’anno prima lui mi aveva descritto il panorama con pochi dettagli, troppo
preso nel raccontarmi le sue emozioni, quelle provate nel risalire il
canale innevato con l’amico fidato.
Io che da quella Cima non avevo ancora fatto capolino, ascoltando il suo
racconto, avevo sognato un po’, come sempre.
Un venerdì sera mi chiede: “Ti va di salire a Cima d’Asta? Si parte
domani...”
Ed io …. ero già là.
La ‘sgambata’, cosi lui chiama sempre le nostre escursioni, era prevista
per la domenica.
Il sabato mattina è scivolato tranquillo, in viaggio verso Malga
Sorgazza.
Il pomeriggio tra passeggiate nei dintorni e chiacchiere con gli amici e
la sera, nella tranquillità della malga con Maurizio e Carla,
l’atmosfera è stata quasi magica.
Tra i vari discorsi, Carla aveva riferito di un recente avvistamento in
Lagorai dell’orso e la conversazione si è prolungata molto
sull’argomento, tanto quanto è bastato ad alimentare inconsciamente la
mia fantasia.
Stabilita la sveglia per le 4.00, augurata la buona notte, ci siamo
sistemati nei nostri sacchi piuma, tranquilli.
Devo dire che tanto tranquillo il mio riposo non lo è stato, strane
immagini di orsi, canali innevati, frane hanno popolato i miei sogni.
Una rapida ma ricca colazione preparata da Maurizio e alle 4.30 siamo
partiti lungo il sentiero buio con le nostre frontali accese.
Una strana inquietudine però mi seguiva, evidentemente dalla sera prima
e ad ogni minimo rumore del bosco mi giravo velocemente.
Nel buio, la mia fantasia, ha sentito strani rumori, visto occhi
luminosi che ci osservavano e ombre che si muovevano.
Parecchie volte mi sono guardata dietro pensando di vedere l’orso
avanzare silenzioso verso di me, o di scorgerlo nel buio del bosco.
Mentalmente ho ripassato le mie scarse nozioni sull’animale, le
abitudini, cosa mangia ecc. deducendo che, come tanti animali selvatici,
la mattina presto doveva essere il momento di maggior vitalità.
Oddio cosa avrei mai fatto se improvvisamente l’orso fosse uscito dal
buio e si fosse avvicinato a noi?
E se ci avesse aggredito?
Ho pensato di tutto ma l’immaginario sbagliato dell’animale feroce ha
prevalso su tutto e nonostante le prime luci dell’alba affievolissero
mano a mano le ombre, mi aspettavo la sua apparizione da un momento
all’altro.
Finalmente luce fu e la mia inquietudine è sparita là dove i miei
pensieri hanno incominciato a perdersi tra le cime circostanti.
Salite le laste, in prossimità del lago di Cima d’Asta, abbiamo
deviato sulla sinistra puntando al canale detritico che si vedeva di
fronte a noi.
Nell’avvicinarsi all’attacco del sentiero sul canale, ci ha raggiunto
un gruppo di quattro persone che provenivano dal rifugio Brentari,
intenzionati a percorrere il nostro stesso itinerario, raggiungere Cima
d’Asta risalendo il canale detritico.
Il sentiero di salita era abbastanza segnalato, a tratti prevedibilmente
franato visto la natura del percorso ma, tutto sommato, il passaggio
alternativo era ben intuibile.
L’unica precauzione importante era fare attenzione alla caduta sassi,
cosa che abbiamo sperimentato immediatamente visto la poca accortezza
dei nostri amici!
Non so se è insito nell’uomo ma, se pur involontariamente, credo fosse
scattata la competizione tra noi e loro e per un po’ alla testa del
gruppo, a questo punto di sei persone, ci siamo alternati.
Questo è accaduto fino all’ennesima scarica di sassi, dopo di che noi
siamo passati in testa e con non poca fatica li abbiamo distanziati.
Durante la salita non ho avuto modo di soffermarmi più di tanto su
particolari o sensazioni e quando finalmente ci siamo fermati, con
grande sorpresa mi sono accorta che eravamo in prossimità della cresta
che porta alla cima. Con cautela mi sono sporta dal masso su cui ero
appollaiata e il panorama sottostante mi ha tolto il fiato.
Percorsa la cresta sommitale, finalmente Cima d’Asta con la sua croce di
vetta e il sottostante bivacco Cavinato.
Pochi minuti per mangiare
qualche cosa, fare foto e firmare il libro di vetta e ci siamo
incamminati lungo il sentiero di discesa in direzione la Forzelletta.
Un panorama sempre spettacolare sulle cime circostanti e oltre ci ha
accompagnato fino al rifugio Brentari dove una miriade di escursionisti,
chi in partenza chi in arrivo, brulicava nei dintorni.
Un saluto doveroso ai ragazzi del rifugio e via verso Passo Sadole e da
qui giù nello splendido vallone Occidentale dove è impossibile non
soffermarsi ad ammirarne la conformazione e il panorama su parte del
Lagorai.
La risalita verso Forcella Magna la ricordavo abbastanza faticosa, se
non altro per il fatto che i muscoli, tesi dopo la lunga discesa, ora
dovevano lavorare per portarmi in salita.
Su fino a Forcella Magna, ‘balcone’ degno del nome che porta, affaccio
tra la val Malene e la val Cia, crocevia di sentieri e di vie che si
liberano nel gruppo del Lagorai, con il suo carico di storia di cui ne è
anche testimone il cimitero militare di Sorgazza.
Altra piccola pausa ‘affacciati’ sulla val Malene e
giù per la vecchia
strada militare, infinita, che ci riporta alla malga tra pietraie che
mano a mano lasciano spazio alla vegetazione, indice della variazione di
quota.
Il rientro nel bosco, questa volta, non mi è parso inquietante come la
mattina, poter vedere l’orso era diventato il sogno proibito ma
purtroppo nulla è accaduto, non ho avuto questa fortuna ma mi piace
pensare che in futuro ci possa essere veramente la possibilità di
vederlo, l’orso della Val Malene.
Siamo rientrati alla malga stanchi ma felici e carichi di quel senso di
libertà che chi frequenta la montagna conosce bene, la stessa libertà
che sogno per l’orso di Val Malene.
Mirta Schiesaro
Malga Sorgazza, 28 agosto 2011
Ferrara, gennaio 2013