Succede … in Appennino
Monte della Strega e Monte Catria nell’Appennino Umbro-Marchigiano
di Roberto Belletti
Un antefatto ci spinge verso Sud
“Non posso crederci, dopo lunghi periodi di ricerca finalmente il web ti
ha fatto riapparire!!!
Magari non ti ricorderai neanche di me, dato che non mi hai più neanche
cercato. Sono Giovanni il tuo ex commilitone della Paolini di Fano. Ti
lascio informatico 22 anni fa e ti ritrovo alpinista... Da non credere.
Ma all' epoca mi pare che non avessi questa passione. Comunque, in
maniera molto più light qualche volta vado pure io a camminare sulle
nostre montagne.
Mi piacerebbe molto sentirti e magari rivederci, organizzando un’uscita
di trekking sui nostri monti... Venite a trovarmi tu e Monica e vi porto
in vetta al nostro amato Monte Catria.
Un caro e commosso saluto. Giovanni”
A Fano ho prestato il servizio di leva. Un periodo che ricordo sempre
con piacere, trascorso fra le stranezze della vita militare e le
amicizie strette con i compagni di caserma.
Giovanni è uno di questi e la scoperta di condividere anche la passione
per la montagna accresce il legame per quell’anno di vita militare
condiviso.
Fra l’altro è da un po’ di tempo che questo Catria mi ronza nella testa
(lo stesso Giovanni, al tempo del servizio militare, mi accompagnò alle
sue pendici a visitare il Monastero di Fonte Avellana), quindi quale
occasione migliore per andarci?
E così eccoci qua, Monica ed io a bordo della nostra Smart da città,
uscire dall’autostrada al casello di Fano e dirigerci verso Pergola,
piccolo paese dell’entroterra pesarese, dove abita Giovanni; decisamente
più lontani del solito dalle Dolomiti, ma non così lontani dalla
montagna, seppur cosiddetta “minore”, ma che poi in realtà tanto
“minore” non è.
La serata in compagnia scorrerà veloce, fra ricordi del periodo di leva
trascorso insieme e “aggiornamenti” reciproci sugli avvenimenti di
questi ultimi vent’anni, poi domani ci aspetterà una bella escursione,
perché Giovanni ha voglia di mostrarci le bellezze del “suo” Appennino.
Escursione al Monte della Strega
Il tempo per oggi è previsto variabile, e infatti già al mattino diverse
nuvole coprono a tratti il sole.
Quindi decidiamo di fare qualcosa di
breve e poco impegnativo e ovviamente la meta la sceglie Giovanni, che
ben conosce queste zone.
Si tratta del Monte Strega, una cima che con il suo nome intrigante
evoca chissà quali oscuri riti celebrati sulla sua stretta sommità.
Molti nomi di località dell’Appennino sono così, attribuiti dalla
popolazione locale seguendo miti e leggende spesso indistinguibili da
fatti realmente accaduti.
Lasciata l’auto poco prima dell’Abbazia di Sitria, ci incamminiamo lungo
la strada sterrata che conduce fin sotto la cima.
Di fronte a noi la maestosa fascia rocciosa del Corno del Catria, dove
si trovano diverse vie d’arrampicata anche impegnative. La cima del
Catria, obbiettivo di domani, non si palesa, coperta com’è da un fitto
cappello di nuvole.
A parte un breve tratto quasi interrotto per frana, la sterrata sale
comoda e regolare fino a interrompersi presso una bella sella erbosa
dove troviamo un branco di cavalli allo stato brado che pascolano
placidamente.
Dalla sella partono diverse tracce che salgono verso la cima tagliando
il ripido pendio.
Sono evidentemente lasciate dai cavalli, che si
arrampicano fin quassù per pascolare.
Seguiamo le tracce, cercando quelle più comode e meglio definite,
arrivando così in vista della croce e in breve sulla cima del Monte
Strega.
Il tempo sembra tenere e noi abbiamo ancora voglia di camminare.
Guardando verso nord, siamo attratti da un bel crinale che, con qualche
saliscendi, porta verso un’altra cima che sembra avere circa la stessa
quota del Monte della Strega.
E’ deciso: seguiremo la cresta inventandoci il percorso fin dove
possibile, e se questo diventerà troppo difficile torneremo indietro.
Una traccia di sentiero comunque c’è, così come anche qualche sbiadito
segnavia CAI, ma il posto non sembra essere frequentato di recente
dall’uomo.
Il crinale si rivela facilissimo, anzi, non è nemmeno un vero crinale
perchè degrada abbastanza dolcemente verso est, cosa che dal Monte della
Strega non potevamo vedere.
Però qualche crestina rocciosa a volersela cercare c’è, e ne approfitto
per divertirmi con qualche passo di arrampicata. Ne approfitta anche
Giovanni, confidando nell’aiuto dei fidati bastoncini e ricavandone
parecchia soddisfazione.
Seguendo il “crinale” raggiungiamo prima il Monte le Costarelle (quota
1.152) e infine il Monte Cilio (quota 1.121), uno splendido balcone con
vista verso il più elevato Catria che si erge proprio di fronte a noi,
purtroppo ancora nascosto dalle nuvole.
Dalla parte opposta le colline, la pianura e infine, in lontananza, il
mare Adriatico.
Siamo completamente soli, fatta eccezione per una mandria di mucche al
pascolo e un cane pastore (… non sapevo esistessero cani da pastore per
bovini…) che soffre chiaramente di solitudine e ci accompagna per un bel
tratto prima di lasciarci tornando al suo lavoro con evidente
dispiacere.
Il rientro avviene per lo stesso percorso dell’andata e alla fine, il
giro “breve e poco impegnativo” sarà di quasi diciassette chilometri,
con 800 metri di dislivello.
Grazie all’I-Phone di Giovanni e al suo programma di tracciatura GPS,
eccone sviluppo e dati:
Data: 29 giugno 2013
Sviluppo: 16,6 chilometri
Tempo totale: 5:31:33
Quota minima: 634 metri
Quota massima: 1.268 metri
Avvicinamento stradale: dal paese di Serra Sant’Abbondio imboccare la
strada che conduce al Monastero di Fonte Avellana. Dopo qualche
chilometro, al primo incrocio seguire la strada a sinistra verso
l’Abbazia di Sitria e il Parco del Monte Cucco.
Poco prima dell’Abbazia,
appena la strada inizia a scendere, si stacca a sinistra la strada non
asfaltata che porta a “La Prata”, mentre a destra si trova uno spiazzo,
ove è possibile parcheggiare l’auto.
E’ possibile anche effettuare la salita dal paese di Montelago,
aumentando sia lo sviluppo che il dislivello dell’escursione.
In questo
caso un sentiero nel bosco (segni CAI) consente di raggiungere la
sterrata a poca distanza dai prati che circondano la cima del Monte
della Strega.
Escursione al Monte Catria
Oggi le previsioni sono ottime, quindi è la volta del Monte Catria,
finalmente.
Al gruppo si è aggregato anche Luciano, amico di Giovanni e profondo
conoscitore del Monte Catria e dei suoi sentieri.
Per l’itinerario ci affidiamo quindi ai nostri amici, che, dopo un breve
conciliabolo, decidono di comune accordo di salire seguendo il sentiero
numero 69 (Sentiero Italia) partendo direttamente dal parcheggio del
Monastero di Fonte Avellana.
Ben presto ci accorgiamo che si tratta di un vero e proprio “sentiero
alpinistico” e non deve trarre in inganno la quota relativamente bassa o
il trovarsi in Appennino e non sulle Alpi.
C’è il dislivello, ci sono tratti esposti e ripidi e anche qualche punto
dove è difficile seguire la traccia del sentiero. Guai a sottovalutare
questi percorsi solo perché si trovano sulla cosiddetta “montagna
minore”.
Il sentiero alterna tratti di bosco a radure erbose. Su queste ultime si
aprono bellissimi panorami che, complice la giornata serena e tersa,
consentono allo sguardo di spaziare sulla campagna fino al Mare
Adriatico.
Sulla destra appare l’imponente parete della Rocca Baiarda. Avrei voglia
di vederla da vicino e magari mettere anche le mani sulla roccia, ma il
sentiero si mantiene distante e, vista la lunghezza complessiva del
giro, non credo di potermi permettere questa digressione.
Raggiunto il bivio con il sentiero 77 (Sentiero dei Carbonai)
imbocchiamo quest’ultimo compiendo una lunga traversata verso destra
con, finalmente, anche qualche tratto in piano.
Infine usciamo dal bosco e la cima del Catria si mostra improvvisamente
in tutta la sua bellezza. Sono in un posto nuovo per me, ma mi sento
come a casa tanto questo luogo somiglia alle montagne del “mio”
Appennino.
Le cime in realtà sono due: quella vera e propria del Monte Catria, dove
è situata la croce, e quella un po’ più bassa del Monte Acuto, separate
da una grande sella chiamata “l’Infilatoio”.
Monica si è già divertita abbastanza (siamo quasi a 1.000 metri di
dislivello finora) e decide di fermarsi presso il rifugio Vernosa. Dopo
un po’ di riposo scenderà ad aspettarci al bivio presso l’Infilatoio.
Noi invece proseguiamo la salita lungo la strada sterrata, ma la
abbandoniamo presto in favore di una splendida cresta che seguiamo fino
alla vetta.
Siamo in cima, finalmente, proprio sotto la grande croce del Catria.
Da qui lo sguardo può davvero spaziare in tutte le direzioni, partendo
dalla montagna per arrivare fino al mare passando per un entroterra che
è un mosaico multicolore di zone verdi, rettangoli coltivati e piccoli
paesi.
Una piccola pausa per rifiatare e mangiare qualcosa, e per il ritorno
Luciano propone di scendere per il “ghiaione”.
Tutto ci si potrebbe aspettare in mezzo a questi pendii erbosi eccetto
trovare un ripido ghiaione, che, fra l’altro, non mi pare di vedere da
nessuna parte.
Basta invece scendere leggermente dalla cima e piegare a destra lungo la
ripida parete ovest.
Ci vuole fiducia a infilarsi giù per questo pendio
che sembra diventare mano a mano sempre più verticale ed esposto, ma,
dopo qualche decina di metri, invisibile dall’alto, ecco il ghiaione del
Catria.
E’ una striscia di detriti rocciosi larga un metro o poco più, che
affiora dall’erba e scende lungo tutto il fianco della montagna giù fino
alla strada sottostante.
Non c’è verso di convincere Giovanni a scendere per di lì, nemmeno con i
fidati bastoncini, quindi ci avviamo Luciano ed io, mentre Giovanni
ripercorrerà a ritroso la via di salita e andrà ad aspettarci al bivio
insieme a Monica.
Nonostante sia decisamente stretto, si tratta di un vero e proprio
ghiaione dove lo scarpone affonda al punto giusto e il divertimento che
provo a scendere di corsa è lo stesso che ho sperimentato lungo tanti
altri ghiaioni in Dolomiti.
Sudati e contenti, Luciano ed io raggiungiamo quindi la strada asfaltata
che ci riporterà al bivio con una risalita di poco meno di un centinaio
di metri di dislivello.
Riunito il gruppo, prendiamo la via del ritorno seguendo la strada in
salita verso il rifugio Vernosa, fino al bivio con il sentiero 77, e
rientriamo così nel bosco riprendendo il percorso seguito all’andata.
E’ poco consigliabile affrontare il sentiero 69 in discesa, quindi
proseguiamo seguendo il sentiero 77, che ci riporterà a Fonte Avellana
con molti tornanti, ma in modo decisamente più tranquillo.
Sempre grazie
all’I-Phone di Giovanni eccone lo sviluppo e i dati:
Data: 30 giugno 2013
Sviluppo: 11,6 chilometri
Tempo totale: 7:06:03
Quota minima: 665 metri
Quota massima: 1.701 metri
Avvicinamento stradale: l’escursione parte dal Monastero di Fonte
Avellana, facilmente raggiungibile in auto da Serra Sant’Abbondio e
dotato di ampio parcheggio.
I sentieri si staccano dall’estremità del parcheggio opposta
all’ingresso.
Roberto Belletti
Succede… in Appennino
Monte della Strega e Monte Catria
nell’Appennino Umbro-Marchigiano
Bologna, Novembre 2013