La prima e l'ultima, in cordata, di Paolo e Gabriele

di Gabriele Villa


Sono state imprevedibili congiunzioni astrali che hanno riformato una cordata dopo quarant'anni?
No, gli astri non c'entrano, non esageriamo, molto più semplicemente si sono create le condizioni favorevoli perchè ciò dovesse succedere ed è stata sufficiente una telefonata di Paolo con la proposta di andare "da qualche parte" per arrampicare insieme perchè io accettasi di buon grado proponendogli di recarci alla parete dei Tessari di Val d'Adige, luogo nel quale lui non era mai andato. Proposta che è stata favorita dalle premesse di fare qualcosa di non troppo impegnativo per provare la risposta della sua schiena, reduce da un periodo di cure e fisioterapia.
Mentre andavamo in auto verso la Val d'Adige tra le tante piacevoli chiacchiere, ci era venuto spontaneo chiederci a quando risalisse l'ultima volta che ci eravamo legati in cordata tra noi ed eravamo dovuti andare con il pensiero alla ... notte dei tempi, ovvero al 1982, l'anno della prima ripetizione invernale della via Pollazzon-Rudatis alla Torre di Valgrande in Civetta e allo spigolo Gilberti-Soravito all'Agner. In pratica ... una vita fa.
Bene, ora si andava all'attacco di una via di bassa quota in quella che era annunciata dalle previsioni come l'ultima giornata di bel tempo prima dell'arrivo di una perturbazione atlantica che avrebbe posto fine "all'estate anomala" che stava continuando a prolungarsi fin oltre la metà ottobre.

Da buon secondo ho preparato le corde all'attacco della via Cappuccio del Fungo e Paolo ha iniziato ad arrampicare scomparendo ben presto alla vista ed io sono rimasto a far filare corda certo che non ci saremmo potuti sentire e quindi attento a percepire i movimenti della corda e gli eventuali tre strappi per il comando di partenza.
Gli avevo detto che qui i tiri sono di solito sui trenta metri, ma avevo dato per scontato che lui avrebbe "tirato dritto", infatti ad un certo punto gli ho gridato "cinque metri", che erano quelli che mancavano al termine delle due mezze corde da sessanta, anche se, con il rumore di fondo dell'autostrada è impossibile sentire.
Poi la corda ha smesso di scorrere e, senza avere avvertito gli strappi, ho capito che era il momento di salire. Arrivato a dove era lui sono salito due metri e ho riposizionato la sosta e l'ho visto ripartire, certo che non si sarebbe fermato sotto al pilastro finale che oramai era a soli pochi metri, così ho visto la corda sfilare velocemente fin quasi a terminare e, sentito uno strappo, sono partito a mia volta arrivando alla sosta, praticamente fuori.
Ho proseguito brevemente l'arrampicata e poi per traccia ghiaiata fino ad arrivare sul sentiero di rientro.

Mentre facevamo su le corde passava Mario Brighente, anche lui al rientro da una arrampicata, ed abbiamo potuto chiacchierare con lui piacevolmente fino a ritornare al parcheggio. Foto di rito e poi ci siamo fatti dare indicazioni per raggiungere l'attacco della sua via Profumo di Quinto, visto che di tempo ce ne rimaneva in abbondanza e di voglia di arrampicare, pure. Un saluto cordiale e ci siamo separati, incamminandoci verso Cà di Sopra. 

Una bella camminata prima per strada e poi per vigneto, infine per un tratto di bosco, ci ha portato all'attacco e subito ci siamo preparati, quasi impazienti di riprendere ad arrampicare: probabilmente Paolo era un po' gasato dalle buone sensazioni che gli venivano dalla sua schiena ed io ero contento di averlo visto arrampicare così veloce e sicuro, non degnando nemmeno di uno sguardo gli spit sul pilastro finale del Cappuccio del Fungo.
Ho passato a Paolo la relazione che avevo portato con me, ma lui l'ha guardata più che altro per capire quali tiri poter concatenare ed è partito mentre gli facevo sicura su di una pianta di Leccio.
Sulla parete di Cà di Sopra la parete è meno inclinata rispetto a quella del Trapezio dei Tessari e quindi le difficoltà si alzano di una tacca, ma la corda "fila" ancora veloce e arriva il mio momento di partire e, dopo quello che sarebbe stato il primo tiro "interlocutorio" la parete si raddrizza, ma è ben lavorata e solo da interpretare.

Raggiungo Paolo, sempre sorridente, in una sosta da appollaiati su alberi che sono riusciti a guadagnarsi lo spazio vitale infilando caparbiamente le radici tra le fessure della parete.
La via prosegue "fuggendo" verso sinistra ma Paolo procede senza tentennamenti ed io osservo i suoi movimenti per trarne spunti per quando toccherà a me che, abituato come sono al terzo grado dei Tessari, qui dovrò innestare ben altra marcia per il mio motore.

Quando arriva il comando dall'alto, parto deciso e attento a non farmi prendere dal "ciapa e tira" ma piuttosto di trovare gli equilibri giusti per la spinta delle gambe. Il tiro risulta davvero divertente anche per la bellezza dei movimenti e così ci siamo avvicinati all'uscita perchè la via è sui 120 metri di sviluppo e l' ultimo tiro, ancora di bella roccia, ci porterà fuori dalla parete e al sentiero di discesa.
Siamo tutti e due sorridenti e divertiti per questo ritorno ai "bei tempi" che ci avevano visto condividere ben altre esperienze in cordata in ambiente di montagna: la stretta di mano tra noi è vigorosa e soddisfatta.


Campanile di Val Montanaia -1978                             Tessari di Val d'Adige - 2023

Scartabellando nelle foto d'epoca, ricavate scansionando le vecchie diapositive, avevo trovato, la sera prima a casa, un'immagine scattata sulla cima del Campanile di Val Montanaia, nel 1978, la cui via normale è stata la prima occasione che aveva visto legarsi in cordata Paolo con me. Avevo pensato che si saremmo dovuti fare una foto insieme perchè, tutto sommato, ritrovarci in cordata ad arrampicare, a distanza di ben quarantacinque anni dalla prima volta, non era cosa di poco conto.

Gabriele Villa

La prima e l'ultima, in cordata, di Paolo e Gabriele
Ferrara, 17 ottobre 2023