Una serata con Franco Miotto, il camorziere pentito

a cura di Gabriele Villa 
 

Una volta tanto ecco una storia che comincia dalla fine e precisamente da una e-mail di venerdì mattina 29 ottobre 2010 a firma Claudio Simoni e indirizzata a Beatrice Bonilauri, Fabrizio Ardizzoni e Gabriele Villa:
"Ciao ragazzi, complimenti per la bellissima serata che avete organizzato. Ci avete fatto conoscere una persona meravigliosa, ne valeva veramente la pena."
La persona in questione è Franco Miotto, vulcanico protagonista della serata-incontro della sera prima, alla Sala Estense, nell'ambito della rassegna organizzata dal CAI Ferrara, ben conosciuta col titolo di "Inseguendo i profili".  

Una premessa personale, ma non casuale
Ho sentito nominare per la prima volta Franco Miotto dai miei amici d'infanzia Bruno e Giorgio De Donà negli anni in cui (eravamo tra il 1975 e il 1976) muovevo con loro i miei timidi primi passi da apprendista-alpinista.

Quando avevo manifestato loro i miei dubbi sul mio futuro da alpinista mi ero sentito rispondere, in dialetto:

"Eeee... caro tì, se Miotto l'ha scominzià a quaranta ànni e 'l fà el sesto grado, te ghe la pòl far anca tì che de ànni te ghe n'ha sòl vintiòto".

In seguito mi avevano raccontato che costui era un alpinista di Belluno che aveva scalato il Burèl, una montagna con una parete di mille metri che si trovava nel gruppo della Schiara, a pochi chilometri da dove ci trovavamo noi, cioè a Pecol di San Tomaso Agordino, il paese dove loro abitavano e nel quale trascorrevo le mie vacanze estive a casa dagli zii per parte di madre, originaria proprio di quelle parti.

Avevo sentito riparlare di Franco Miotto, a Ferrara, da Fabrizio Ardizzoni, mio ex compagno di classe all'Istituto Tecnico Industriale, in anni successivi compagno nella squadra di calcio e infine di escursioni sulle Dolomiti, perchè girando per le montagne del gruppo della Schiara aveva avuto modo di conoscerlo, perchè proprio da lui era stato accompagnato in un giro di campionamenti di rocce dopo averlo casualmente incontrato al rifugio Bianchet.

Era rimasto colpito da quell'incontro e da quell'uomo la cui fama di alpinista era cresciuta rapidamente sull'onda delle imprese compiute nel giro di pochi anni, fino a potarlo a far parte del Club Alpino Accademico Italiano.

 

Dopo parecchi anni... gli antefatti della serata

Era l'estate del 2002 quando, nella vetrina della libreria sotto i portici della piazza di Agordo, vidi il libro "La forza della natura" che comprai subito e lessi in un fiato, pensando che erano anni che non leggevo un libro di alpinismo così bello e avvincente, sia per come era stato scritto dall'autrice Luisa Mandrino, sia per l'appassionante e straordinaria

storia di vita del suo protagonista, Franco Miotto.

Così ne seppi di più della storia di quell'uomo, ma doveva passare ancora un po' di tempo prima che avessi la fortuna di conoscerlo di persona, assistendo ad una sua serata che andammo a vedere con amici in quel di Imola, era mercoledì 8 marzo 2006 e fui conquistato dal suo entusiasmo e dalla sua capacità di coinvolgere e trasmettere passione, tanto che ne scrissi su queste stesse pagine di intraigiarùn.

Poco più di un mese dopo lo rincontrai al Filmfestival di Trento e ricordo una piacevolissima serata alla birreria Pedavena, con il gruppo dei blogger di intraisass (Luca Visentini, Marco Conte, Mauro Mazzetti, Davide Sapienza e altri ancora), davanti ad una pizza, proprio di fronte a Miotto che aveva raccontato con la solita passione e a ruota libera aneddoti di vita montana e alpinistica.

A volte il destino sembra divertirsi a inventare casualità fortuite, occasioni d'incontro che neanche a mettersi d'accordo apposta si riuscirebbe ad organizzarle così bene e fu proprio nella più assoluta imprevedibilità che ritrovai Franco Miotto nell'agosto del 2008 al rifugio Baion delle Marmarole con l'immancabile Marco Conte, mio amico e suo vicino di casa, lo stesso con il quale si era recato al Filmfestival due anni prima. 

Beh, dopo questi incontri voluti dal "caso" doveva pur succedere che ne organizzassimo uno volontariamente: è successo quando, parlando con Fabrizio, lui raccontava di quanto gli sarebbe piaciuto rinverdire con lo stesso Miotto il ricordo di quella oramai lontana giornata (era il 7 settembre del 1975) in cui era stato accompagnato assieme al suo collega di università per l'aerea cengia del Coro, in quel percorso che, in anni successivi, sarebbe diventato il "viàz dei camòrz e dei camorzieri". Grazie ai buoni uffici di Marco Conte, alle telefonate di Fabrizio e alla disponibilità di Franco Miotto abbiamo esaudito due desideri in un colpo solo: quello di Fabrizio di rincontrarlo e il mio di approfondirne la conoscenza.

Anche questo incontro è stato ampiamente raccontato su queste stesse pagine elettroniche di intraigiarùn, qui aggiungo solo la nota che scrissi quel giorno sulla mia agenda: "Sono stato a Limana di Belluno con Fabrizio, dove entrambi siamo stati travolti dall'impeto del torrente Franco Miotto".

Tra le tante cose che ci disse, ci fu anche un "verrei volentieri a Ferrara", ma era un'idea che era già balenata nelle nostre teste; non restava che parlarne con Beatrice e mettere in moto la macchina organizzativa.

 

Si comincia ad organizzare "Inseguendo i profili 2010"

Il caso ha voluto che Franco stesse lavorando al suo libro proprio in questi ultimi mesi e così, oltre alla serata con lui, avremmo avuto modo di presentare la sua prima realizzazione da scrittore, "Pareti del cielo" uscito nel luglio di quest'anno per i tipi della Nuovi Sentieri Editore (Belluno) di Bepi Pellegrinon.

Curatore del testo, ed era coincidenza prevedibile, Marco Conte che, non a caso, è giornalista al Corriere delle Alpi, oltre ad essere un buon escursionista, uno che "capisce" di alpinismo e pure una "buona penna".

A questo punto si trattava di fare un'ultima visita a Miotto per definire i dettagli operativi della serata, ma non è stato un grande sacrificio, tutt'altro, perchè, con l'immancabile Fabrizio, abbiamo trascorso in sua compagnia (e del suo fedele e mansueto bassotto Chicco) un'altra piacevole mattina. 

 

Giovedì 28 ottobre: una giornata da ricordare

Una giornata di "studio" per me, che prevedeva la lettura del libro "Pareti del cielo", prendendo appunti sui fatti salienti della vita di Miotto, appuntando date per preparare una scaletta di massima per la presentazione alla Sala Estense. Quest'anno, più degli anni scorsi, sentivo la responsabilità perchè c'era un rapporto diretto con l'ospite, avendo avuto modo di conoscerne l'entusiasmo, l'esuberanza verbale, la passione e la voglia di trasmettere esperienze, sensazioni, emozioni vissute, soprattutto, mi era rimasto nella mente ciò che aveva detto l'ultima volta che ci eravamo visti: "Vengo a Ferrara con tanta voglia di fare bene. Sono pieno di entusiasmo e posso parlare per due ore, anche di più se il pubblico vuole".


 

Ecco, quello mi pareva il problema più grande, anche perchè quando eravamo andati a trovarlo la prima volta, nel novembre dell'anno scorso, di ore ne aveva parlate quattro e mezza, cosa che in una serata non era pensabile, tanto più che con lui sarebbe arrivato il suo editore Bepi Pellegrinon e insieme avrebbero presentato il libro.

Beh, i timori si sono rivelati fondati e, alla fine, abbiamo "sforato" gli orari, pur avendo cercato di organizzare tutto nei minimi dettagli, anche se ciò non è stato negativo, anzi è stata la diretta conseguenza dell'esuberanza di Franco Miotto e il segreto del successo della serata perchè il pubblico ne è rimasto conquistato.
 


Infatti, uno dei motivi del ritardo è stato originato anche dalla fila di persone che, acquistato il libro "Pareti del cielo" se lo sono voluti far autografare dall'autore che per ognuno ha avuto una frase e un momento di attenzione, e inutili sono state le raccomandazioni di Bepi Pellegrinon che gli ricordava che dopo avrebbero dovuto partire per rientrare a Belluno la sera stessa.

Impossibile raccontare tutte le emozioni vissute, ma questa volta più di altre si è percepito il gradimento del pubblico nei confronti di una persona che ha conquistato tutti con la propria semplice, spontanea e sincera esuberanza, (oltre che con i suoi ricordi una vita alpinistica), quell'esuberanza che lo contraddistingue, la stessa con la quale ha scritto il suo libro "Pareti del cielo" e la gente che lo ha comprato la ritroverà nel leggerlo, pagina dopo pagina.  

Come ha scritto giustamente Claudio nella sua e-mail, quasi fosse una estrema sintesi della serata: "Ci avete fatto conoscere una persona meravigliosa, ne valeva veramente la pena."

 

Una serata con Franco Miotto, il camorziere pentito

A cura di Gabriele Villa

Ferrara, giovedì 28 ottobre 2010
 



La foto in bianco e nero (settembre 1975) e quella di Miotto con il bassotto in braccio sono di Fabrizio Ardizzoni
Tutte le altre foto a documentazione della serata sono a cura di Leonardo Caselli