NOTIZIE. 03/11/2021 - Un altra sfida lanciata da altitudini.it, riuscire a salire il Monte Analogo

Il Blogger Contest festeggia quest’anno il suo decimo anniversario. Una data importante che ci ha spinto a cercare ispirazione in un libro senza tempo: Il Monte Analogo, dello scrittore e poeta francese René Daumal.

L’avete letto?
Uscì postumo nel 1952. Roberto Calasso, che lo pubblicò nel 1968 per Adelphi, lo definì un esempio perfetto di libro unico, inclassificabile. Ed ecco la sfida che vi lanciamo: raccontare una storia che sia unica e inclassificabile.
Un gruppo di alpinisti parte da Parigi alla ricerca del Monte Analogo, raggiungendo un’isola-continente popolata da uomini che vivono nel desiderio di scalare la vetta.
“Un racconto piuttosto lungo”, scrive Daumal, “nel quale si vedrà un gruppo di esseri umani che hanno capito di essere in prigione, che hanno capito di dovere, prima di tutto, rinunciare a questa prigione (perché il dramma è attaccarvisi), e che partono in cerca di un’umanità superiore, libera dalla prigione, presso la quale potranno trovare l’aiuto necessario.” Un viaggio dove: “L’alpinismo è l’arte di percorrere le montagne affrontando i massimi pericoli con la massima prudenza. Viene qui chiamata arte la realizzazione di un sapere in un’azione.”
In ogni pagina di questo romanzo potrete trovare “quell’aiuto necessario” che cercano anche i protagonisti del libro: un capitolo, un paragrafo o anche solo una parola sarà per voi la bussola per raccontare il vostro Monte Analogo: la più alta vetta del mondo, impossibile da misurare, che bisogna cercare in una dimensione diversa da quella che conosciamo. Daumal la descrive così: “La montagna simbolica che unisce il Cielo alla Terra; via che deve materialmente, umanamente esistere, perché se no la nostra situazione sarebbe senza speranza.”


Per prima cosa: partite
C’è una vetta più alta di tutte? Saprete trovarla? Ricordate che: “La strada dei più alti desideri passa spesso per l’Indesiderabile.”
E che la nave che raggiunge l’Isola del Monte Analogo si chiama l’Impossibile.


E ora che siete partiti: viaggiate e cercate
“L’ultimo passo dipende dal primo. Non credere d’essere arrivato solo perché scorgi la cima. Sorveglia i tuoi piedi, assicura il tuo prossimo passo, ma che questo non ti distragga dal fine più alto. Il primo passo dipende dall’ultimo.” Guardate le cose con un occhio nuovo perché in questa avventura: “La porta dell’invisibile deve essere visibile.”

Infine: trovate
Il sapere, voi stessi, o forse un fiore. Nell’itinerario i protagonisti del romanzo ascoltano vecchie leggende della montagna. Una di queste racconta la ricerca della Rosa amara: ma cos’è la Rosa amara? Può essere un grande lichene colorato così come un volo di farfalle, non ha importanza. L’importante è che per coglierla non bisogna avere paura, poiché al più piccolo timore scompare nella roccia.

Non abbiate paura: desiderate! Spingetevi a raccontare voi stessi, ma anche gli altri. Assaporate l’idea di umanità che pervade tutto il libro. Sentite ancora le parole di Daumal in una lettera a sua moglie Véra:

                               Sono morto perché non ho il desiderio, 
                                    non ho desiderio perché credo di possedere,
                                          credo di possedere perché non cerco di dare.
                                                Cercando di dare si vede che non si ha niente,
                                                       vedendo che non si ha niente si cerca di dare se stessi,
                                                             cercando di dare se stessi, si vede che non si è niente,
                                                                   vedendo che non si è niente si desidera divenire,
                                                                         desiderando divenire, si vive.

 

Sapete che questo libro finisce con una virgola?
L’autore morì a soli trentasei anni e l’ultimo segno che tracciò fu una virgola, imprimendo forse inconsapevolmente il sigillo magico al suo libro. Sappiamo che il capitolo finale si doveva intitolare: E voi, allora, cosa cercate?
Un invito dell’autore che lascia infinite pagine bianche a chi le vorrà scrivere in un atto di generosità che attraversa il tempo e lo spazio. Fantastica appendice di un libro che ci ispira un senso di fraternità e che soprattutto per questo rappresenta il nostro piccolo, grande arcipelago di Altitudini.
René Daumal scrisse un po’ anche per noi che ci identifichiamo oggi nel suo mondo: “un mondo più reale, più coerente, dove esiste del bene, del vero, del bello.”
Quando era già condannato dalla malattia e gli chiesero come avrebbe voluto terminare il libro rispose:
“Per finire voglio soffermarmi particolarmente su una delle leggi del Monte Analogo: per raggiungere la cima si deve andare di rifugio in rifugio: ma prima di lasciare un rifugio si ha il dovere di preparare gli esseri che devono venire a occupare il posto che si lascia. E solo dopo averli preparati si può salire più in alto. Per questo, prima di partire per un nuovo rifugio, siamo dovuti ridiscendere per insegnare le nostre prime conoscenze ad altri cercatori.”
Un pensiero moderno e ricco di suggestioni non solo mentali. Immaginate i rifugi che quest’uomo (che alla fine del suo libro sentirete maestro e amico), evoca con parole forse intrise di nostalgia, perché sa che non ha più tempo: sentite il fuoco nel camino, la puntura delle stelle, il calore di una minestra, le dita che si scaldano e quella strana, struggente sensazione che capita solo in montagna quando al tramonto, ripensando a ciò che abbiamo fatto, si sogna la prossima salita: il Monte Analogo.


Ora partite oltre la virgola e raccontatecelo.
Ma c’è un ultimo consiglio che vogliamo darvi, mentre prepariamo il rifugio che accoglierà le vostre storie in questa edizione-anniversario che ci sembra davvero un po’ magica: il capo della spedizione che parte alla ricerca del Monte Analogo si chiama Pierre Sogol.
Leggete il suo cognome al contrario e lasciatevi guidare (¹).

(¹) logos – /lò·gos/ – sostantivo maschile
Termine che nella filosofia greca classica ha due significati, ‘pensiero’ e ‘parola’, che tuttavia si raccolgono in uno: il primo è infatti come un discorrere interiore secondo ragione, la seconda è l’espressione o manifestazione del pensiero, che in questo esprimersi si concreta.