"Ma se arrivo su non lo faccio più"
di Cristina Zamboni
Al di là
dell'Atlantico il 4 luglio fan i fuochi d'artificio.
L'avrei avuto anche
io, quest'anno, il motivo per festeggiare il 4 luglio: la mia "prima"
sulla via Del Canale sul Trapezio del Piccolo Lagazuoi.
Per quelli che scrivono su questo sito, e per molti di quelli che ci
vengono a sbirciare, abituati a calcare vie da “nidi d'aquila”, sembrerà
ben poca cosa.
Per me, invece, è stato molto.
Soprattutto è stato molto bello, e approfitto di queste righe per
ringraziare Gabriele e gli altri del CF che hanno reso possibile questa
giornata limpida e ben spesa.
La mia “storia
alpinistica” non esiste.
Ho l'abilità d'arrampicare d'un cefalo e una paura che fa novanta.
Per quanto nata al mare devo chiedere aiuto a Rita per fare un
barcaiolo, chissà dove va a finire la barca se la lego io. Con corde e
cinghie non son mai andata troppo d'accordo, c'è qualcuno, infatti,
che, non a torto, mi definisce una “zaplona”.
Come uniche esperienze all'attivo vanto una domenica ai Sassi sui Colli
Euganei, la ferrata del Sass Brusai che ancora popola i miei incubi più
neri, e quella sulla Pietra di Bismantova (ma quest'ultima risale a
quand'ero giovane, ingenua e incosciente).
Qualcuno si starà chiedendo come mai, allora, son finita
sul pilastro del Trapezio.
Me lo son chiesta anch'io.
Non mi c'ha portato un elicottero (io poi non trovo simpatici quelli
che sulle cime ci arrivano così...).
E' stata tutta colpa della neve.
Per la precisione della nevicata dell' '85.
Ve la ricordate?
Per me, allora bimba da elementari, fu un sogno.
Da allora la neve m'è sempre mulinata per la testa, così, per sviluppare
un po' di “senso per la neve” mi sono invitata al CF, con la speranza
(vana?) d'andar in Marmolada (Gianluca e Davide Obelix, ogni promessa è
debito...).
(Per dirla tutta ce n'è stato un altro del CF che m'ha incantato col
Vaio dei Colori.
Attento che la prossima primavera ti torno sotto, non puoi lanciar il
sasso e nasconder la mano).
Fatto sta che il CF anziché sulla neve mi
porta al Trapezio.
Comincio subito “bene”: fra i
“picchiatelli” son la più impedita con l'imbrago, l'ho detto che non son
un asso con le cinghie. Tutti son già a posto mentre io ho i cosciali
che s'arrotolano su se stessi come fossero vivi.
Meno male c'è Rita (santa subito!) che trova il bandolo della matassa.
E poi mi tremano le mani!
Saliamo pian piano per il ghiaione e il Trapezio si staglia sopra di noi
scuro come i miei pensieri.
Ma perchè mi son studiata quell'articolo sulla “sindrome da sospensione
inerte”?
Guardo gli altri: son tutti sereni.
Le ragazze chiacchierano.
Sì, noi chiacchieriamo sempre.
Io però oggi non ci riesco.
Non ce la faccio nemmeno ad ascoltare, m'arriva solo qualche stralcio di
conversazione.
Davide Obelix è sorridente ed è la personificazione della calma.
Lo conosco poco ma l'ho sempre visto così, va a finire che, se è il mio
capo cordata, cambia espressione.
Speriamo di no, in questo mondo d'agitati coi nervi a fior di pelle le
persone paciose son un dono.
Alessandro è perso per i suoi pensieri che però, è evidente, non son
mica funesti come i miei.
Anche lui lo conosco poco, ma l'ho spesso visto silenzioso e assorto,
tant'è che un paio di volte avrei voluto scherzare dicendogli “ti do una
monetina se mi dici cosa stai pensando”, poi non mi son azzardata,
m'avrebbe pigliato per pazza.
In ogni caso, anche lui è come al solito quindi sta benone.
Francesco racconta della sua bimbetta.
Se avete visto quant'è bella capite che c'è molto da raccontare.
Gian Luca ha stampata in faccia l'espressione di uno che sta andando a
spaccare il mondo, Davide B sembra stia andando in guerra con la
certezza d'avere gli dei dalla sua.
In effetti con tutto quell'abbigliamento e quel materiale tecnico nuovo
fiammante sembra un po' Achille quando esce dall'officina di Vulcano con
l'armatura appena forgiata.
Speriamo di non essere in cordata con loro due se no la “brocca”
vanifica tutte le loro aspettative.
Silvio è uguale a quando sta per fare una delle sue magie.
C'è chi ha il fiatone, io quello non ce l'ho, ma non devo mica andar su
per il sentiero, potendo scegliere era meglio un po' di fiato corto e le
mani che non tremano.
Adesso mi sudano pure.
Ma dove voglio andare?!?
Gabriele ha la tranquillità di chi sa cosa sta facendo, ma si vede che
sente la responsabilità di cui io, l'anello debole, costituisco una
buona parte.
Vedo che mi scruta.
Avrà visto 'sto tremolio che ora sale fino ai gomiti.
Mi tremano anche le budella, s'è per questo, ma quelle, almeno, non si
vedono.
Ci divide nelle cordate: lo sapevo che mi prendeva sotto la sua ala!
Meno male!
Poi mi mette al seguito Rita, domani non vuole mica aggiornare il suo
archivio di ritagli di giornale con qualcosa che parla di me... (Gabriele
conserva gli articoli sugli incidenti in montagna: non per collezione,
ma per promuovere la cultura della sicurezza).
Gabri va su.
Io sto molto attenta nel fargli sicura.
Non riuscirò mai a farlo rilassata questo gesto, sarò sempre
concentrata, quasi in apnea, occhi sulla corda.
Mi chiama, è arrivato alla sosta, mannaggia tocca già a me, non posso
più sgattaiolare via.
Attacco molto timidamente.
Mi giro e gli altri cominciano a farsi più piccoli.
Son ancora in tempo a girar i tacchi.
Che si fa se arrivo in un punto che non riesco a superare?
Immagino che Gabri non m'abbandonerà quassù, ma sarebbe una bella gatta
da pelare.
E infatti m'incarto nel camino.
“Ragazzi, io direi che la mollo
qui, questa cosa è troppo più grande di me, meglio ora che riesco ancora
a scendere”.
Ma i ragazzi rumoreggiano e Santa Rita si fa più vicina e mi sfugge
l'occasione di lasciar perdere.
Con le dritte di Rita passo il punto che m'ha bloccato, ma se arrivo su
senza farmi male lo giuro, lo giuro, lo giuro, non lo faccio più!
Ma c'è già Gabri.
La sosta.
A dir il vero pensavo che il tiro fosse più lungo.
Credevo anche d'andar peggio.
Però, che bello quassù.
Ma c'è da recuperare, meglio se in giro mi guardo dopo e guardo,
piuttosto, la corda.
Comincia a piacermi questo “gioco” di recuperare corde, compagni,
materiale, questo passaggio di cose da una persona all'altra, meno male
che non son l'ultima metti che non riesca a riacchiappare i rinvii.
Bello questo far bene le cose per sé e per gli altri, ma se arrivo su
non lo faccio più.
Recuperate Rita e Grazia è di nuovo sicura per Gabri, poi tocca ancora a
me.
Ma sto meglio, le mani non tremano più ed è incredibile come salire limi
i pensieri, anche quelli più spigolosi.
E' fantastico questo non pensar a niente se non a ciò che c'è sotto le
mani e sotto i piedi, è meraviglioso questo silenzio intorno.
Il gioco comincia a piacermi sul serio.
Un altro camino, non ci passo mica con lo zaino, ci passo di misura
senza.
Per fortuna sono appena sopra la sosta, posso dire la parola magica “Ritaaa”.
Infatti ci passiamo lo zaino, va a finir che lo buttiamo di sotto,
chissà come sarà contenta Grazia visto che è suo.
Ce la facciamo e ci viene da ridere.
Gabriele non c'ha visto e meno male, se no avrebbe scomodato Qualcuno
che, se c'è, abita più in alto del Trapezio.
Bello ritrovarci
tutti sul pilastro.
Quasi quasi salirei ancora.
Ma c'è da scendere un baratro con la corda doppia.
Di sotto c'è il vuotooo...
Mentre sono sul ciglio dell'abisso e non mi decido a far il fatidico
passo all'indietro incrocio lo sguardo di Grazia: lei, che sorride
sempre, ha gli occhi sbarrati, la sua faccia dev'essere lo specchio
della mia.
Ho paura.
Qui non è come ai Colli Euganei.
Quella doppia era come un giro in giostra.
Mi decido, ma non sono convinta.
Chissà se uno, quando si schianta di sotto, ha il tempo di sentire il
fragore del suo schianto.
Forse non è un fragore ma solo un tonfo sordo.
Ma l'impulso nervoso che viaggia lungo la via uditiva riuscirebbe ad
arrivare in corteccia cerebrale e quindi alla soglia della coscienza
prima di... ma che pensiero stupido.
Chi se ne frega delle vie nervose in questo momento.
Dai pensieri mi salta fuori un viso caro.
Evidentemente la discesa non lima i pensieri come la salita.
Così non va bene.
"Gabri, tirami su!!!”.
“Devi andar giù per la verticale se no pendoli”.
Riguadagno l'orlo del precipizio.
Ma come si fa a far tutti 'sti pensieri in un attimo?
Mi ridecido.
'Sta volta pensando solo alla corda che, a forza di stringerla, fra un
po' fa scintille.
(Oggi, mentre scrivo, si vede ancora il segno nel palmo della mia mano.
Mi ci devo esser aggrappata come una scimmia al suo ramo.).
Se arrivo giù senza sbatacchiare lo giuro, non lo faccio più...
Bastano però pochi
passi scendendo il ghiaione per sentir già la voglia di riprovare.
Quasi quasi non mantengo le promesse.
Gabri, mi riporti su un'altra volta?
Mi piaceva il silenzio lassù.
Era bella la montagna vista da vicino.
E' incredibile come, sul ghiaione, i pensieri siano così diversi fra
andata e ritorno.
Voglio farlo ancora.
Qualcosa di semplice, da non rimetterci le piume, ho una cosa sospesa in
pianura.
Ma se Gabri mi porta io ci andrei.
Poi ora c'è un bell'arcobaleno, sembra quasi un regalo.
La sera, alla
Baita, non c'è bisogno di parlare per capire che siamo tutti contenti.
Contenti che ci sarebbe da far i fuochi d'artificio.
Ma no, niente fuochi, fan troppo frastuono, nel silenzio delle cime c'è
posto solo per il rumore del torrente che scorre fra i sassi.
Cristina Zamboni
Comacchio, agosto
2009