La via della Marmitta dei Giganti alla parete dei Tessari
di Gabriele Villa
Ricordo una bella mattina di sole, l'aria tersa di una
giornata di metà ottobre sulle colline della fascia pedemontana poco sopra
Verona, il profumo del caffè che
si spande nell'aria della cucina, mentre la Moka gorgoglia sul fornello, un
giornale aperto su una pagina interna e un articolo il cui titolo attira
subito la mia attenzione.
"E' la via nuova che ho aperto assieme a Tex alcuni giorni fa alla parete
dei Tessari" - mi dice l'amico.
"Mannaggia, come mi sarebbe piaciuto esserci!" - penso
immediatamente ma senza profferire verbo.
Conosco e frequento da scalatore la parete dei Tessari, una caratteristica
frazione che si trova all'imbocco della Valle dell'Adige, a fianco
dell'autostrada del Brennero e a pochi chilometri da Affi.
Presenta una parete di calcare molto lavorato, alta circa centocinquanta
metri, sulla quale sono state
tracciate alcune vie di media difficoltà molto apprezzate dagli scalatori e,
negli ultimi anni, utilizzate sempre più di frequente anche da diverse Scuole di alpinismo per i
loro corsi roccia.
Si dà il caso che io stia parlando proprio con l'apritore,
Eugenio Cipriani, un alpinista veronese che ho conosciuto di persona soltanto due mesi
prima per il tramite di Nicola, un comune conoscente ferrarese.
Leggo dunque con curiosità la pagina de "L'Arena" sul quale è
pubblicato l'articolo.
Singolare scoperta geomorfologica per due scalatori durante una prima
ascensione in Val d’Adige.
Cercavano uno strapiombo e sono finiti dentro ad una gigantesca
“marmitta dei giganti”.
E’ accaduto l’altro giorno in Val d’Adige, presso la frazione di
Tessari, ad una cordata di rocciatori composta dal veronese Eugenio
Cipriani e dal vicentino Claudio Tessarolo. Il tratto dell’Adige fra la
Chiusa (o Gola) di Ceraino ed i paesi di Brentino-Belluno è da diversi
decenni terreno d’azione degli arrampicatori.
Ritirandosi dalla valle oltre dodicimila anni fa, il ghiacciaio
dell’Adige, ha lasciato scoperte vaste superfici rocciose soprattutto
lungo il fianco destro idrografico, nel senso cioè della direzione del
fiume. In prevalenza sono formazioni di calcare grigio: roccia ideale
per la pratica dell’arrampicata grazie alla solidità e varietà di
appigli.
Il Monte Cimo, con le sue decine di itinerari di più lunghezze di corda,
alcuni dei quali di difficoltà estrema, è la struttura rocciosa più
frequentata, ma molto apprezzate sono anche le ben più facili vie,
anch’esse di più tiri, che si sviluppano sulla parete rocciosa
denominata “Trapezio”, sopra la frazione di Canale.
La parete venne “scoperta” alpinisticamente nei primi anni ’80 da
Eugenio Cipriani, che vi tracciò una decina di itinerari. Solo tre di
questi, però, vennero pubblicizzati. In vista della realizzazione di una
guida per arrampicatori che riguarderà tutto il territorio veronese ed
alla cui stesura sta lavorando lo stesso Cipriani assieme a Cristiano
Pastorello e ad altri collaboratori, lo scalatore veronese ha rimesso
mano al Trapezio cercando nuovi spazi di salita. Data la bassa quota, la
presenza di piccoli boschi pensili impedisce dal basso di scorgere
interamente i percorsi ancora “vergini”. In altre parole, quindi, finché
non ci si mette la mani sopra non si sa mai cosa si trova.
E così l’altro giorno Tessarolo e Cipriani, proprio all’ultimo tiro di
corda, là dove pensavano di trovare una parete leggermente
strapiombante, si sono trovati invece di fronte ad una “marmitta dei
giganti”, vale a dire una delle più classiche, e nello stesso tempo
spettacolari, morfologie legate all’erosione fluvio-glaciale.
“Quello che sembrava un normale strapiombo – raccontano i due scalatori
– una volta arrivati alla base è apparso invece essere uno splendido
esempio di marmitta d’escavazione, con il suo inconfondibile aspetto a
campana aperta da un lato, la superficie rocciosa perfettamente levigata
e semicircolare ed alcune striature orizzontali.”
La scoperta in sé non ha nulla di eccezionale, ma rappresenta
un’ulteriore prova dell’antico percorso del fiume Adige ai tempi
dell’ultimo dei quattro periodi glaciali che hanno interessato negli
ultimi 600.000 anni del Quaternario l’Europa e, segnatamente, l’arco
alpino. Prima della fine dell’ultima glaciazione, quella detta del Würm,
l’Adige non passava, come oggi, dalla Chiusa di Ceraino ma, all’altezza
di Canale, piegava decisamente verso destra e le sue acque defluivano in
direzione dell’attuale piana di Affi.
Naturalmente il fondovalle non aveva la quota attuale, ma era ben più
alto e la scoperta di una “marmitta dei giganti” alla quota di 210 metri
circa ed all’altezza di Tessari è una ulteriore conferma di ciò.
Straordinaria è la somiglianza di questa marmitta con quelle, più grandi
e molto note, presenti fra Nago e Torbole, nel Trentino meridionale.
Anche in quel caso la loro presenza testimonia il percorso antico di un
ghiacciaio che, nella fattispecie, era un ramo di transfluenza fra il
ghiacciaio dell’Adige e quello del Sarca.
Purtroppo la marmitta trovata dai due scalatori sul Trapezio non è
facilmente visitabile.
Però, assieme alle caratteristiche rocce “montonate” (cioè lisciate e
levigate dall’abrasione glaciale) presenti a Canale ed alla vicina gola
dell’Adige presso Ceraino, contribuisce a fare di questa parte della Val
d’Adige un museo all’aperto di morfologia glaciale e carsica.
Le marmitte dei giganti: cosa sono e perché si chiamano così
Le marmitte dei giganti sono cavità scavate nella roccia dall’azione di
acque vorticose che trascinano con sé pietre, sabbia e ciottoli
strappati dalla riva o dal letto del torrente oppure, nel caso di un
corso d’acqua che nasce dalla bocca di un ghiacciaio, che si sono
staccati per scioglimento dalla massa glaciale. Nel punto in cui si
forma un vortice, il materiale roccioso in sospensione viene scagliato
con forza contro la roccia e compie un’opera abrasiva seguendo sempre la
medesima traiettoria, la qual cosa determina la forma circolare. Nel
corso del tempo le marmitte più grandi spesso subiscono un’erosione
laterale e ne resta solo una metà, che presenta la forma a
mezza-campana. Ma perché le marmitte più grandi vengono definite “dei
giganti”? Il nome è dovuto al fatto che le credenza popolari hanno
attribuito a dei leggendari giganti la paternità di queste curiosità
naturali.
Trovo l'articolo accattivante, un bel mix che dà l'informazione
dell'arrampicata arricchendola di interessanti cenni storici di
carattere sia geologico che alpinistico, unendo e
mescolando cronaca a un po' di cultura.
"Non mi resta che andare a farne la prima ripetizione" -
concludo, sorseggiando il caffè oramai nella tazza.
"Vedrai che ti piacerà. Non è per niente difficile, ha le soste
attrezzate e qualche spit su alcuni passaggi."
Su questo non avevo dubbi perchè conosco personalmente Eugenio Cipriani da solo due
mesi ma sono però, oramai da svariati anni, un ripetitore di molte delle sue vie di arrampicata tra
Piccolo Lagazuoi, Sass de Stria, Croda Negra, Nuvolau e Bastioni di Formin e so che lui
è un "apritore" incallito che lascia in sicurezza le vie da
lui aperte, con
l'infissione di spit alle soste e sui passaggi più impegnativi.
"Sono stato un alpinista, ma ora sono soltanto un confezionatore di
prodotti alpinistici." - gli ho sentito dire scherzando, anche se si
sa che, proprio scherzando, spesso si dicono delle sacrosante
verità.
Bene, non mi rimane adesso che aspettare la prima occasione per andare a
soddisfare la curiosità che è nata con la lettura dell'articolo e
la scoperta dell'esistenza della "Marmitta dei Giganti" sulla parete dei
Tessari.
Non passa nemmeno un mese (è il 17 novembre 2012) che arriva l'occasione
di una giornata di arrampicata alla parete dei Tessari ma quando
arriviamo vediamo automobili parcheggiate un po' dappertutto e scopriamo
che, nonostante sia sabato, c'è un brulicare decisamente inconsueto di
arrampicatori.
Parlando con uno di loro, scopriamo che non si tratta di un corso roccia
ma, ancora peggio per noi, è un gruppo di appassionati che si sono dati
appuntamento tramite Facebook; alcuni di loro nemmeno si
conoscono di persona ma resta il fatto che ce ne sono almeno una
trentina e la parete oramai brulica di cordate multicolori.
Non mi scoraggio perchè penso che abbiamo un jolly da giocare e cioè una
via "tutta nostra" da percorrere, visto che la "marmitta dei giganti"
non è stata relazionata e quindi nessuno di quelli che sono qua la
conoscono.
Purtroppo non è così perchè i primi dieci metri della via della Marmitta
dei Giganti sono in comune con l'attacco della via del Porce e lì si
trovano almeno due cordate in procinto di partire verso l'alto.
Intravvedo, qualche metro a sinistra, una rampetta non difficile anche
se parecchio erbosa che consentirebbe di arrivare a ricongiungersi alla
via del Porce proprio nel punto in cui la "nostra" se ne allontana
andando leggermente verso sinistra e seduta stante decidiamo di
sfruttare quella possibilità piuttosto che stare fermi ad aspettare.
Salgo quindi una quindicina di metri che ripulisco abbastanza
grossolanamente da erbe e cespugli, poi recupero i compagni e proseguiamo per il secondo tiro di bella roccia in leggero obliquo a
sinistra fino ad una nuova sosta, dalla quale proseguiremo verso l'alto
usando come traccia i segni potatura che gli apritori hanno fatto un
paio di mesi prima, andando a sostare ad un boschetto pensile dove
affianchiamo le cordate che salgono la via del Porce.
Una breve traversata di qualche metro a sinistra nel boschetto pensile
ci riporta sulla dirittura di salita e un tratto di bella roccia ci fa
uscire dagli alberi e ritrovare il sole prima di infilarci in un altro
boschetto pensile che è quello che nascondeva al suo interno la marmitta
dei giganti, presso la quale si fa sosta sul tronco di un alberello.
Un bel diedrino consente di superare la marmitta sulla sua destra e con
un altro bel tiro di corda ci si porta in prossimità dell'uscita dalla
parete, confluendo sull'ultimo tratto facile della via del Porce. La nostra "prima ripetizione" è completata: 150 metri di sviluppo,
difficoltà prevalenti di terzo grado, un tratto di quarto grado al
secondo tiro di corda, arrampicata piacevole a varia, via davvero
divertente.
Quella divertente scalata aveva sancito la mia simpatia per la via
della Marmitta dei Giganti e così mi ero ripromesso di tornare a
ripeterla alla prima occasione con tutto l'armamentario da disbosco, in
particolare per pulire bene il breve tratto iniziale e, nella parte
alta, realizzare
un'entrata diretta nel boschetto della marmitta, evitando così la
sosta in comune con la via del Porce e mantenere l'itinerario
completamente autonomo.
Già prima della fine di novembre eccoci di nuovo sulla via che qualcuno
nel frattempo sicuramente ha già "scoperto" e percorso, se non altro in
alcuni tratti, compreso il mio amico Gaetano che, da Cento, mi telefona
chiedendo: "Tu che arrampichi con Cipriani... sai niente di una nuova
via sulla parete dei Tessari?"
Gli racconto gli antefatti e gli do la conferma della sua supposizione,
mentre lui mi racconta di quanto gli è piaciuta la parte alta della via
che ha raggiunto dopo avere percorso il primo tratto di quella del Porce.
La "seconda ripetizione" richiede più di tre ore ma quasi la metà sono
state dedicate alla pulizia del tratto iniziale e alla realizzazione del
"green tunnel", una specie di galleria dentro la macchia di vegetazione
che forma il boschetto pensile che nasconde la marmitta dei gianti.
Siccome dicono che non c'è due senza tre ho ripetuto la via della Marmitta dei Giganti anche a inizio maggio 2013, stavolta senza forbici né seghetto, gustando a pieno la piacevolezza dell'arrampicata, a maggior ragione in una giornata di pioggia su tutta la pianura Padana però con la nuvolaglia che non era riuscita ad entrare in Val d'Adige, regalandoci una parete asciutta e una scalata da effettuare in perfetta tranquillità.
Direi che la via della marmitta dei giganti completa "l'offerta"
arrampicatoria della parete dei Tessari che di certo sarà sempre più
frequentata non solo dalle singole cordate ma anche dai corsi di
alpinismo e roccia.
Quando uscirà la nuova guida delle arrampicate nel veronese credo che ci
sarà un ulteriore incremento.
La guida sarà edita da Versante Sud, l'autore è Cristiano Pastorello,
coautore Eugenio Cipriani.
Chi cerca luoghi scarsamente frequentati rimarrà un poco dispiaciuto,
per contro gli allievi dei corsi di roccia saranno invece soddisfatti di
avere una parete con vie di bella roccia e di difficoltà abbordabili che
sono un autentico invito all'arrampicata sulle quali fare un
apprendistato senza troppi patemi d'animo in virtù di quel meraviglioso
calcare sul quale, quasi sempre, nel cercare appigli non c'è che
l'imbarazzo della scelta.
Tracciato in rosso il percorso della via della Marmitta dei Giganti (Cipriani - Tessarolo, autunno 2012).
Nota conclusiva sulla parete dei Tessari
In tempi recenti lo scopritore delle vie, Eugenio Cipriani, ha
ripreso alcuni degli itinerari aperti, applicando una piccola scritta di
vernice in corrispondenza degli attacchi. Cercando su internet si
possono trovare descrizioni sul luogo, sugli avvicinamenti e le
relazioni di salita con sviluppi e difficoltà delle vie.
Le difficoltà prevalenti sono di III e III+, con tratti di IV e qualche
passaggio di IV+.
Fa eccezione la "Davide Pinamonti" che presenta passaggi di V e quindi è
un poco più difficile, ma consigliabilissima.
Quelle segnate e "rivedute", al momento (estate 2013) sono, da sinistra
a destra guardando la parete:
Via Cipriani - Sitta
Via della Marmitta dei Giganti
Via del Porce
Via dedicata a Davide Pinamonti
Via Cappuccio del fungo
Gabriele Villa
Ferrara, 5 agosto 2013