Corriere della Sera.
18/11/2009 - Articolo di
Cristina Marrone
Un graffitaro "vernicia" le
Dolomiti. Polemica tra gli alpinisti
L'autore: «Servono ai meno esperti per non perdersi».
Il soccorso alpino: «Sono
indicazioni pericolose»
Sulla
Rete lo hanno definito «il graffittaro delle Alpi».
Agisce soprattutto sulle Dolomiti Orientali e segna con frecce ed enormi
bolli rossi le vie escursionistiche più selvagge e le vie alpinistiche,
dove si va con corde e rinvii.
«Uno scempio al paesaggio», «Una trovata per rovinare il gusto
della scoperta» è il coro di proteste che si è scatenato on-line
dagli affezionati alle Dolomiti che si sono organizzati per salire in
parete e cancellare i misfatti nell’operazione battezzata «Bocciarda»,
dal nome della piccola mazzetta dalla superficie zigrinata utilizzata
per eliminare i segnacci.
Il dibattito è partito con un appello di Luca Visentini, scrittore ed
editore di guide alpine di Cimolais, che il 10 ottobre ha postato sul
Forum di montagna «Fuori Via» un atto di accusa contro chi imbratta le
montagne di vernice rossa: «C’è un soggetto che si adopera alla
verniciatura sistematica delle vie alle vette, nei valloni selvaggi in
tutte le Dolomiti Orientali. Appone enormi bolli, frecce, scritte sulla
roccia. Imbratta ogni cima in modo seriale. Uccide l’avventura.
Compromette la scoperta. Riduce l’autonomia».
LE
PROTESTE -
In
pochi giorni le sottoscrizioni sono arrivate a oltre 180 (tra i
firmatari anche il nostro Gabriele Villa N.d.R.), e l’acceso
dibattito si è diffuso anche ad altri siti specializzati come Planet
Mountain (e Intraisass N.d.R.), fino ad arrivare su Facebook.
Frecce e bolli dilagano da qualche tempo sulle Dolomiti Friulane, sulla
Cima dei Preti e il Monte Duranno, nel Gruppo del Sorapìs, nel Gruppo
del Cristallo, tra le Dolomiti di Auronzo e di Sesto, le Marmarole
occidentali fino al Gruppo dello Schiara, nel bellunese.
«Non contestiamo certo le classiche segnalazioni del Cai sui sentieri
escursionistici, e neppure le tracce sulle vie normali delle cime più
conosciute delle Alpi: sarebbe come togliere le corde fisse dal Cervino.
Adesso sono prese di mira con bolli e frecce direzionali le cime
secondarie, quelle selvagge.
Può sembrare un aiuto a non perdere il sentiero, ma è un falso alibi
perché possono essere invece un invito a seguire una via anche per chi
non ha un’adeguata preparazione alpinistica.
Chi sa andare in montagna sa riconoscere le vie e non ha bisogno dei
segni rossi».
INDIVIDUATO IL GRAFFITARO -
La
Rete non perdona e alla fine il nome del «graffittaro» è saltato fuori:
un tal Paolo Beltrame, di Maniago, provincia di Pordenone, pure lui
scrittore di guide alpine.
Non è sicuramente l’unico imbrattatore delle rocce ma, tirato in ballo,
ha confessato uno dei tanti graffiti comparsi sulle Dolomiti Friulane:
«Ho dipinto la Cima dei Preti perché nella discesa, molto tortuosa,
c’è il rischio di perdersi in caso di nebbia.
E’ pericoloso, ci sono i
precipizi. C’è sempre chi sbaglia. L’anno scorso il mio amico Renzo
Corona, presidente del Cai di Maniago è morto perché rientrando dal
Passo del Camoscio, in mancanza di segnali ha sbagliato canalone ed è
precipitato. Stessa cosa per la coppia di tedeschi che la scorsa estate
si sono persi sulle cime di Lavaredo: qualcuno ha cancellato i segni, si
sono persi e lei è morta».
PROBLEMI DI SICUREZZA - Più che un problema di impatto
ambientale, il responsabile del soccorso alpino dell’Alta Val Cellina,
Giacomo Giordani parla di un grave problema di sicurezza:
«Nessun privato può prendere l’iniziativa di segnare una via senza
che rientri in un piano generale gestito dal Cai o dai parchi che
possano assicurare la manutenzione. Nel caso in questione, tra l’altro,
quei giganteschi segni sono fuori da ogni regola della segnaletica in
montagna. Sono troppo grandi».
Lorenzo Zampatti, responsabile del soccorso alpino in Alto Adige è
ancora più drastico:
«Mentre si può apprezzare e giustificare la segnalazione dei sentieri
frequentati e le vie normali delle grandi cime è forviante segnare le
vie classiche di arrampicata: l’imprudente o l’incapace si perde lo
stesso. I segni su certe vie tolgono lo spirito di avventura, che è
l’essenza delle salite alpinistiche. Non si tratta di essere
conservatori, ma va ponderato il gusto della scoperta.
In montagna si va
in base alle proprie capacità e non sono le frecce che ti salvano a
certi livelli».
Anche Reinhold Messner è scettico:
«Sono contrario a tutte quelle segnalazioni che disturbano il paesaggio.
Per segnare la via bastano gli "ometti", le classiche piramidi di
pietre, che fanno ormai parte di una cultura millenaria».
Alla fine il «graffittaro delle Alpi» si è arreso e nel forum di Planet
Mountain qualche giorno fa ha scritto:
«La mia opera vandalica è finita, per sempre. Ho sbagliato, lo
ammetto, pensando di fare qualcosa che fosse d’aiuto, credetemi, in
buona fede».
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