Corriere delle Alpi.
22/10/2009
Vie alpinistiche, no allo spray
Centocinquanta alpinisti ed escursionisti firmano la protesta che
riguarda molte zone bellunesi
Lettera di accusa sull'uso spropositato di segnaletica con la vernice
BELLUNO. Spray sulle cime. Girano per le Dolomiti alcuni appassionati di
montagna (di una certa montagna perlomeno) armati di bombolette con cui
segnano rocce, vie alpinistiche, sentieri selvaggi.
Grandi frecce rosse, bollini sempre più evidenti per indicare la
partenza di tracciati alpinistici, e poi per seguirli passo passo,
roccia dopo roccia, fino alla cima.
La denuncia è dell'alpinista, autore di guide ed editore Luca
Visentini, friulano di Cimolais.
La sua lettera di accusa (che è anche sul sito planetmountain.it) è
stata sottoscritta finora da oltre 150 alpinisti, guide alpine e
semplici escursionisti, molti dei quali sono bellunesi.
«Io accuso una persona di cui per ora non faccio nome e cognome per
non danneggiarla, al suo rientro dalle montagne, nella propria attività.
Non è tanto ciò che si riporta delle montagne che mi preme e m'indigna,
quanto piuttosto ciò che vi si lascia. E accuso alcuni soci del Club
Alpino Italiano che danno manforte a questo privato, nella sua maniacale
campagna d'intervento e stravolgimento sul terreno».
Comincia così la lettera di Visentini.
Che enumera tutti i decaloghi e documenti che vengono violati con questo
comportamento: «Il Bidecalogo o Documento programmatico per la
protezione della natura alpina votato all'Assemblea dei delegati di
Brescia nel 1981, le finalità della Commissione centrale per la tutela
dell'ambiente montano costituitasi nel 1984, le speranze per un riscatto
ecologico dell'alta quota sorte con la fondazione a Biella nel 1986 di
Mountain Wilderness da parte del Club Alpino Accademico Italiano e dei
migliori alpinisti internazionali, gli stessi intenti della Charta di
Verona approvata al termine del Congresso nazionale nel 1990, le Tavole
di Courmayeur o Norme di autoregolamentazione del Cai per la protezione
dell'ecosistema alpino promulgate nel 1995, le disposizioni limitative
contenute nel più recente manuale “Sentieri - Pianificazione segnaletica
e manutenzione, vol. 1” e soprattutto il buon senso».
Quali sono le zone interessate da questi interventi di verniciatura?
Li elenca lo stesso Visentini: «Succede nella mia zona, la Val
Cellina. Ma anche nel gruppo del Cristallo, del Sorapiss, della Schiara,
nelle Dolomiti di Auronzo e di Sesto».
E che cosa succede?
«Succede che il nostro soggetto, da qualche anno, si adopera nella
verniciatura sistematica delle vie di salita alpinistiche alle vette
anche remote, dei valloni selvaggi e degli antichi viaz dei cacciatori.
Appone enormi bolli, frecce, scritte, direttamente sulla roccia.
Non si contiene e per esempio lungo un saltino di cinque metri è capace
di reiterare il vandalismo addirittura cinque volte! Qua in Oltrepiave
non sta però trovando vita facile.
Con diversi partecipanti al forum di montagna Fuori Via e con l'avallo
del Cai di Cimolais e del Cai di Claut, nonché previa informazione alla
stazione del Soccorso Alpino dell'Alta Val Cellina, alla Commissione
Giulio-Carnica Sentieri e al Parco Naturale delle Dolomiti Friulane,
abbiamo cominciato a cancellare quest'estate i suoi misfatti.
E lui è tornato ultimamente di soppiatto a riproporli. Pazienza, glieli
cancelleremo ancora.
Ricorreremo infine a un'ordinanza comunale, se non la smetterà».
Ma quello che accade in Val Cellina accade anche in altre zone delle
Dolomiti, in Cadore in modo particolare.
Ci sono spiegazioni per questo fiorire di segnaletica?
«Più che spiegazioni, un alibi: così, dicono, la gente non si perde.
Nessuno discute, come è ovvio, la segnaletica del Cai lungo i sentieri.
Ma ci sono le vie normali, di secondo e terzo grado, quelle più
accessibili, che vengono segnale di rosso lungo tutto il percorso, in
maniera molto evidente.
Per non parlare di vecchi percorsi di cacciatori, di zone ancora
selvagge.
Nulla da dire contro gli ometti di pietra, queste piccole piramidi di
sassi che indicano dove si deve passare per percorrere una via
alpinistica. Ma la vernice no.
Anche perchè a volte prima si arriva con la vernice, poi con i chiodi e
le corde fisse delle ferrate».
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