RECENSIONI. 14/01/2010 -
Erri De Luca si è ispirato a Franco
Miotto per il libro "Il peso della farfalla"?
Compare da diverse settimane ai vertici della classifica dei libri
italiani più venduti, ma l'ultima opera dello scrittore partenopeo
Erri De Luca non ha mancato di far sobbalzare sulla sedia
alcuni dei lettori più attenti ed esperti in materia di storie di
montagna.
Tutto ha avuto inizio gli ultimi giorni d'autunno dell'anno appena
concluso, quando l'editore Feltrinelli ha mandato in distribuzione sugli
scaffali delle librerie la prima edizione de “Il peso della
farfalla”, un attraente e conciso libretto di narrativa che ha
suscitato la curiosità ed il favore di molti acquirenti.
Grazie ad un formato particolarmente adatto alle letture brevi tipiche
delle festività di Natale, e con l'aiuto di un'apparizione organizzata
in prima serata sulla Terza Rete Rai per un'intervista di Fabio Fazio,
in breve tempo “Il peso della farfalla” ha ottenuto un positivo successo
di vendite che ha permesso all'editore Feltrinelli di giungere già nel
mese di dicembre ad una terza edizione.
L'ambientazione alpina della trama viene
del resto anticipata già sulla copertina, dove l'immagine di un camoscio
in piedi su una rupe rocciosa fa subito pensare ad una storia che parla
di caccia, natura selvaggia ed emozioni forti.
All'interno del libro, Erri De Luca presenta con notevole efficacia
narrativa non disgiunta da abilità sintetica una serie di personaggi e
situazioni che si lasciano con molta facilità proiettare nel
palcoscenico a noi familiare delle Dolomiti Bellunesi.
Le analogie con le montagne di casa nostra
tuttavia non finiscono qui, poiché per molti aspetti il soggetto de “Il
peso della farfalla” ricorda assai da vicino la storia personale
dell'alpinista bellunese Franco Miotto, già esperto
cacciatore di camosci sui Viàz delle Dolomiti meridionali.
Quali sarebbero i punti in comune tra le due storie?
La biografia di Franco Miotto, accademico
del Cai e Pelmo d'Oro 2001 per la carriera alpinistica, è già stata
narrata dalla scrittrice Luisa Mandrino nel libro “La forza della
natura” pubblicato da CDA-Vivalda nel 2002: in uno dei momenti
culminanti della trama, proprio come raccontato anche nel libro di Erri
De Luca, leggiamo ad esempio di un'epica resa dei conti tra un vecchio e
superbo camoscio e il suo cacciatore, del silenzioso e sgomento omaggio del branco di fronte alla
forza della natura umiliata dal fucile, e infine della sofferta
decisione dell'uomo di rinunciare per sempre all'attività venatoria.
La somiglianza con “Il peso della farfalla”, sotto questo aspetto, non
può fare a meno di colpire: «L'uomo guardava, l'arma ancora in spalla,
il corpo sui gomiti», leggiamo ad esempio nel libro dello scrittore
napoletano:
«Abbassò il fucile. La bestia lo aveva
risparmiato, lui no. Niente aveva capito di quel presente che era già
perduto. In quel punto finì anche per lui la caccia, non avrebbe sparato
ad altre bestie».
Da altri punti di vista, notevoli sono invece le differenze che separano
il cacciatore senza nome di Erri De Luca dall'alpinista bellunese:
mentre infatti il primo «vendeva la pelle ai conciatori, la carne ai
ristoranti che l'acquistavano sottobanco», Miotto ha sempre rivendicato
la natura disinteressata del proprio agire, finalizzato in ogni
occasione soltanto alle necessità alimentari della sua famiglia.
Il dibattito sui diversi punti che accomunano questi due libri sta
intanto dilagando in questi giorni sulla rete telematica, soprattutto
sui siti internet specializzati in letteratura di montagna.
Alberto Pezzini (su www.mentelocale.it) descrive ad
esempio l'opera di Erri De Luca come «un libro leggero come una
ragnatela» ed osserva che queste pagine «sembrano arrivare direttamente
da una storia vera», prima di citare il libro di Luisa Mandrino; in modo
assai più critico e pungente, Luca Rinaldi di
www.giornalettismo.com parla espressamente di «ispirazione senza
menzione e senza ringraziamento» a proposito di Erri De Luca,
riconoscendo a Luisa Mandrino di avere impresso sulla
carta «lo stesso fulcro della storia, la stessa emozione».
Lo scorso 10 gennaio anche una testata a tiratura nazionale come “Il
Giornale” si è infine occupata della faccenda.
In un articolo firmato da Luigi
Mascheroni si mette in rilievo che il libro di Erri De Luca «non
sembra essere un'esperienza nuova», e la vicenda viene descritta come
una valanga in grado di travolgere lo stesso autore.
Viene anche riportato il giudizio di
Mirella Tenderini, già curatrice della collana “Le Tracce”
per CDA-Vivalda:
«L'episodio che sta al centro dei due
libri sembra essere ricalcato. E rimane il fatto che De Luca non ha
citato il nostro libro. Non so neppure se si tratta soltanto di
scortesia o di un'antipatica arroganza».
In tutta questa confusione, la reazione
più sportiva e quasi divertita appare proprio quella dello stesso Franco
Miotto, che si sofferma con ironia soprattutto sul numero “astronomico”
e palesemente non reale di trecento camosci attribuito dallo scrittore
partenopeo al proprio cacciatore senza nome e senza volto.
Superata una certa irritazione iniziale, l'alpinista bellunese rimane
insomma convinto dei risvolti positivi che queste polemiche potrebbero
alla fine comportare: « "La forza della natura" di Luisa Mandrino è
stato un caso editoriale che ha fatto rumore nella letteratura
alpinistica di qualche anno fa, ed ha ricevuto numerosi apprezzamenti da
parte del pubblico e della critica. Mi auguro di cuore che l'incidente
di questi giorni possa aiutare il pubblico a riscoprire un libro così
bello ed emozionante».
Dal "Corriere delle Alpi" del 14 gennaio 2010 - Titolo
dell'articolo "Miotto ha ispirato Erri De Luca?", firmato
da Marco Conte.
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