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Torre Piccola: un’arrampicata a due facce. di Mauro Pevere e Gabriele Villa
Ogni
storia che si rispetti ha i suoi protagonisti ed anche la nostra,
ovviamente, li ha. L’arrampicata raccontata a "tiri alterni". Un
giorno di luglio si presenta il mio capo e mi dice "hai accumulato
troppe ferie arretrate, potresti smaltirne un poco"; la proposta non
mi dispiace, colgo la palla al balzo ed ottengo due settimane di ferie non
previste. --------------------------------------------------- Sono
alla tastiera del computer, come tanti altri giorni, quando Mauro entra
nell’ufficio e si posiziona davanti alla scrivania. --------------------------------------------------- Finora non ho mai affrontato una arrampicata in montagna, solo falesia o collina, questa potrebbe essere una occasione da non perdere, accetto con entusiasmo o forse con incoscienza, comunque sia è deciso. --------------------------------------------------- Siamo
partiti alle cinque e mezza per evitare il traffico. --------------------------------------------------- Si parte la mattina presto alla volta del Falzarego, finalmente dopo parecchia strada giungiamo sul passo e da qui al parcheggio dove inizia l’avvicinamento, Gabriele indica la montagna di fronte e dice "quella è la Torre Piccola, noi andremo lassù in cima", io la guardo perplesso e ribadisco "ma sei sicuro?". ------------------------------------------------- L’avvicinamento
è stato dei più tranquilli: un buondì agli operai che stanno
sistemando il sentiero di avvicinamento e poi su per la traccia preparata
fin troppo bene. ---------------------------------------------------------- Durante l’avvicinamento scruto attentamente le pareti della Torre che viste da vicino fanno un’impressione diversa, ad un certo punto vengo informato di una variazione al programma, la via che pensavamo di affrontare è in parte franata, per cui bisogna salire da un’altra via, "cominciamo bene!" ----------------------------------------------------------- Arriviamo
all’attacco della via. Trovo la clessidra per la sosta (forse ci
riuscirei anche ad occhi bendati, chissà…) e vi sistemo il cordino con
il moschettone a ghiera. Comincio a sfilare la corda, poi a calzare le
scarpette. --------------------------------------------------------- Giunti all’attacco si comincia, rapido controllo dell’attrezzatura, ultime raccomandazioni e partenza, naturalmente io sono il secondo in cordata, vedo Gabri salire e sento che posso farcela, almeno per il momento. --------------------------------------------------------------- Dalla
sosta del primo tiro sono riuscito a guardare Mauro salire. ------------------------------------------------------------- Primo tiro, abbastanza facile, arrivo in sosta, cambio, si parte per il secondo, facile anche questo, ma già dalla sosta del secondo tiro diventa un poco più impegnativa, mentre sale Gabriele cerco di focalizzare appigli ed appoggi in modo da ritrovarli più facilmente quando sarà il mio turno. --------------------------------------------------------------- Adesso
saliremo i due tiri di parete grigia che ci porteranno sulla cengia a
circa metà della via. ----------------------------------------------------------------- Di tanto in tanto trovo il tempo per guardarmi intorno, la cima ancora non si vede, in compenso comincio ad apprezzare il panorama circostante, ci siamo alzati già parecchio rispetto al punto di partenza, il fuoristrada dei carabinieri parcheggiato vicino all’attacco diventa sempre più piccolo, quasi un punto di colore scuro nel verde del prato, le vette più alte sono tutte innevate e quando cala il vento ci sono momenti in cui si sente solo il silenzio, momenti rari purtroppo in quanto dalla strada a fondovalle arriva tutto il rumore del traffico che a volte copre persino la voce del capocordata che mi urla i comandi delle manovre. --------------------------------------------------------------- Metto
Mauro sull’avviso. "Sopra la cengetta c’è un passaggio in
leggero strapiombo, è di IV+. ------------------------------------------------------------------ Arrivati su una piccola cengia mi trovo davanti un passaggio più difficile degli altri un leggero strapiombo, lo guardo dal basso, bisogna tirarsi su un poco con le braccia, ma comunque è abbastanza corto, per cui decido di tentare, nonostante la potenza muscolare non sia certo eccezionale, riesco a superarlo con uno sforzo limitato. ---------------------------------------------------------------- "Adesso
c’è un bel caminetto; così possiamo ripassare un po’ la tecnica di
opposizione in spaccata" ---------------------------------------------------------------- Arrivo
in sosta, finito il quinto tiro, adesso altra difficoltà il camino da
superare in opposizione, i camini mi piacciono, specialmente se non sono
troppo difficili, mi sono piaciuti fin da quando ho affrontato il primo,
non tanto tempo fa, in falesia a Rocca Pendice, adesso mi cimento con
questo, non è troppo largo e riesco a fare opposizione in spaccata senza
difficoltà, anche se la mia scarsa esperienza mi costringe a cercare con
cura gli appoggi. --------------------------------------------------------------- Continuo
con le raccomandazioni a Mauro, anche se non ce ne sarebbe bisogno. ------------------------------------------------------------ In
una piccola conca alla base di una bella parete Gabriele mi comunica
"adesso attraversiamo per fare lo spigolo", parte ed in breve
sparisce dietro la roccia. --------------------------------------------------------------- L’arrivo sullo spigolo è quasi traumatico; c’è vento forte, di quelli che ti portano via il calore corporeo. Ma è la caratteristica delle vie in spigolo: grande esposizione e vento, quasi sempre. -------------------------------------------------------------------- Al termine della traversata mi ritrovo alla base dello spigolo Comici, in mezzo a forti raffiche di vento decisamente fastidiose, Gabri mi suggerisce il modo per affrontarlo, scambio del materiale poi parte.. ----------------------------------------------------------------- "Il
prossimo tiro sullo spigolo è forse il più bello della via - dico a
Mauro mentre ci scambiamo il materiale che ha recuperato - cerchiamo di
godercelo, anche se questo vento disturba". ------------------------------------------------------------------ Adesso è il mio turno, comincio la salita sullo spigolo, dopo qualche metro volgo lo sguardo in basso, sotto di me il vuoto per centinaia di metri, per un attimo penso "devo essere proprio matto per fare cose del genere", ma continuo comunque ed anche questa volta giungo in sosta. ----------------------------------------------------------------- L’ultimo
tiro è molto facile e, alla fine, siamo in cima. Ci diamo la mano come
consuetudine. Sembra un gesto retorico, d’altri tempi. E invece, secondo
me, è come la firma di un patto, stretto alla partenza e siglato a
posteriori. ------------------------------------------------------------------ Dopo
lo spigolo l’ultimo tiro mi sembra molto facile, sono finalmente in cima
Gabriele mi porge la mano, nonostante non sia la prima volta che stringo
la mano ai compagni di salita, questo gesto mi sembra sempre innaturale,
prima o poi mi abituerò. -------------------------------------------------------------------- Dopo
una breve pausa, viene il momento della discesa. ------------------------------------------------------------------- In
discesa vado per primo, comincio a posizionare i rinvii, ammetto che devo
osservare parecchio prima di trovare gli ancoraggi per i cordini da
rinvio, non sono abituato e non ho l’esperienza di Gabriele, che mi
guida dall’alto indicandomi i punti giusti, è incredibile, conosce a
memoria ogni metro di questa parete, tutti i chiodi, tutte le clessidre,
chi ha posizionato i cordini fissi e quando lo ha fatto, credo che possa
salire anche ad occhi chiusi. --------------------------------------------------------------------- Posiziono
la corda per la discesa in doppia e mi sporgo per essere sicuro che arrivi
fino a terra. ----------------------------------------------------------------- Scendo con calma controllando la velocità, aumento un poco nell’ ultimo tratto in contropendenza, stavolta è andata bene! ---------------------------------------------------------------- Parto
a mia volta e mi lascio scivolare velocemente lungo la corda. ----------------------------------------------------------------- Il
rientro prevede la discesa lungo un canalone fino alla base della Torre,
roccette non impegnative e brevi tratti di sentiero su ghiaione, poi
ritroviamo il sentiero percorso all’andata che ci conduce fino al
parcheggio, durante la discesa si allenta la tensione e subentra la
stanchezza, ogni tanto mi soffermo a guardare la Torre ricostruendo
mentalmente il percorso appena effettuato, visto da sotto sembra quasi
impossibile che ci si possa arrampicare in certi punti. Intanto il cielo
comincia ad oscurarsi, giunti al parcheggio sistemiamo in fretta il
materiale mentre iniziano a scendere le prime gocce di pioggia. Mauro Pevere - Gabriele Villa 20 agosto 2002 |